Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
C'è un trenino fantastico che parte da Orbetello e porta a Siena...
Salgo a Roccastrada e già mi immergo in una sequenza di lunghe querce strette fra loro e come addobbate di verde edera, che sono già a Civitella Paganico: qui comincia la parte più bella del viaggio...
File di cipressi in lontananza e campi arati, piccole colline, e, lungo la linea, colori smaglianti d' autunno in mezzo al marrone dei campi arati.
Adesso il trenino aumenta la velocità, sbatte il vecchio finestrino e cominciano a apparire qua e là vecchie case delle ferrovie con le loro finestre vuote, quasi ripiegate sui binari.
Il treno sospinge così il suo abito ferroso nel vento e questo gli provoca adesso, come una corsa frenata e i campi, le prode alberate e i ponti, appaiono come dimenticati, gli orti abbandonati, trascinati via dal tempo.
Sembriamo, noi pochi passeggeri, sputati fuori da un tempo già trascorso...rimasti indietro mentre attendiamo lentamente il passaggio di un altro treno; il nostro scalpita, sembra abbia fretta ma non è vero…
La sua antica ferraglia sa di vecchie amicizie di paese, di uso, d' intemperie vissute che lo hanno rinforzato.
Da queste parti ci sentiamo un po' tutti come dietro le quinte e, va bene così, ci stiamo bene in questo trenino che ha il sapore del come va va...ecco, ecco che il motore si acquieta ma non per spegnersi, è per riprendere il moto, stavolta lento; forse vuole mostrarci il paesaggio!
Ecco infatti Monte Antico che ci mostra, su un colle in lontananza, la bellezza del suo castello costruito dagli Ardengheschi. Nella sua curata stazioncina stiamo ancora in po' fermi: l'attesa ci culla mentre il sole ci scalda col tepore dal vetro del finestrino; ed è una coccola antica che assopisce la mente...
Si riparte a passo d'uomo alla volta di Buonconvento; staccionate di cemento ci seguono, appena sopra i fossetti e prima dei campi, in velocità maggiore.
Curviamo e il passo sull' Ombrone sa di simbolico; come dopo una porta riprendiamo la corsa e le vigne ci contornano e poi il bosco secco quasi invernale e di nuovo sprazzi di campi ed ecco le distese che il trenino sente sue e rumoreggia e un po' sale e stride e la macchia di qua e di là ci fa da paravento: siamo soli in un angolo di mondo nascosto.
Saliamo un po' e ancora casette come tabernacoli si incontrano costeggiando un torrente che credo sia sempre l' Ombrone in questi pressi raggiunto dal Merse; mi viene sonno così cullata anche in mezzo al rumore sferragliante del treno: è quello di fondo che mi piace, il rollio di un carro che mi porta su, oltre i campi e le colline.
Il treno sembra adesso in preda ad uno sforzo conosciuto, ecco la seconda breve galleria, l' impatto mi sveglia, ecco anche la terza, e adesso guadiamo di nuovo l' Ombrone e via prendendo velocità, più fluidi ci avventuriamo tra le colline; c'è uno strano odore di selvatico...entra dalle fessure del vagone, mischiato al ferroso del treno.
Murlo è l' unica stazione che non ci concediamo ma eccole quasi le crete senesi con ciuffi di verde rugginoso in cima...in questo tratto spesso il treno suona due o tre volte per farsi sentire vivo, tornato da lontano si appassiona alla corsa e gli uccelli in stormo si alzano dal verde diffuso, per omaggiarlo.
Biancospino fiorito di novembre e poi ancora verde, un fienile dalla bocca spalancata ci urla dalla collina:
- Dove andate? - Non c'è bisogno di rispondere che siamo a Buonconvento, non ci sorprende la sua stazione ma ci accoglie con i suoi mattoncini color cotto tutt' intorno. "Bonus Conventus che significa buona adunanza delle persone che qua si stabilirono richiamate dalla fertilità della terra..." è una tappa da non perdere con le sue mura del 1300 e la via Francigena che lo attraversa, adagiato com'è tra le Crete senesi...
Ripartiamo e il sole camuffato dalle nuvole sparse si sta annebbiando prima di lasciarsi andare.
File di cipressi sulle costole delle colline controluce.
Adesso il treno è padrone, vola!
Eccolo che si distende, mi pare di vederlo dal di fuori che striscia felice fra i prati resi fertili da Arbia e Ombrone che qui incontrano...
Il sole si schianta improvvisamente sugli ultimi passi del trenino che frena e si ferma a Monteroni d'Arbia.
Ora finisce la magia, scende dal treno l'ebbrezza della natura solcata dalle rotaie in quel tratto di bellezza sconosciuta.
Un pino si erge solo e maestoso tra i campi ed ecco Ponte a Tessa e poi, piano piano, Siena che si avvicina con la sua piccola stazione dove molte persone attendono la coincidenza per Firenze.
Spero che, proseguendo questo viaggio nell' entroterra toscano, tutti i viaggiatori, mossi da chissà quali e quante traiettorie della vita, possano fermare i propri pensieri per apprezzare l' emozione che la ricchezza di questo territorio sprigiona, ancora così vicino alla propria natura, dolce e selvaggia insieme.
Annamaria Marconi