Un paese che amo, il paese della mia mamma.Anche ora quando vado a RIPAFRATTA sono la figlia della "Cocca".
Un paese con una storia importante che conserva vestigia di grande rilievo.
Un paese rimasto inalterato nel tempo, non ci sono insediamenti nuovi, potrebbe essere il set di film d'epoca perché anche le case, le facciate conservano la patina del tempo.Un paese che è ancora comunità.
Da giornalista e da italiano chiedo scusa al popolo ucraino, a partire dall’amico Vladislav Maistrouk che ieri, invitato a partecipare a “Lo stato delle cose” su Rai3, è finito vittima di una trappola orchestrata da Massimo Giletti, che si conferma per l’ennesima volta uno dei peggiori esempi di faziosità ed asservimento alla più becera propaganda della televisione italiana.
Sono costernato che Vladislav si sia dovuto sentir chiedere “quanto ancora gli ucraini intendono continuare a combattere”, proprio lui che era lì a rappresentare il popolo invaso, che la guerra non l’ha scelta, ma da tre anni la subisce.
Come se per il conduttore sia normale accusare la vittima di non volersi arrendere al suo violentatore, in perfetta sintonia con i dettami della pravda putiniana, secondo i quali non si possono applicare gli schemi di aggressore e aggredito. Sono rattristato che abbia dovuto ascoltare questo asset del Cremlino fare sfoggio del più stucchevole e vergognoso perbenismo, quando si è detto “stanco della guerra e stanco dei morti”. Lui che questa guerra e questi morti li racconta solo in tv, standosene al calduccio in una democrazia, e non ha idea di cosa voglia dire andare a dormire ogni sera sotto le bombe.
Perché nessuno mi venga a dire che in quella pagliacciata del 2022 Giletti abbia mai veramente rischiato anche solo di rovinarsi la messa in piega.Sono arrabbiato perché, dopo aver evitato l’invito al sanzionato Solovyov, solo per via dell’indignazione generale, un giornalista che lotta per la libertà del proprio paese, si sia dovuto confrontare con una signora che si spaccia per ambasciatrice senza esserlo mai stata e che l’unica ambasciata che frequenta è, guarda caso, quella russa, dove presenta i suoi libri di propaganda.
Una che da tre anni ripete frasi inascoltabili come quella secondo cui la Russia “ha dovuto reagire” alle “provocazioni” ucraine e occidentali, ritenendo più che giusto, evidentemente, che un paese ne invada un altro, faccia stragi di civili, rapisca bambini, stupri donne e devasti scuole e ospedali, salvo poi accusare chi muore di essersela andata a cercare.
Mi consola il fatto che Vladislav sa bene che ciò a cui ieri ha assistito, suo malgrado, non è informazione, ma puro trash televisivo. Orgogliosamente confezionato da uno showman di quarta categoria, che, pur professandosi giornalista, non ha mai saputo distinguere l’una dall’altro.