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Manca un mese alla scadenza del concorso internazionale “Equilibri”, promosso da MdS Editore con il sostegno del Parco Naturale Migliarino San Rossore Massaciuccoli, di Unicoop Firenze e dell’Associazione Culturale La Voce del Serchio, in un progetto che unisce cultura, territorio e riflessione sociale.
C’è tempo fino al 10 luglio 2025 per partecipare alla seconda edizione del concorso artistico e letterario Equilibri, promosso da MdS Editore, realtà indipendente da sempre attenta alla valorizzazione dei nuovi linguaggi espressivi.

Perché è prevista la sua partecipazione alla manifestazione .....
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Notiziola di prima mattina : ai nostri guerrafondai .....
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Valdo Mori
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Visti da vicino...
di Valdo Mori
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Arriva piano piano
Si annuncia da lontano
Brontola il cielo
mentre scaccia il sereno
Nuvole arruffate
grigie biancastre
galoppano sostano
si abbracciano
si .....
Buongiorno,
guardiamo se scrivendo qualcosa anche qui, oltre che averlo fatto su PisaToday, qualcosa si possa muovere.

Alla c. a Resp. Servizio .....
di Mario Lavia
Allergica al dissenso-Schlein non si fida più di nessuno, e il suo partito è sempre meno democratico

21/6/2025 - 11:05

Allergica al dissenso-Schlein non si fida più di nessuno, e il suo partito è sempre meno democratico

La segreteria del Pd non si riunisce da più di tre mesi, quelli che prendono le decisioni sono sempre i soliti cinque o sei, e tutti i processi sono poco trasparenti e plurali. Questo irrigidimento è un’involuzione imprevista che non fa bene alla segretaria con ambizioni di governo

Se è il quotidiano Domani a criticare, pure con una certa durezza, Elly Schlein vuol dire che il problema comincia a essere serio. Il problema è quello di una certa chiusura – difficile trovare un altro termine – della segretaria nel bozzolo del suo giro stretto. Ha scritto su Domani Daniela Preziosi, dopo aver notato che la segreteria non si riunisce più da tre mesi: «Non è più un retroscena che la responsabilità del Pd è affidata a un direttorio informale di stretta fiducia della segretaria, i cui membri si contano sul palmo di una mano». Già, chi decide sono cinque o sei persone, alcune delle quali sono fuori dagli organismi dirigenti: è la prassi incontrollabile e dunque non democratica del dominio degli staff del leader.

Non si tratta delle consuete lamentazioni dei riformisti, ormai considerati dalla base schleiniana più o meno come dei traditori. Ma di insofferenze che germinano nei corridoi di un Nazareno sempre più opaco e imperscrutabile, un castello attorno al quale sono stati alzati tutti i ponti levatoi. Alla leader importa poco: i sondaggi vanno bene, la linea dura su tutto funziona, la base è entusiasta.

C’è un nesso tra la radicalizzazione della linea politica, dalle questioni internazionali ai temi sociali, dalla giustizia all’economia, con l’irrigidimento antidemocratico nella gestione del partito, ormai molto poco trasparente e plurale.

Lo si vede anche da cose piccole come lo scandalo di Pisa sollevato da Stefano Ceccanti, che grazie alla sua puntigliosa pretesa del rispetto delle regole e alla sua notorietà è riuscito a far venire a galla una storiaccia di congressi illegali che magari si ripete anche da altre parti. La questione è stata commentata così da Antonio Polito, che vi ha letto una connessione con il Partito democratico nazionale: «Da Roma, non potendo liberarsi del governatore Giani, puntano a disfarsi di una serie di figure prominenti dell’area riformista della regione e in particolare del pisano Antonio Mazzeo, capo della agguerrita minoranza locale e presidente del Consiglio regionale della Toscana uscente».

Cioè si arriverebbe a truccare i congressi per colpire i riformisti sullo sfondo di una guerra al governatore della Toscana Eugenio Giani che Schlein, a quanto risulta, non vorrebbe ricandidare, perché non organico alla sua linea.
È una piccola storia ignobile sulla quale il Nazareno non ha detto mezza parola e neppure, se non andiamo errati, i vertici del Partito democratico toscano.

Dunque, a quasi due anni e mezzo dalla conquista del partito, quella di Elly Schlein pare un’involuzione non prevedibile per una come lei, una liberal americana che sta sempre più assomigliando agli occhiuti dirigenti di un tempo lontano, allergici al dissenso e inclini ad ascoltare solo chi sbatte i tacchi ai loro ordini





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