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Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.

Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.

Pensieri, dubbi e parole di Falcone: “Non ho paura .....
Trump e Pepe Mujica, due mondi capovolti: il giorno .....
C'è del vero in ciò che scrivi, ne convengo. Però .....
Lo Statuto dei lavoratori ( legge 300) fu approvato .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com

continuiamo la pubblicazione degli scritti che ci arrivano sulla maternità.

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Raccontino di Giancarlo Montin
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Angela Baldoni
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Lentamente, gradatamente
mi affiorano i ricordi.
La tua testimonianza,
mamma carissima,
e non la donna
cinica e prepotente
ormai assente
e così .....
ad oggi la situazione è peggiorata
ora anche tir, pulman turistici , trattori, camion con cassoni per massi,
etc. . E ad alta velocita,
inquinamento .....
di Andrea Paganelli
IL PROBLEMA DI TRUMP È MOLTO PIÙ GROSSO... E LA SOLUZIONE È SBAGLIATA.

5/4/2025 - 23:45

IL PROBLEMA DI TRUMP È MOLTO PIÙ GROSSO... E LA SOLUZIONE È SBAGLIATA.

Come sempre più spesso accade, anche nel caso dei dazi, le notizie vengono date in modo poco chiaro e allarmistico, non che non ci sia di che allarmarsi ma pare che, per alcuni, anche stavolta, dalla prossima settimana venga giù il mondo.
Meglio sarebbe spiegare alle persone che cosa sta accadendo, facendolo con una visione e una prospettiva di più lungo periodo, e non limitata solo alle prossime settimane, fermo restando che un governo dovrebbe anche prevedere queste situazioni, farsi trovare pronto, e non ritrovarsi a convocare riunioni di emergenza, per decidere a rimorchio di chi andare.

Dato che ne parlano tutti, provo a farlo anch'io, su una materia che peraltro ho sempre seguito, e cercando, come al solito, un altro punto di vista.

Il problema, secondo me, oltre alle opportune contromisure (che più che "controdazi" dovrebbero consistere nel guardare ad altri mercati e relazioni oltre gli USA, Cina compresa), è infatti capire meglio ciò che sta accadendo, con uno sguardo più lungo.

E cosa è che stà accadendo? Stà accadendo che Trump probabilmente ha un problema più grande delle cose che dice, e dal quale i veri poteri economici americani (per i quali Trump fa il pagliaccio e distrae l'opinione pubblica), a cominciare dalla Banca Centrale (Federal Reserve), preferiscono che l'attenzione dell'opinione pubblica venga distolta, insomma "di certe cose e bene non parlarne, perché la gente deve stare tranquilla".
Trump stesso diventa così uno "strumento", messo lì per fare scelte impopolari da una parte, e dall'altra distrarre l'opinione pubblica mondiale con epiche "battaglie contro i parassiti europei".

Vado subito al sodo, il vero problema per me sta in due parole: "DEBITO PUBBLICO" americano e ruolo internazionale del "DOLLARO", il livello ormai esagerato e sempre meno sostenibile del primo, e il rischio di perdere il proprio ruolo internazionale, del secondo. il primo è diventato un problema enorme, e gestibile solo alla condizione che il ruolo del secondo non venga meno, se così non fosse, il secondo trascinerebbe giù anche il primo, e sarebbe il tracollo finanziario della prima potenza mondiale.

Per queste due cose, secondo me, nei "piani alti" dell'economia americana "c'è allarme ma non si deve allarmare", scusate il gioco di parole ma io la vedo così, e proverò a spiegarmi meglio in seguito, si deve al contrario correggere una situazione molto squilibrata, e farlo alla svelta, perché a lungo andare può diventare insostenibile.

Prima di passare ai numeri, però, dobbiamo chiarire, per gli amici neofiti della materia, un concetto: cosa è realmente il dollaro e cosa è una "valuta di riserva".

Perché il dollaro statunitense non è solo la moneta ufficiale degli Stati Uniti d'America, ma è anche utilizzato come "valuta di riserva", da molti paesi, al di fuori della propria nazione.
Una valuta di riserva è una moneta che è tenuta in quantità significative da molti governi ed altre istituzioni finanziarie come parte delle loro riserve, un po' come se si trattasse di oro, immobili, o altri beni preziosi con un proprio valore intrinseco, destinati a conservarlo integro nel tempo (qui mi sembra di essere stato chiaro).

Significa anche che il dollaro viene usato come moneta di riferimento per la maggior parte delle transazioni a livello mondiale, gran parte delle operazioni, anche tra paesi, viene effettuato in dollari, attraverso il sistema (telematico) Swift, che è quello più diffuso nel mondo. Per tutto questo il dollaro è usato come "unità valutaria standard" sui mercati internazionali, anche per la quotazione di quei cosiddetti "beni di riferimento" dei mercati, come appunto l'oro, il petrolio ed altri.
A proposito dello Swift, c'è da dire che mentre la Russia fa una gran cagnara con i Brics, ma non riuscirà mai a creare un sistema alternativo, la Cina, zitta zitta, lo ha invece creato e avviato, appoggiandosi ovviamente sullo "Yuan", si chiama CIPS (Cross-Border Interbank Payment System), è gestito dalla People's Bank of China, e si sta espandendo tra i paesi asiatici.

Il dollaro ha ricoperto per oltre 50 anni questo ruolo di valuta di riserva mondiale, fin dagli accordi di Bretton Woods, che nel 1944, a guerra ancora in corso, imposero che qualsiasi Paese accettasse il cambio della propria moneta con i dollari, e che il dollaro fosse l'unica moneta obbligatoria delle transazioni internazionali, bilaterali o multilaterali (es. Borsa Valori), commerciali (acquisto di materie prime e/o prodotti finiti) e finanziarie.
Quegli accordi sono stati superati negli anni 70, ma il Dollaro ha conservato il suo ruolo preminente, di moneta di riferimento nel mondo, e penso che la preoccupazione di quei "piani alti", di cui sopra, cominci dalla consapevolezza che questo ruolo non è più unico e assoluto.

Tutto ciò consente comunque, ancora, al paese di emissione della valuta (gli USA) di comprare beni ad un tasso marginalmente più basso rispetto alle altre nazioni, che invece devono pagare, per ogni scambio commerciale, dei "costi di transazione" per cambiare la loro valuta in quella richiesta per il pagamento, e ciò consente, sempre al paese emittente la valuta internazionale, di prendere a prestito somme di denaro ad un tasso d'interesse più conveniente, grazie alla capillare presenza della valuta stessa in più mercati finanziari.

L'utilizzo del dollaro nei commerci, soprattutto di materie prime, impone alle banche centrali di tutto il mondo il mantenimento di riserve valutarie in dollari per garantire il finanziamento delle importazioni, il che riduce i tassi d'indebitamento degli Stati Uniti.

Fino alla prima guerra mondiale un ruolo preminente del genere lo aveva la Sterlina inglese, che era la moneta della allora maggiore potenza coloniale, il Dollaro l'ha soppiantata sempre più, dalla seconda guerra mondiale in poi, a dimostrazione che le cose e gli equilibri, nel lungo periodo, non restano immutabili ma possono cambiare.

Detto questo in questi ultimi decenni sono cambiate ancora diverse altre cose... Sono emerse e cresciute altre economie importanti, su tutte la Cina, ma non è la sola (India, Africa etc.), e soprattutto è nato l'Euro, la moneta, ormai da 25 anni, di quello che in definitiva è il più grande mercato del mondo, ovvero l'Europa.

In sostanza, da un Dollaro, che predominava incontrastato sul mondo, con tante monete più piccole intorno, siamo passati ad uno scenario in cui il Fondo Monetario Internazionale, nel paniere di valute internazionali di riserva, considera oggi il dollaro USA, ma anche l'Euro, lo Yen, la Sterlina inglese e lo Yuan cinese. Il rapporto tra le monete di riferimento nel mondo, nelle transazioni commerciali, è espresso molto bene nel grafico (VEDI GRAFICO), e forse da questo si comprendono meglio i timori e gli attacchi (anche sguaiati) al processo di integrazione europea.

Il Rublo ovviamente (Lo dico per i "nostalgici" sopravvissuti) a questi livelli è da considerare "non pervenuto", e naviga tra le monete considerate meno "affidabili" certo non di riferimento per i mercati.

SIAMO PRATICAMENTE PASSATI COSÌ, IN ALCUNI DECENNI, DA YNA SORTA DI "BIPOLARISMO" SU BASE MILITARE (Guerra fredda), AD UN "MULTIPOLARISMO" ECONOMICO, nel quale sono emerse alcune novità, tra le quali la Cina ha assunto un ruolo preminente, e poi c'è un'Europa, che tarda a rendersi conto delle proprie potenzialità, e che il suo ruolo può essere di grande rilievo (anzi lo è già), ma che lo sarà sempre più, tanto più sarà solido il livello di unità e integrazione tra i paesi, quantomeno quelli principali (e tra questi, a mio avviso, includo il Regno Unito).

Occorrerà che nei leader europei prevalga la consapevolezza che se per evitare l'ascesa di altri partner più bravi e capaci, ai vertici europei, si è disposti ad accettare la leadership di politici più "scoloriti" e di più basso livello (perché magari danno meno fastidio) questo alla lunga danneggerà sempre e comunque tutti, molto di più. Al contrario invece la voce dell'Europa diverrebbe sempre più determinante, con leader
più prestigiosi e capaci, indipendentemente dalla nazionalità.
Faccio una provocazione, e dico che sarebbero maturi i tempi per la elezione diretta del Presidente degli Stati Uniti d'Europa.

Per la cronaca comunque, tornando al tema, oggi il cambio euro dollaro è a 0,91, ovvero, per acquistare 1 Euro occorre 1,10 dollari.

MA QUAL'È ALLORA IL PROBLEMA DI TRUMP che non si può dire, al di là di dazi e controdazi?

Come ho già detto sono due: DEBITO PUBBLICO e ruolo del DOLLARO

Passiamo così ai numeri e partiamo dal primo.
Nel 2024 il debito pubblico americano è arrivato a 33.100 miliardi di dollari, ossia pari a circa il 129% del PIL nazionale Usa, e a circa 6,7 volte le entrate fiscali, ha superato i 36.000 miliardi a Gennaio 2025.
Per avere un termine di paragone il debito italiano (considerato "altissimo", e quasi per noi insostenibile) oscillava, sempre nel 2024-25, tra 2.965 e 3.005 miliardi (oltre 10 volte meno) con un rapporto con il PIL nazionale all'incirca equivalente a quello americano, a causa della nostra cronica bassa produttività, mentre invece l'EUROPA, presa complessivamente, ha un debito di circa 23.000 miliardi ma un rapporto con il Pil inferiore a 100, ovvero circa l'88%.
In termini assoluti e non in percentuale, il debito pubblico più elevato, tra i paesi dell'area euro, alla fine del primo trimestre del 2024, è stato registrato in Francia (3.159 miliardi di euro), seguita da Italia (2.894), poi Germania (2.635) e Spagna (1.613), seguono gli altri paesi.

A questo scenario occorre aggiungere due considerazioni, mentre in Europa si sono sempre fatte politiche prudenti di bilancio e "ristrutturazione della spesa" (la stessa Italia ha ritrovato "l'avanzo primario" di bilancio, e segue da tempo il principio del "pareggio" nei conti della Pubblica Amministrazione) per gli USA non è così, negli USA non si è fatto altrettanto, e il debito è schizzato su, nella misura suddetta, e con l'evoluzione che si rileva dal grafico (VEDI GRAFICO).

Sempre per gli amici neofiti, il rapporto debito pubblico come percentuale del PIL, che in america chiamano GDP (“Gross Domestic Product”), è utilizzato dagli investitori per valutare la capacità di un paese di effettuare pagamenti futuri. Confrontando quello che un paese deve ai creditori (investitori/risparmiatori) con quello che produce, gli economisti possono misurare la sua capacità di ripagare il proprio debito.
In sostanza, più è alto questo rapporto, più alto è il rischio di default del paese stesso, ovvero di restituire i soldi avuti in prestito da chi ha sottoscritto i titoli emessi.

Sul debito vanno comunque pagati gli interessi, e questo ci dà la dimensione di quanto gli USA devono accantonare prima di ogni manovra di bilancio. Ci vado leggero, ma con un tasso medio al 2% si parla di oltre 700 miliardi, con un più realistico 3% si arriva a 1.000 miliardi che ogni anno se ne vanno in interessi. Il debito pubblico americano è una enormità, e se i dazi, come sembra, faranno aumentare anche l'inflazione, per gli States saranno dolori. Un singolo punto percentuale, con quel debito, corrisponde ad oltre 300 miliardi.

Già, ma chi è che detiene il debito pubblico dei paesi?
Gran parte del debito pubblico italiano è detenuto da privati (attraverso Titoli di Stato), una caratteristica che ci contraddistingue è che noi italiani più che "investitori" siamo ottimi e grandi "risparmiatori" (mentre le famiglie americane hanno minore propensione al risparmio), il resto è detenuto da istituzioni come la Banca d'Italia, la BCE e altre organizzazioni comunitarie.

Il sostegno al debito USA, rispetto all'Europa, è comunque molto più corposo e crescente, e arriva, oltre che dalla Cina, dai Paesi del continente europeo, Regno Unito, Lussemburgo, Belgio, Irlanda, Francia, Svizzera, Norvegia e Germania (l’Italia non rientra nella graduatoria dei primi venti sottoscrittori globali del debito Usa perché, per fare una battuta, ha già il suo bel debito a cui pensare).
Tra i maggiori detentori europei di Titoli americani vi è il Regno Unito, che è al terzo posto tra i creditori americani e ha ormai quasi eguagliato la Cina.

In pratica, di tutti i paesi esteri che fanno sottoscritto il debito americano, un terzo fa capo all'Europa, circa il 32%, ed anche questo, a mio avviso, è fonte di preoccupazione a quei "piani alti" che dicevo sopra.
La fiducia è fondamentale, proviamo ad immaginare una massa di investitori che, perdendo fiducia, cominciano a chiedere il rientro dal debito (restituzione dei soldi investiti/prestati)... E se, anziché separati, i governi di un'Europa più unita, si coordinassero su azioni del genere, quale potere contrattuale potrebbe acquisire l'Europa, maggiore o minore? A quali problemi andrebbero incontro lo Stato americano e il Dollaro, se venisse meno la fiducia e questi creditori reclamassero la restituzione dei prestiti fatti?

È questa la situazione reale, ed è per questo che Trump ha messo Musk a tagliare di tutto, e a licenziare un sacco di gente (dalla spesa sociale all'istruzione, fino alla macchina pubblica più in generale), per ridurre drasticamente la spese federale da un lato, e sperare dall'altro, con i dazi, di aumentare le entrare fiscali in modo consistente. E nell'immediato le aumenterà.

Dov'è l'inghippo allora? Ce ne sono diversi...

- il primo, è che gli altri paesi prenderanno subito contromisure, e ciò rallenterà molto l'economia, in questa guerra il Dollaro ne uscirà ulteriormente ammaccato;
- il secondo, è che, bene o male, il costo finale della maggiorazione imposta dal dazio applicato, si riverserà sul prezzo, e alla fine la pagheranno i consumatori. Questo produrrà un ulteriore rallentamento della domanda, e un conseguente rallentamento di economia e produzione, anche in America, non solo negli altri paesi. Gli Usa sono il principale importatore mondiale ed anche per questo le reti di distribuzione sul territorio, anche di prodotti esteri, danno lavoro a decine di migliaia di addetti.
- il terzo, che questa contrazione andrà maggiormente a danno dei ceti più deboli, che avranno meno possibilità di accedere a beni e prestazioni di qualità, e saranno anche i più colpiti dai licenziamenti dalle minori spese in sanità, istruzione etc. generando così disagio sociale.
- il quarto, è che queste operazioni di dazi e "controdazi" genereranno sicuramente inflazione, e con quel debito pubblico, di cui sopra, gli usa saranno costretti ad alzare i tassi di interesse, pagando più interessi sui titoli emessi e rinnovati. Del valore di un singolo punto di interessi ne abbiamo già parlato.

Ma l'ultimo errore importante, secondo me, è quello, tipico di Trump, la fretta, pretendere di risolvere annosi e complessi problemi in una settimana.
Tutte queste operazioni (tagli alla spesa, e ancor più dazi in entrata) servono solo a recuperare liquidità nel breve periodo, ma non risolvono assolutamente il problema principale, ovvero che gli USA hanno una spesa pubblica non pienamente sotto controllo, che andrebbe ristrutturata e un debito pubblico ormai enorme, con un dollaro che alla lunga perde terreno (ma questo non si può dire).

I tagli sono solo tagli, non sono riforme e neppure i dazi, possono procurarti un beneficio immediato ma non risolvono strutturalmente il problema. Tutto questo sta in piedi finché tiene il Dollaro, evidentemente, sempre in quei "piani alti" che dicevo prima è arrivata qualche preoccupazione in più, delle quali cone ho detto preferiscono non parlare, meglio che l'attenzione della gente si concentri sulle guerre dei dazi ai "parassiti", che un presidente matto scatena, importante che tutti continuino a guardare al Dollaro come unico riferimento, senza farsi distrarre da altre monete.
Il messaggio è chiaro, l'hanno anche scritto: comprate il nostro debito che vi potremmo fare anche lo sconto sui dazi, e continuate ad utilizzare i dollari.
Nel frattempo..... L'euro guadagna l'1,8% sui massimi da sei mesi, e rispetto a fine 2024 l'indice del dollaro si è deprezzato di oltre 5,7%.

La medicina Trump non è una medicina che cura la malattia ma un antidolorifico che tampona temporaneamente il dolore e non risolve il problema.

MIE CONCLUSIONI
Nel lungo periodo stiamo assistendo sullo scenario mondiale, al lento declino di due potenze militari che prima decidevano le sorti del mondo, una (Russia) è uscita di scena già molto tempo fa, è ridotta ad una economia "regionale", nell'orbita del gigante Cinese, gli è rimasto il residuo strumento militare (ormai parecchio eroso) per poter restare in gioco, e si aggrappa al suo "Ex contendente", sperando che gli faccia da sponda,
"Ex contendente", perchè gli USA ormai, sul piano economico, non considerano minimamente la Russia, ma guardano a ben altri potenziali competitors, che nel futuro potrebbero metterne in discussione il ruolo, su tutti Cina ed Europa (I Brics, con la Russia che si ostina a voler rappresentare il ruolo del Paese leader, hanno molti più problemi).
IL MULTIPOLARISMO NON SERVE INVOCARLO CI SIAMO GIÀ DENTRO, e in questo mare all'Europa servirebbero governanti che sanno navigare non solo andare a rimorchio di altri. Nel lungo periodo dovremmo prepararci a cambiamenti ancora più sostanziali.
Questa volta ho la sensazione di non essere riuscito a spiegarmi al meglio, me ne scuso, ma l'argomento era piuttosto complesso, alla prossima.























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