Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
CHE PIACCIA O NON PIACCIA MATTEO RENZI E’ UNO STATISTA
La dico piatta e non mi interessano le reazioni dei soliti: Matteo Renzi è uno statista.
Il giorno dopo l’attacco russo all’Ucraina, l’ex Premier propose un inviato speciale a nome dell’Europa; i nomi fatti furono Merkel e Blair ma l’Europa è ancora immobile.
In egual misura e di fronte alla guerra dei dazi, Renzi propone Draghi per la trattativa con Trump. L’ex capo della BCE è il tutor di von der Leyen soppiantata dai “volenterosi” e costretta ad accodarsi per manifesta incapacità politica. Sempre il fiorentino ne colse l’inadeguatezza che per esempio ha messo in ginocchio l’automotive. Gestisse i dazi chiuderemmo bottega.
Trump che soffre Draghi, preferirebbe Meloni che non vede l’ora. La Premier striscerà per l’Italia anche se servirebbe un’Europa nazione sola come ammonito da Draghi. Meloni è la macchietta di una Premier che Trump tratta come un maggiordomo. Se poi Tajani si incazza perché non vuole un inviato, pace. Vedremo se Meloni stavolta lo porterà in America.
In entrambe le circostanze che stanno modificando gli equilibri del pianeta, Matteo Renzi è lo sguardo più attento e lungimirante. La sua esperienza internazionale (non rompete i coglioni con le conferenze che tanto a voi non vi chiamano nemmeno alla riunione parrocchiale) è un elemento prezioso per la lettura delle situazioni. In una fase come questa è fondamentale schierare i migliori con lo sguardo in avanti, ne va del nostro futuro immediato.
Evidentemente lo scenario solleciterebbe una ridefinizione dell’Europa. UvdL è la rappresentazione del melonismo in chiave continentale, in sostanza un’influencer di scatole vuote come gli 800 miliardi per riarmo e sicurezza. Anche qui Renzi lo ha detto chiaro e tondo sfidando l’impopolarità, pronto, tuttavia, a sostenere il piano in mancanza di meglio.
Se alle Europee Stati Uniti d’Europa avesse avuto un esito diverso, oggi discuteremmo a un livello superiore. A far saltare il banco ci pensarono i fenomeni liberali Calenda & Marattin assieme al rincoglionimento di Bonino.
Inoltre: servirebbe una sensibilità popolare sulle vicende da cui nessuno può dirsi estraneo. Ma per esempio nonostante la delicatezza del momento, i gruppettari della Cgil più vicini alla gente, a Putin e ad Hamas, preferiscono sollazzarsi col referendum contro il Jobs Act che ha creato più di un milione di posti di lavoro (fonte ISTAT). La solita compagnia di giro a cui forse del lavoro interessano solo le vertenze su cui incassare e l’inutile Articolo 18.
Il periodo dunque non è dei migliori, pure il Papa sta messo male e Gesù venerdì muore. Non ci aiuta manco la religione, a cui non ammicco fiero, però, della mia tessera con la faccia di De Gasperi.
Non morirò democristiano ma con la dignità di chi ama il suo Paese anche se sono nato e cresciuto a sinistra. Quella che oggi ha bisogno del centro, quello che oggi ha bisogno della sinistra.
Adesso gli equidistanti aiutano solo la trumpiana Meloni, consapevolmente.
E chi sta con Trump sta anche con Putin.
Buona giornata