Manca un mese alla scadenza del concorso internazionale “Equilibri”, promosso da MdS Editore con il sostegno del Parco Naturale Migliarino San Rossore Massaciuccoli, di Unicoop Firenze e dell’Associazione Culturale La Voce del Serchio, in un progetto che unisce cultura, territorio e riflessione sociale.
C’è tempo fino al 10 luglio 2025 per partecipare alla seconda edizione del concorso artistico e letterario Equilibri, promosso da MdS Editore, realtà indipendente da sempre attenta alla valorizzazione dei nuovi linguaggi espressivi.
L’acrobazia - Schlein vuole trasformare i referendum in un voto contro Meloni, a suo rischio e pericolo
La segretaria del Pd vuole strumentalizzare i quesiti sul Jobs act e sulla cittadinanza, che molto probabilmente non raggiungeranno il quorum, per poter dire di aver battuto la destra in termini di voti, e quindi galvanizzare le truppe in vista degli scontri futuri, fino alle politiche. Vasto programma
L’obiettivo non è vincere. L’obiettivo è ottenere un numero di Sì più alto dei voti ricevuti dai partiti della maggioranza alle politiche del 2022, un po’ più di dodici milioni. Per poi poter dire a Giorgia Meloni e gli altri: ho più voti di voi. Ecco il progetto di Elly Schlein. Perché portare la metà degli italiani più uno ai seggi per i referendum sul Jobs act e la cittadinanza è una sfida enorme.
Si vota tra cinque settimane, l’8 e il 9 giugno e se il clima resta questo non c’è la minima possibilità di raggiungere il quorum. Per questo l’asticella numerica si abbassa, ma contemporaneamente si alza il livello dello scontro. Per far salire la temperatura, i sostenitori del Sì cercheranno di far crescere la conflittualità politica dell’appuntamento. Ecco perché Schlein sta cercando di far planare sull’8 giugno la questione sociale in senso più largo mettendo al centro argomenti popolari come il salario minimo orario, il problema dei costi delle bollette e la polemica con la presidente del Consiglio sui dati reali dell’occupazione.
Anche ieri le due dame della politica hanno polemizzato su questo, con la leader dem che continua a dare della bugiarda alla premier, la quale rivendica dati memorabili sull’occupazione: un po’ Berlusconi-style. Insomma, il respiro che il Partito democratico (perché la battaglia investe solo il Pd: Giuseppe Conte su queste cose c’entra come i cavoli a merenda) vuole dare alla campagna per i Sì trascende la questione di merito del Jobs act, una legge già ampiamente rimaneggiata negli anni scorsi, peraltro finendo per tornare a un regime che prevede un massimale di risarcimento inferiore, un tema che la gran parte degli italiani non sente come attuale e sul quale nello stesso Pd esistono posizioni diverse e lontane.
A Piazzapulita, Schlein ha risposto alle domande connettendo impropriamente la questione del lavoro povero alla materia dei licenziamenti e della precarietà, mescolando cose diverse, ma tutto fa brodo. Quel che è certo è che la segretaria del Partito democratico ha scelto di metterci la faccia e spendersi in prima persona in un appuntamento difficile, destinato a non suscitare la partecipazione della maggioranza degli italiani, sapendo bene che si tratta di una mission impossible – d’altronde non lanciata da lei, ma da Maurizio Landini.
Non vogliamo dire che il ragionamento del Pd è che se ci sarà il quorum sarà la vittoria di Schlein e se non ci sarà sarà la sconfitta di Landini, ma insomma comunque vada per Schlein sarà un successo – si ragiona al Nazareno – perché s’ipotizza che il numero dei cittadini che andrà ai seggi per votare Sì sarà non solo superiore a quello degli elettori della sinistra, ma come detto la sfida è a Meloni ed è in un certo senso clamorosa: puntare a più di dodici milioni di Sì, un numero più alto di quello raggiunto dai partiti della maggioranza alle politiche. Difficile fare calcoli esatti. A occhio e croce ci vorrebbe un’affluenza almeno intorno al quaranta per cento, con i Sì largamente prevalenti sui No.
Schlein punterà insomma a fare del referendum sul Jobs act un voto contro il governo, che è paradossalmente totalmente estraneo alla questione, in sostanza trattandosi di un regolamento di conti tra il Partito Schlein-Landini-Conte e i riformisti che all’epoca inventarono il Jobs act.
Malgrado il fatto che il governo stia alla finestra, il Pd chiamerà il popolo ai seggi per un voto contro Giorgia Meloni. Qualcuno potrebbe dire che è un uso molto disinvolto dello strumento referendario: è un mischiare le mele con le pere, i referendum si vincono ottenendo la maggioranza degli elettori a seggi con i Sì più numerosi dei No. Altrimenti è una sconfitta. Ma tant’è, il partito si mobilita anche grazie a questo tipo di messaggio. E guai ai dirigenti riformisti che si disimpegneranno, potrebbero pagarla cara quando si faranno le liste per le elezioni. La grande acrobazia di Elly insomma consiste nel battere la destra pur in una battaglia referendaria perduta. L’importante è galvanizzare le truppe in vista degli scontri futuri, colpo su colpo, fino alle politiche.