Con questo articolo termina la seconda serie di interventi di Franco Gabbani, attraverso i quali sono state esaminate e rivitalizzate storie e vicende del nostro territorio lungo tutto il secolo del 1800, spaziando tra fine '700 e inizi del '900 su accadimenti storici e vite di personaggi, che hanno inciso fortemente oppure sono state semplici testimonianze del vivere civile di quei tempi. Il ricercare informazioni e documenti ha richiesto un grandissimo impegno per Franco, ricompensato dall'interesse dimostrato dai lettori, decisamente significativo.
VECCHIANO «La balena è morta per malnutrizione, aveva poco cibo a disposizione». A svelare il mistero sulla fine della Moby Dick spiaggiata sull’arenile di San Rossore, è il prof. Stefano Dominici, del museo di storia naturale dell’ateneo di Firenze.
Lo scienziato ieri ha lavorato tutto il giorno intorno all’enorme carcassa del cetaceo, divenuta una sorta di attrazione per curiosi e pescatori.Decise le modalità di trasporto e smaltimento dei resti del cetaceo. Le autorità di San Giuliano Terme, coadiuvate dagli altri enti coinvolti a vario grado nella vicenda, hanno stabilito che la carcassa sarà trasportata a largo e affondata, forse già oggi.
La balenottera dunque tornerà nel suo habitat naturale, probabilmente proprio nel Santuario dei cetacei, quello spicchio di mare compreso tra Francia e Italia in cui vivono delfini, balene, capodogli. E cosa ancor più importante, la sua morte non sarà occorsa invano, stando a quanto hanno spiegato gli esperti e i biologi intervenuti per studiare l’esemplare: «Le carcasse dei grossi cetacei sono risorse energetiche importantissime per l’ecosistema marino - ha spiegato Dominici - Pertanto studieremo le comunità di vertebrati e invertebrati che si svilupperanno e troveranno nutrimento intorno a questi resti».
Intanto un gruppo di studiosi dell’università di Padova si è occupato di verificare se la balena fosse affetta da patologie o infezioni, mentre un team dell’ateneo senese ha prelevato dei campioni di tessuto per sottoporli agli esami ecotossicologici, utili a capire se la morte dell’animale è stata determinata da particolari sostanze presenti in mare. Un’ipotesi che al momento sembra da escludere: «La situazione delle acque della fascia costiera è sotto controllo e risulta buona, soprattutto nella zona di San Rossore», spiega Fabrizio Serena, responsabile dell’area mare di Arpat.
La presenza di una grossa cicatrice sulla pinna dorsale dell’animale ha confermato che si tratta della stessa balena avvistata giovedì scorso al largo di Carrara e domenica nei pressi di Viareggio.
Inoltre ieri è circolata la notizia che lo scheletro della Moby Dick toscana sarà affidato al Parco di San Rossore, ma ancora non vi sono conferme in tal senso.«Mi sembra prematuro parlare di questo argomento - spiega il presidente Giancarlo Lunardi -. Nella storia di San Rossore questo è un fatto quasi unico, se si esclude un altro incidente analogo avvenuto negli anni Cinquanta ma dove l’animale era di dimensioni minori. Al di là del dispiacere per quanto avvenuto, adesso abbiamo un interesse scientifico legato agli esiti del progetto di ricerca. Allo stesso tempo siamo attenti al fattore "tutela ambientale" visto che con le Secche della Meloria, anche il parco di San Rossore fa parte della partita del Santuario dei cetacei».