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Una serata di storie, sapori e voci.

Abbiamo scelto un gustoso menù vegetariano e un filo rosso di racconti: Silvia Belli condurrà l’incontro, presentandoci alcuni autori MdS; Daniela Bertini darà voce a brani tratti dai loro libri.

Con il biglietto è incluso un libro MdS a scelta dal catalogo: lo scegliete voi, al tavolo.

Mi dicono di non guardare certe trasmissioni e infatti .....
E invece elezione confermata, spiace.
. . . . visto che ormai va a votare meno della metà .....
. . . della destra, esasperando i propri elettori, .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Il dolore intimo,
intenso, straziante,
che paralizza,
quello totalizzante che
lacera l'anima e il corpo,
lo spirito e la mente,
che smarrisce, .....
Nessun colpevole, per quel povero ragazzo che si e tolto la vita a causa del bullismo, chi sapeva ha taciuto e non vuole responsabilita; dico questo .....
Di Mario Lavia
Crepe bipopuliste - i magri risultati elettorali aprono fratture interne a Lega e Cinquestelle

16/10/2025 - 8:37

Crepe bipopuliste - I magri risultati elettorali aprono fratture interne a Lega e Cinquestelle


Il disastro toscano ha messo a nudo le fragilità dei due leader. Nel partito di Salvini monta la rivolta dei governisti contro il “vannaccismo”, mentre nel Movimento post-grillino è Chiara Appendino a sfidare la linea subalterna al Pd di Conte. In entrambi i fronti si avverte l’esaurirsi di un ciclo politico

Avanzano in parallelo le divergenze dentro la Lega e nel Movimento 5 stelle, a riprova che il risultato della Toscana ha fatto male a entrambi gli alfieri del bipopulismo italiano. Nel partito di Matteo Salvini, come avevamo scritto ieri, si fa sentire la componente in doppiopetto, quella legata agli incarichi istituzionali e di governo, che imputa alle stramberie destrorse, sottilmente violente e sessiste di Roberto Vannacci il disastro toscano che ha portato il Carroccio sotto il cinque per cento.


Sono stati due big come il capogruppo Riccardo Molinari e l’ex ministro Massimo Garavaglia a affondare il coltello nella piaga: «Non mi riconosco in una Lega triste e arrabbiata – ha detto quest’ultimo – la Lega è altra cosa: il buon governo di Giorgetti, il buon governo di Zaia ma anche un’idea di libertà e sviluppo che trova nell’autonomia dei territori verso Roma la chiave».

Le citazioni di Giancarlo Giorgetti e Luca Zaia non sono casuali. In teoria sono due potenziali leader per un dopo-Salvini. Non è alle viste, beninteso, un assalto al Grande Capo – per adesso a tutti basta e avanza la vistosa ammaccatura di Vannacci – ma certo è che qui si sta ponendo, per usare le parole di un grosso calibro che vuole restare anonimo, addirittura «un problema di sopravvivenza».

Forse è un’esagerazione. Ma, in attesa dell’ossigeno che verrà dal Veneto – dove la Lega senza Zaia dovrebbe difendere addirittura il diciassette per cento di cinque anni fa – è chiaro che i big non possono far finta di nulla e non porre a Salvini per la prima volta da tempo immemore la questione del profilo della Lega.

Il partito parlamentare, insomma, sta venendo allo scoperto, anche contando su una benevolenza inespressa di Giorgetti, sicché Salvini si trova improvvisamente stretto tra i moderati governisti e i duri vannacciani, ed è probabile che dia ragione agli uni senza sconfessate gli altri, secondo il più trito canovaccio centrista.
Gli servirà per prendere tempo e sperare che passi ’a nuttata. Ma la crisi c’è, e il malcontento interno pure. Una situazione speculare a quella che si sta determinando nel Movimento 5 stelle, l’altro partito uscito malconcio dalle urne toscane.

Qui la contestatrice è Chiara Appendino che imputa a Giuseppe Conte troppa simpatia, o per meglio dire subalternità, al Partito democratico: curiosamente è la medesima critica che Pina Picierno e gli altri riformisti rivolgono a Elly Schlein, segni che dicono che l’amalgama non funziona tanto bene.
Sono tutti scricchiolii – quelli nella Lega sono senz’altro i più seri, non fosse altro che se fibrilla un partito della maggioranza è tutta la coalizione di governo che ne risente – che potrebbero dare vita a sviluppi nuovi nella fisionomia dei due poli. Senza dimenticare che il famoso centro sembra muoversi. In Toscana Casa riformista ha quasi doppiato l’avvocato del populismo, anche giovandosi del nome di Eugenio Giani nel simbolo, una mossa che, a quanto si racconta, Elly Schlein potrebbe aver caldeggiato.

 


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