Con l’idea di una manifestazione europea contro il piano di difesa comune da tenere all’Aia, nei giorni del vertice Nato, Giuseppe Conte non punta solo a prendere la guida del movimento pacifista contro il riarmo. Basta vedere come risponde oggi, sul Fatto quotidiano, alla domanda se abbia avvertito prima Elly Schlein, Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli: «I tempi erano stretti. Decisa l’iniziativa, ho curato l’appello, affidando ai nostri parlamentari europei il compito di toccare altri partiti, diffondendolo».
E così, dopo il corteo contro il riarmo che si terrà domani a Roma, cui parteciperanno a pieno titolo Movimento 5 stelle e Alleanza Verdi-Sinistra, mentre il Pd, per non sbagliare, sarà presente con una specie di delegazione, alla manifestazione di martedì all’Aia, allo stato dei fatti, dovrebbe esserci solo il Movimento 5 stelle, insieme con quei partiti della sinistra europea che hanno raccolto l’appello, senza né il Pd né Alleanza Verdi-Sinistra, che evidentemente ha gradito il gioco fino a quando ha pensato di poter lucrare assieme a Conte sulle incertezze dei democratici, ma ora comincia a temere di essere caduta nella sua trappola. Esattamente come ha fatto il Pd.
Dal punto di vista interno, è evidente il senso di questo gioco a fare sempre più uno, a spingersi su posizioni sempre più radicali e dunque difficilmente sostenibili per gli alleati, così da metterli in imbarazzo di fronte ai loro sostenitori e accreditarsi come gli unici coerenti difensori di quelle scelte e di quei valori da tutti proclamati a gran voce. È evidente che questo gioco andrà avanti di qui fino al giorno delle politiche, schiacciando il centrosinistra su posizioni sempre più minoritarie, a vantaggio di Giorgia Meloni e a spese del Pd.
È il prezzo della furbizia e dell’ambiguità con cui i democratici hanno voluto inseguire Conte e la sinistra radicale, senza avere neanche il coraggio di andare fino in fondo. La strategia del piano inclinato e del fatto compiuto con cui Schlein ha trascinato l’intero gruppo dirigente su queste posizioni, fino allo spettacolo indecente dell’autodafè compiuto sui referendum sul lavoro, com’era prevedibile, le si è ritorta contro.
E ora deve scegliere se abbracciare fino in fondo la linea di contrapposizione frontale alla Nato e all’Europa sulla questione cruciale del nostro tempo – come rispondere alla duplice minaccia del disimpegno statunitense e dell’espansionismo russo – o continuare a farsi logorare restando nel mezzo.