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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
SAN GIULIANO
Marchetti (Cgil): i ricatti sul lavoro non portano da nessuna parte

9/1/2011 - 7:26

INTERVENTO
 
I RICATTI NON PORTANO DA NESSUNA PARTE, L’ESPERIENZA PIAGGIO
 
SAN GIULIANO - I lavoratori della FIAT saranno chiamati a decidere e saranno soli davanti all’urna e sarà il loro futuro che è in discussione.
Non è un Referendum normale, non è una scelta come le altre, non è giusto che le persone siano chiamate ad una scelta di questo tipo. Ma come si può dire ad un lavoratore, se non dai il tuo consenso io vado ad investire da un'altra parte e tu puoi rimanere senza lavoro e chi ha responsabilità non dice nulla, e chi è all’opposizione, una parte, condivide.
Dicono che il mondo è cambiato e che ora dobbiamo misurasi con la globalizzazione, e che queste sono le condizioni. Sappiamo benissimo che questo non è vero e vorrei porre solo due domande a questo proposito.
Se i lavoratori FIAT accettano quel piano, il costo delle auto FIAT diminuisce? Le persone non comprano le auto fiat perché costano di più e i lavoratori hanno troppi privilegi? Suvvia.
Una situazione quasi analoga successe alla Piaggio di Pontedera nel 1992.
 
La Piaggio era in crisi dal 1984, una crisi soprattutto dei prodotti, con l’entrata in crisi della Vespa, l’azienda era incapace di saper accogliere la sfida che veniva dai costruttori giapponesi delle 2 ruote, basata sulla innovazione dei prodotti.
Alla fine dell’80 e i primi anni 90 erano frequenti i cambiamenti dei gruppi dirigenti della azienda,ed in quel tempo la Piaggio era sana finanziariamente, perché aveva licenziato molte persone ma debole produttivamente.
Poi la crisi si fece ancora più pesante, e fu in quegli anni che il governo (DC, PSI ed altri) stanziò finanziamenti per rilanciare il sud, in realtà erano finanziamenti a pioggia senza alcuna politica industriale degna di questo nome. In quel periodo il governo propose 64 miliardi di lire alla PIAGGIO se avesse portato le sue produzioni al SUD.

 

 La Piaggio accettò subito la proposta, ma la proposta fu accolta anche da tutte le organizzazioni sindacali a livello nazionale. Erano d’accordo la CGIL-CISL-UIL, E la FIOM-FIM-UILM Nazionali. Dovete accettare, ci dicevano, perché se non accettate la Piaggio chiude e porta le sue produzione nel sud est asiatico, la Piaggio già guardava a quei mercati. Noi non eravamo convinti che quella fosse la soluzione, ed insieme a noi c’erano il comune di Pontedera, con l’allora sindaco Enrico Rossi, c’era la Regione Toscana il cui presidente era Vannino Chiti. Ed una notte anche noi ci trovammo a dover decidere. Infatti l’operazione si poteva fare se erano d’accordo anche le organizzazioni territoriali e di fabbrica in particolare. Ci trovammo in un grande albergo romano, con l’azienda, i sindacati nazionali e noi di fabbrica.

 

Eravamo all’ultima fase della discussione e dovevamo decidere altrimenti svanivano i finanziamenti, e se noi di fabbrica e provinciali avessimo detto di si l’operazione partiva.
Dovete accettare, cosa gli direte ai lavoratori quando a causa vostra saranno senza lavoro e la piaggio investirà all’estero? Questo era quello che ci dicevano. Ma noi, in particolare noi della delegazione della Fiom, di fabbrica e provinciale, segretario era Moreno Bertelli, dicemmo di no. in tre ci assumemmo questa responsabilità, e gli altri locali ci vennero dietro. Poi dopo tutto più facile, ma in quel momento, era sulle nostre spalle che ricadeva la responsabilità e ce la assumemmo fino in fondo, dicendo di no a quello che era un ricatto.
Avevamo un'altra idea, non era cosi, che si affrontava la crisi, e quella partita col concorso di tutte le istituzioni locali la vincemmo. Nuovi prodotti, l’università nei capannoni Piaggio, e via dicendo, certo non tutto a funzionato, ma se oggi la Piaggio è ancora a Pontedera e da lavoro ancora a tante persone è anche grazie a quella scelta.
Ma era tremenda la responsabilità che dovevamo assumerci in quel momento.
I ricatti e le forzature senza prospettive non portano da nessuna parte, valeva ieri per la Piaggio e per tante fabbriche che si sono trovate in queste condizioni, e vale oggi per gli operai della FIAT.
  
FRANCO MARCHETTI (Spi Cgil)

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