Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Quello sulla difesa Ue è stato un voto cruciale, fondativo per l’Europa che verrà.
È come se il Pd avesse deciso di astenersi su Schengen, o sull’introduzione dell’euro: impensabile». Per la dem Pina Picierno, vice-presidente del Parlamento di Strasburgo e combattiva avanguardia del riformismo europeista, il Pd è finito su un «binario sbagliato».
𝐏𝐫𝐞𝐬𝐢𝐝𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐏𝐢𝐜𝐢𝐞𝐫𝐧𝐨, 𝐄𝐥𝐥𝐲 𝐒𝐜𝐡𝐥𝐞𝐢𝐧 𝐞̀ 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐢𝐥 𝐩𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐔𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐥𝐚 𝐝𝐢𝐟𝐞𝐬𝐚. 𝐄 𝐢𝐥 𝐠𝐫𝐮𝐩𝐩𝐨 𝐏𝐝 𝐬𝐢 𝐞̀ 𝐬𝐩𝐚𝐜𝐜𝐚𝐭𝐨 𝐚 𝐦𝐞𝐭𝐚̀.
«Noi dem europei abbiamo discusso e lavorato insieme, e con il Pse, per migliorare il testo, ottenendo risultati importanti. Poi da Roma è arrivata la doccia fredda, con la decisione di astenersi. È il dialogo con il Nazareno che è mancato, ed è singolare che si sia deciso lì come votare, scavalcando le posizioni nel gruppo. Così alla fine sono emerse due linee, di peso equivalente».
𝐈𝐧𝐬𝐨𝐦𝐦𝐚, 𝐥𝐚 𝐬𝐞𝐠𝐫𝐞𝐭𝐚𝐫𝐢𝐚 𝐞̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐚 𝐛𝐨𝐜𝐜𝐢𝐚𝐭𝐚.
«Il voto non mette in discussione Elly Schlein, che ha vinto il congresso. Faccia la segretaria, ma ricordi che il compito di un leader è fare sintesi: questa spaccatura segnala che nel Pd c’è un’anima riformista ed europeista forte, che non si può ignorare e annichilire, scambiando i propri desideri per la realtà».
𝐂𝐨𝐬𝐢̀ 𝐢𝐥 𝐏𝐝 𝐬𝐢 𝐞̀ 𝐦𝐞𝐬𝐬𝐨 𝐢𝐧 𝐫𝐨𝐭𝐭𝐚 𝐚𝐧𝐜𝐡𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐢𝐥 𝐠𝐫𝐮𝐩𝐩𝐨 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥𝐢𝐬𝐭𝐚.
«La decisione di non votare la risoluzione ha creato un problema assai serio: per questo, con molti altri colleghi, abbiamo deciso di votare sì. Per evitare che il Pd si staccasse dal Pse e smentisse la sua vocazione europeista. Se la risoluzione non fosse passata, avremmo messo una pietra tombale sulla difesa comune europea. C’è stata una frattura interna profonda, su una scelta fondamentale per la nostra collocazione europea, e ora bisogna rifletterci e cercare di raddrizzare la rotta».
𝐒𝐜𝐡𝐥𝐞𝐢𝐧 𝐝𝐢𝐜𝐞 𝐜𝐡𝐞 𝐢𝐥 𝐩𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐔𝐞 𝐩𝐮𝐧𝐭𝐚 𝐬𝐨𝐥𝐨 𝐚𝐥 𝐫𝐢𝐚𝐫𝐦𝐨 𝐧𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐚𝐥𝐞 𝐞𝐝 𝐞̀ 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐥𝐚 𝐩𝐚𝐜𝐞.
«Il dovere di una classe dirigente è quello di spiegare priorità e scelte senza rifugiarsi in banalizzazioni su pacifisti contro bellicisti. O vogliamo sostenere che leader come Sanchez o Costa siano guerrafondai non degni del progressismo? La discussione nel Pd è finita su binari sbagliati. Le decisioni che si prendono in Ue non possono essere affrontate da un partito adulto guardandole dal buco della serratura delle convenienze politico-elettorali interne al campo largo, e della gara a chi è più a sinistra. Per quello c’è già Avs, noi siamo nati per esprimere una cultura di governo assai più larga. E abbiamo la responsabilità di essere la componente maggioritaria nel Pse: dovremmo essere in grado di esprimere una leadership. Se la nostra indicazione di voto ufficiale viene seguita solo da un bulgaro, uno sloveno e un cipriota non è proprio un gran successo».
𝐏𝐞𝐫𝐜𝐡𝐞́ 𝐥𝐞𝐢 𝐞 𝐦𝐞𝐭𝐚̀ 𝐝𝐞𝐥 𝐠𝐫𝐮𝐩𝐩𝐨 𝐏𝐝 𝐚𝐯𝐞𝐭𝐞 𝐯𝐨𝐭𝐚𝐭𝐨 𝐬𝐢̀, 𝐜𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐥𝐞 𝐢𝐧𝐝𝐢𝐜𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐒𝐜𝐡𝐥𝐞𝐢𝐧?
«Raccontare che la proposta von der Leyen punta al “riarmo nazionale” è sbagliato. Per la semplice ragione che non è vero: in quei 150 miliardi di debito comune previsti per la difesa c’è una svolta che in Italia e a sinistra nessuno ha colto, ma che è comparabile a quella di Next Generation Eu. Sarebbe bene che chi vuol discutere delle scelte fatte al Parlamento europeo leggesse e capisse i testi che si votano: il “riarmo nazionale” non esiste, così come è una sciocchezza dire che si spendono miliardi in armi anziché in ospedali: nel piano ci sono gli eurobond e gli acquisti congiunti, c’è una piena consapevolezza della dimensione comunitaria, c’è il primo deciso passo verso la Difesa europea. E non c’è nessuna sottrazione di finanziamenti alla spesa sociale o diversione dei fondi di coesione: la scelta spetta agli Stati membri, e il governo italiano l’ha già escluso.
Si è fatta una gran confusione».«Raccontare che la proposta von der Leyen punta al “riarmo nazionale” è sbagliato. Per la semplice ragione che non è vero: in quei 150 miliardi di debito comune previsti per la difesa c’è una svolta che in Italia e a sinistra nessuno ha colto, ma che è comparabile a quella di Next Generation Eu. Sarebbe bene che chi vuol discutere delle scelte fatte al Parlamento europeo leggesse e capisse i testi che si votano: il “riarmo nazionale” non esiste, così come è una sciocchezza dire che si spendono miliardi in armi anziché in ospedali: nel piano ci sono gli eurobond e gli acquisti congiunti, c’è una piena consapevolezza della dimensione comunitaria, c’è il primo deciso passo verso la Difesa europea.
E non c’è nessuna sottrazione di finanziamenti alla spesa sociale o diversione dei fondi di coesione: la scelta spetta agli Stati membri, e il governo italiano l’ha già escluso. Si è fatta una gran confusione».
𝐋𝐞𝐢 𝐞̀ 𝐬𝐭𝐚𝐭𝐚 𝐦𝐢𝐧𝐚𝐜𝐜𝐢𝐚𝐭𝐚 𝐝𝐚𝐥 𝐩𝐨𝐫𝐭𝐚𝐯𝐨𝐜𝐞 𝐝𝐢 𝐏𝐮𝐭𝐢𝐧, 𝐞 𝐒𝐜𝐡𝐥𝐞𝐢𝐧 𝐧𝐨𝐧 𝐥𝐞 𝐡𝐚 𝐝𝐚𝐭𝐨 𝐬𝐨𝐥𝐢𝐝𝐚𝐫𝐢𝐞𝐭𝐚̀.
«Non è vero, la segretaria me l’ha espressa in forma privata. E registro con piacere la valanga di email, di post social e dichiarazioni pubbliche trasversali, dal presidente del Senato La Russa in giù, che mi sono arrivati: è un bel segnale, che spero diventi normalità. La logica del “nemico politico” inquina il dibattito, mentre ci possiamo trovare tutti insieme a difendere valori di fondo di democrazia e libertà».