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Manca un mese alla scadenza del concorso internazionale “Equilibri”, promosso da MdS Editore con il sostegno del Parco Naturale Migliarino San Rossore Massaciuccoli, di Unicoop Firenze e dell’Associazione Culturale La Voce del Serchio, in un progetto che unisce cultura, territorio e riflessione sociale.
C’è tempo fino al 10 luglio 2025 per partecipare alla seconda edizione del concorso artistico e letterario Equilibri, promosso da MdS Editore, realtà indipendente da sempre attenta alla valorizzazione dei nuovi linguaggi espressivi.

Perché è prevista la sua partecipazione alla manifestazione .....
. . . a dare di balta alla svelta il passo è breve. .....
Possibile che nessuna istituzione Italiana, presidente .....
Notiziola di prima mattina : ai nostri guerrafondai .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Valdo Mori
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Visti da vicino...
di Valdo Mori
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Arriva piano piano
Si annuncia da lontano
Brontola il cielo
mentre scaccia il sereno
Nuvole arruffate
grigie biancastre
galoppano sostano
si abbracciano
si .....
Buongiorno,
guardiamo se scrivendo qualcosa anche qui, oltre che averlo fatto su PisaToday, qualcosa si possa muovere.

Alla c. a Resp. Servizio .....
di Umberto Mosso
PACIFISTI TATTICI NUCLEARI

22/6/2025 - 12:35

PACIFISTI TATTICI NUCLEARI

 

Anche nelle situazioni più drammatiche c’è sempre un lato comico.

E’ da rotolarsi dalle risate vedere le vestali dell’antinuclearismo scendere in piazza per difendere “il diritto dell’Iran a dotarsi del nucleare per uso civile”.

Quando ci vediamo per chiedere lo stesso diritto per l’Italia?

Aspettate ordini da Putin?

Anche stavolta tutto parte da una semplice domanda alla quale rispondere altrettanto semplicemente: la pace è minacciata di più dal possesso della bomba atomica da parte dell’Iran o dall’attacco che ha reso impossibile quel possesso?

La risposta che l’Iran non stesse preparando la bomba è valida solo per i fessi.

Non c’è bisogno di fare gli esperti da web, abbiamo ascoltato chi ne sa e imparato che per l’uso civile dell’energia atomica basta arricchire l’uranio del 5%, che ci faceva l’Iran con l’uranio arricchito al 60%? Sono affari solo loro?

Per fare la bomba bisogna arrivare al 90%. Erano lontani?

Cosa bisognava aspettare che ce l’avessero per chiedergli per favore di non usarla?

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Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
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Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri

22/6/2025 - 12:44

AUTORE:
Mark Pisoni

... di colpire i siti di arricchimento dell’uranio iraniani è stata una scelta drammatica e rischiosa — ma, a mio avviso, inevitabile.
I livelli di arricchimento dell’uranio raggiunti dall’Iran avevano ormai superato la soglia che li rende compatibili esclusivamente con un uso bellico. In altre parole: Teheran stava preparando la bomba atomica. Non era più una questione ipotetica o lontana nel tempo. Davanti a un tale scenario, non intervenire avrebbe significato chiudere gli occhi su un pericolo reale, immediato e crescente.
Trump ha fatto la scelta giusta, non senza rischi, perché se la Repubblica Islamica risponderà colpendo obiettivi americani, allora sì, potremmo entrare in una spirale pericolosa.
Ma lasciare che l’Iran completasse la costruzione di un’arma nucleare avrebbe significato varcare un punto di non ritorno. Una Teheran dotata di bomba sarebbe divenuta un «paese intoccabile», sul modello nordcoreano: immune da pressioni militari convenzionali. In un Medio Oriente già fragile questo avrebbe innescato una corsa agli armamenti senza precedenti. Riyad ha più volte fatto trapelare che, se l’Iran diventasse potenza atomica, l’Arabia Saudita pretenderebbe lo stesso livello di deterrenza; il passo successivo lo farebbero Turchia ed Egitto. Ci troveremmo davanti a un mosaico di arsenali nucleari in un’area teatro di guerre per procura, terrorismo e rivalità confessionali: una miscela di pericolosità incalcolabile non solo per Israele, ma per l’Europa — a un tiro di missile — e per l’intero sistema di sicurezza globale.
Per questo il raid ordinato da Trump contro i bunker di arricchimento di Natanz e Fordow, pur rischioso, era l’unica opzione rimasta per evitare che quell’escalation diventasse irreversibile. Agire ora significa bloccare la proliferazione e inviare un messaggio inequivocabile a tutti gli attori regionali: la soglia nucleare non è negoziabile.
Detto ciò, non sono mai stato tenero con Donald Trump.
Anzi, è doveroso riconoscere che l’attuale crisi è figlia di una sua scelta precisa: il ritiro unilaterale, nel 2018, dall’accordo JCPOA che prevedeva ispezioni intrusive e limiti ferrei al programma iraniano. Quella decisione ha tolto l’Iran dal microscopio dell’AIEA e, complice il crollo delle sanzioni internazionali coordinate, ha spinto il regime a riattivare e potenziare le centrifughe. In altre parole: se oggi ci troviamo con Teheran a un passo dalla bomba, gran parte della responsabilità ricade proprio sull’uomo che adesso ha ordinato le bombe penetranti.
Ciò non toglie che, una volta arrivati a questo bivio, la risposta fosse obbligata. Continuare a negoziare con un regime che stava già violando ogni limite si sarebbe tradotto in un ulteriore via libera alla proliferazione. L’intervento ha ristabilito la linea rossa. È una scelta rischiosa, sì, perché rischia di aprire un nuovo fronte di guerra; ma è meno rischiosa di un Medio Oriente nucleare a più teste.
Quanto alla reazione di Teheran, credo che il regime abbia come priorità assoluta la propria sopravvivenza. Una guerra totale con gli Stati Uniti non è nei suoi interessi: significherebbe mettere a repentaglio l’intero apparato di potere.
Il vero errore sarebbe stato lasciare che il regime più pericoloso del mondo entrasse in possesso dell’arma più distruttiva. Trump ha ripudiato l’ideologia l’isolazionista MAGA e scelto di non voltarsi dall’altra parte. E ha mandato un messaggio forte e chiaro: certi limiti non possono essere superati senza conseguenze.