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Una serata di storie, sapori e voci.

Abbiamo scelto un gustoso menù vegetariano e un filo rosso di racconti: Silvia Belli condurrà l’incontro, presentandoci alcuni autori MdS; Daniela Bertini darà voce a brani tratti dai loro libri.

Con il biglietto è incluso un libro MdS a scelta dal catalogo: lo scegliete voi, al tavolo.

Mi dicono di non guardare certe trasmissioni e infatti .....
E invece elezione confermata, spiace.
. . . . visto che ormai va a votare meno della metà .....
. . . della destra, esasperando i propri elettori, .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Il dolore intimo,
intenso, straziante,
che paralizza,
quello totalizzante che
lacera l'anima e il corpo,
lo spirito e la mente,
che smarrisce, .....
Nessun colpevole, per quel povero ragazzo che si e tolto la vita a causa del bullismo, chi sapeva ha taciuto e non vuole responsabilita; dico questo .....
di Mario Lavia
Mayday, mayday, mayday - Salvini ha mandato Vannacci allo sbaraglio, e ora affonda con lui

15/10/2025 - 9:25

Mayday, mayday, mayday - Salvini ha mandato Vannacci allo sbaraglio, e ora affonda con lui

Il fallimento toscano delle liste scelte dal Generale non è un incidente, ma un sintomo: la Lega è un partito senza direzione, spaccata tra governisti e nuovi ultrà, e il suo capo non sa più dove portarla

Matteo Salvini ha mandato Roberto Vannacci a sbattere? È una domanda che leghisti di vario ordine e grado si vanno ponendo. Un trappolone che il capo leghista avrebbe piazzato sotto i piedi del Generale per farlo inciampare alla prima prova: troppo potere, troppa visibilità, potrebbe aver pensato il vicepresidente del Consiglio. Ma è stato proprio lui, al congresso di Firenze della Lega, a innalzare Vannacci, che aveva preso la tessera quel giorno, nientemeno a vicesegretario. Il botto del Generale dunque è anche colpa del Capo.

Va notato che nessuno si sta stracciando le vesti per il clamoroso flop toscano del Generale nostalgico della X Mas e amenità del genere. Anzi, si gusta l’insuccesso che, flaianamente, gli sta dando alla testa, tanto che sta lavorando, Vannacci, per fare il capolista in una circoscrizione pugliese alle imminenti elezioni in quella regione. Cerca cioè una prova d’appello. Forse non ha capito la lezione. Sulla botta rimediata dalla Lega vannaccizzata – lui ha imposto le liste – ci sono diverse spiegazioni che identificano vari livelli di dissenso sul generalone livornese. Una prima questione riguarda i leghisti di governo, quelli che i vannacciani chiamano «poltronari», cioè i presidenti di Regione Luca Zaia, Massimiliano Fedriga, Attilio Fontana, i capigruppo Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo, diversi parlamentari prima vicini a Salvini e poi allontanatisi in seguito alla svolta a destra del capo leghista. Per lo più è gente che governa, o ha governato, in nome della tradizionale linea del Carroccio nordista, produttivista e non antieuropeista nel senso nero dei Patrioti.

Cosa c’entrino le pulsioni fasciste di Vannacci con questa Lega più fedele alle origini è una domanda a cui non si è data risposta, se non, appunto, con il voto ultranegativo della Toscana. Dove anche i locali, tipo l’europarlamentare Susanna Ceccardi, che i voti li aveva eccome sfidando Eugenio Giani alle precedenti Regionali, non hanno gradito la calata del Generale sul loro territorio.

E infine c’è da considerare che la pessima performance della Lega nel Granducato va inquadrata in una crisi più generale della Lega: e qui il nome e il cognome che va fatto è quello di Matteo Salvini. Che appare un leader che segue il giorno per giorno senza una strategia precisa, inseguendo alla cieca appunto un giorno il vannaccismo e un altro il Ponte di Messina e l’alleanza con Totò Cuffaro in Sicilia e un altro ancora gli amici del Cremlino, in un potpourri da piatto di trattoria di serie B, comunicando un’incertezza di fondo che non lo accredita come leader di visione e tantomeno come uomo di governo.

È ovvio che la crisi del vannaccismo, che alimenta le difficoltà generali del partito di Salvini, è un bel regalo a Giorgia Meloni e Antonio Tajani, un tandem che almeno in politica estera ha completamente emarginato la Lega. E forse non solo in politica estera.









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