Una serata di storie, sapori e voci.
Abbiamo scelto un gustoso menù vegetariano e un filo rosso di racconti: Silvia Belli condurrà l’incontro, presentandoci alcuni autori MdS; Daniela Bertini darà voce a brani tratti dai loro libri.
Con il biglietto è incluso un libro MdS a scelta dal catalogo: lo scegliete voi, al tavolo.


Basta. Esco e me ne torno a casa mia.
Ho circa dieci anni e frequento la scuola elementare Armando Diaz di Coltano intorno agli anni cinquanta.
Classe mista di maschi e femmine e multipla: terza, quarta e quinta insieme con un solo maestro. In una altra stanza una maestra tiene la prima e la seconda insieme. I maschi erano ovunque più numerosi. C’erano figli e figlie dei contadini e dei pastori della zona e, come nel mio caso, di qualche dipendente della stazione radio Marconi distrutta da poco dai tedeschi. Il maestro spesso ci dava dei compiti da fare e se ne andava a parlare a lungo con la maestra della classe accanto: erano giovani…….In classe allora si scatenava il pandemonio.
Alcuni ragazzi facevano a lotta tra di loro, chi cercva di rubacchiare le merende e alcuni più azzardosi si interessavano a noi bimbe. Ci tiravano le trecce, ci davano i pizzicotti sul sedere e i più audaci, magari in due o tre, cercavano di guardarci sotto le gonnelle fino a sbirciare le tanto fantasticate mutandine. Fermarli era impossibile.
Nessuno faceva i compiti; infatti non si imparò nulla e quando mi preparai per l’esame di ammissione alle medie che allora era obbligatorio dovetti imparare tutto da capo. Di questa situazione mi lamentai e babbo mi disse che la prima volta che rimanevamo senza maestro potevo tornarmene a casa. Poi ci avrebbe pensato lui. Mia madre non prese interesse a questo mio problema. Covai questa possibilità per un bel po’ finché un giorno arrivò la famigerata goccia che mi fece dire dentro: basta; ora esco e vado a casa. E me ne andai.
Io allora di molestie sessuali, di stupri, di vagine, di imeni non sapevo nulla ma sentivo con chiarezza di voler custodire quelle mie parti più gelosamente delle mani, dei piedi e di tutto il resto. Era quel mistero di come eravamo fatte noi bimbe là sotto che affascinava quei ragazzini.
Decine di anni dopo il Femminismo ci fece gridare nelle piazze Il corpo è mio, me lo gestisco io….ma allora, da piccola, fu solo una cosa non ragionata, istintiva. Era già la mia anima femminista che stava prendendo forma? Non credo.
Non cercai di creare alleanze con le altre bambine tra le quali era anche mia sorella che non prese parte alla mia rivolta. Non andai a cercare il giovane maestro per riportarlo da noi, in classe, al suo lavoro; non avevo alcuna coscienza dei miei diritti di alunna bambina di quello che sarà poi l’impegno che mi vedrà partecipe alle tante iniziative per una istruzione di base per le bambine di tutto il mondo.
Basta, non mi dovete più toccare con quelle manacce, smettetela di guardarmi sotto le gonnelle. Basta, e uscii.
Matilde Baroni
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