Manca un mese alla scadenza del concorso internazionale “Equilibri”, promosso da MdS Editore con il sostegno del Parco Naturale Migliarino San Rossore Massaciuccoli, di Unicoop Firenze e dell’Associazione Culturale La Voce del Serchio, in un progetto che unisce cultura, territorio e riflessione sociale.
C’è tempo fino al 10 luglio 2025 per partecipare alla seconda edizione del concorso artistico e letterario Equilibri, promosso da MdS Editore, realtà indipendente da sempre attenta alla valorizzazione dei nuovi linguaggi espressivi.
Elly, basta - La realtà edulcorata di Schlein, e l’inesistente analisi della sconfitta
La sinistra fatica ad accettare il risultato dei referendum, privando i suoi elettori anche di quell’onestà intellettuale che meriterebbero. Sulle consultazioni sono stati fatti errori, eppure è stata persa una battaglia, non la guerra. Si può ancora vincere, ma bisogna tornare con i piedi per terra
Elly, basta. È ora di dire, e di dirsi, la verità: il referendum è stata una sconfitta per i promotori e per i sostenitori, tra questi in primo luogo per il Partito democratico, e dunque per lei.
Va chiamata così, sconfitta, senza grottesche edulcorazioni che risultano proprio sul filo come quella secondo cui i Sì sarebbero stati di più degli elettori della destra: peraltro era un calcolo ridicolo. Solo se si premette la parola sconfitta, usata mille volte dalla sinistra, talora persino con qualche drammatizzazione eccessiva, si può ragionare sul da farsi.
Una dirigente seria fa così. Oltretutto, sarebbe una prova di onestà verso quei militanti che ieri si sono ritrovati con un pugno di mosche in mano.
Onorevole Schlein, lei è una vincente, ha un temperamento positivo, fiducioso, perfino entusiasta. Ma in politica ci vuole realismo, altrimenti si fa letteratura. Quella la lasci alle scrittici amiche. Ieri lei ha politicamente perso una battaglia, non certo la guerra. Come fa a non vederlo?
Non è una domanda polemica, è una domanda dettata da una sincera preoccupazione. Legata al fatto che lei e il gruppo di suoi collaboratori sembrate vivere in un altro mondo, prigionieri della bolla politico-mediatica nella quale vi muovete. Vi date ragione a vicenda con i dirigenti del Nazareno il cui destino personale è indissolubilmente legato al suo: potrebbero diventare ministri o sparire dalla circolazione a seconda del suo risultato.
Ma l’Italia che lei ha mostrato di non conoscere vuole cose concrete e fattibili, non questioni che nemmeno capisce bene. Lei dice sempre che prima non c’era, ma se si informa vedrà che nel passato ci sono stati gruppi dirigenti che ammettevano le sconfitte, facevano la famosa autocritica e la mitica analisi della sconfitta, certe volte venivano sostituiti (non è questo il suo caso, la sua poltrona non traballa), e se era il caso cambiavano linea. Lei invece va avanti come se le repliche della storia non la sfiorassero.
È sempre colpa di qualcun altro: della destra, della tv, dei riformisti. Schlein, in politica capita di sbagliare. Con tutto il rispetto, così sembra John Belushi. Lei ne ha fatte tante giuste, questa l’ha sbagliata. Nello strumento, nella propaganda, nei toni, nei contenuti. Lei invece ha rilasciato a Repubblica un’intervista fantasiosa mescolando il nemmeno trenta per cento di partecipazione ai referendum con la manifestazione per Gaza, i cosiddetti trecentomila che poi erano la metà della metà – ma non è nemmeno questo il punto – per concludere che il governo è in difficoltà.
Ma il governo è in difficoltà per tutto tranne che per San Giovanni o il flop dei referendum: semmai quest’ultimo è stato un balsamo.
Dunque, ci si sarebbe aspettati un discorso ben diverso. Una cosa del genere: siamo stati sconfitti e sconfessati dalla stragrande maggioranza del popolo perché abbiamo fatto una battaglia campale su questioni lontane dai problemi reali del Paese; ho sbagliato poi a fare del referendum un sondaggio sulla forza della sinistra con il velleitario obiettivo di dare una spallata al governo, che non c’è minimamente stata; adesso facciamo tesoro di questa lezione e cerchiamo di allargare non solo le alleanze, ma il respiro della nostra linea; faccio autocritica e apro una discussione seria sul profilo politico del partito.
Questo avrebbero detto (certo, lei non c’era) i Berlinguer, i De Martino, i Lama, i Napolitano, i Trentin. La smetta di dipingere un mondo che esiste solo nelle stanze del Nazareno e nella sua fantasia.
Elly, basta. Se vuole vincere faccia i conti con la realtà, prima che il popolo del centrosinistra preferisca il cinismo professionale di Giuseppe Conte al suo volteggiare nel Paese delle meraviglie.