Con questo articolo termina la seconda serie di interventi di Franco Gabbani, attraverso i quali sono state esaminate e rivitalizzate storie e vicende del nostro territorio lungo tutto il secolo del 1800, spaziando tra fine '700 e inizi del '900 su accadimenti storici e vite di personaggi, che hanno inciso fortemente oppure sono state semplici testimonianze del vivere civile di quei tempi.
“Va riorganizzato il servizio, la sanità pubblica è un bene comune”
Siamo al Santa Chiara o a Cisanello, uno dei migliori ospedali italiani, un ospedale di avanguardia nel mondo civile. Fa piacere a tutti vivere in una città dove esiste un alto livello di professionalità in una struttura sanitaria. Qualche anno fa mia madre è stata operata d’urgenza, ha passato un mese nelle stanze ben attrezzate e sterili della rianimazione al pronto soccorso del Santa Chiara e un altro mese a Cisanello nel reparto di Pneumologia e fisiopatologia respiratoria. Ho pensato più volte che, senza tutta questa competenza, struttura e organizzazione, forse non ce l’avrebbe fatta. Ora è a casa, sta abbastanza bene, e scherzando le dico: “Mamma, quanto sei costata alla mutua?”. Accetta lo scherzo e ride. Mia madre richiede sempre la compagnia di qualcuno, esce poco e non sa che questa rubrica deve molto al fatto che la domenica mattina, dopo colazione, mentre lei riposa ancora un po’, io sono nella stanza accanto alla sua camera. Questa domenica mi colpisce una foto di Sanguineti e la sua faccia accanto a questo verso:
e, lo vedi, / è la vita:
Quando entro in ospedale, anche se tutto è nuovo e sembra organizzato per il pronto intervento, la mia impressione è sempre di spaesamento. Parlo con un infermiere della Rianimazione Seconda della Neurochirurgia Giambattista Marranchelli, che è anche Rsu Cobas. Di questa scelta dice di non essersi pentito, “perché, conoscendomi, non potevo stare con chi tende a conciliare sempre dalla parte della direzione”.
Il sindacato delle Professioni infermieristiche, tutte le organizzazioni sindacali compreso la vostra hanno denunciato le carenze di personale al Santa Chiara e Cisanello, ma l’Azienda ospedaliera pisana ha dichiarato che i livelli di assistenza ai pazienti sono stati sempre rispettati.
Solo in parte corrisponde a verità, poiché i livelli di assistenza sono rispettati con grossi sacrifici degli operatori che tappano i buchi provocati dalla mancanza di personale. Per esempio, poco fa la mia referente infermieristica mi ha telefonato per chiedermi se potevo raddoppiare la notte per sostituire una collega in malattia. Naturalmente ho accettato ma non sempre siamo disponibili. Quindi, invece di fare un turno di 24 ore, ne faccio uno di 34 ore. Le dieci ore in più vanno in recupero e quindi non pagate. Dunque, il livello di assistenza è stato garantito, ma questo significa che la mia collega in malattia verrà sostituita nei giorni di lavoro da almeno tre operatori che faranno doppio turno oppure saltano il giorno di riposo. Questo perché non c'è personale dedicato a coprire le urgenze e i servizi ai cittadini vengono sostenuti sempre dallo stesso personale che lavora nel dipartimento o nella sua unità operativa.
Ultimamente si è verificata una situazione caotica al Centro prelievi di Cisanello.
Le criticità del centro prelievi di venerdì 6 febbraio sono state causate dall’assenza per malattia di due infermieri. Le lunghe file di attesa all'accettazione e per il prelievo sono state causate dalla mancanze di risorse non prontamente disponibili alla sostituzione improvvisa. Solo dopo sono stati sostituiti da personale di altra unità operativa, ma i ritardi ormai erano irrimediabili. Comunque un plauso alle colleghe che hanno lavorato con responsabilità in un ambiente che non era il loro. La storia si ripete ed è sempre riconducibile alla mancanza di personale. Bisogna anche dire che la struttura del centro prelievi di Cisanello non è più idonea a elargire le prestazioni di anni fa, poiché il personale è lo stesso, ma sono cambiati gli aumenti di flusso e solo grazie alla serietà e bravura e alla professionalità degli operatori non si verificano quotidianamente casi come quello di venerdì.
Questo immenso ospedale dove è meno "ospitale" , dove sono più evidenti le carenze di personale?
Passiamo dal centro ticket o dallo stesso Pronto Soccorso nuovo in cui sono aumentati gli spazi, ma i tempi di attesa sono uguali a quelli di Santa Chiara. Ho letto che il capo del dipartimento parla bene della nuova struttura, dice che c'è stato un aumento esponenziale di accessi e ricoveri, ma non dice dei tempi di attesa e delle carenze di personale. Con il blocco delle assunzioni e meno personale si allungano ulteriormente le liste di attesa e i pazienti si dovranno rivolgere al privato. Quanto tempo ci vuole prima di fare un esame diagnostico. Purtroppo i tempi di attesa per un esame diagnostico sono la spina nel fianco della nostra azienda e della sanità italiana. Tempi lunghissimi per una risonanza (in media 40 -50 giorni) va meglio per una tac (in media 25-30 giorni), mentre per visite ambulatoriali si parla di mesi tramite il centro di prenotazione unica (CUP) che ti può dirottare anche fuori città (Volterra, Pontedera, ecc.). Per Tac e RM i tempi di attesa si possono capire, perché più fattori interferiscono tra loro: urgenze, risorse non adeguate, rottura delle macchine; ma per una visita ambulatoriale non si possono accettare mesi di attesa mentre una visita privata (pagata profumatamente) si ottiene in brevissimo tempo (massimo una settimana). San Rossore e la libera professione (intramenia) sono l'anticamera dell'ingresso della nostra azienda.
L'Azienda qualche giorno fa sulla stampa locale ha promesso l'assunzione di 90 operatori "per far fronte alle carenze di organico"; con queste nuove assunzioni sarà risolto il problema della mancanza di personale?
No, questi numeri, se mantenuti, saranno dilazionati nell'anno, quindi le sofferenze continueranno ad esserci. Mancano ancora 40 infermieri, niente sull’assunzione dei tecnici, di personale della riabilitazione e amministrativi per adeguare la dotazione degli organici. Quindi il problema della carenza di personale rimane. E poi dal momento che non c'è un accordo scritto non vorrei che fossero solo promesse per tranquillizzare le parti dopo la rottura in trattativa e la richiesta di sospensione da parte dell'azienda. Abbiamo abbandonato il tavolo della trattativa perché i numeri sono insufficienti a garantire i carichi di lavoro attuali.
Ridurre la spesa sanitaria è giusto se significa eliminare eventuali sprechi, è stato così oppure per esempio la vicenda del presidio socio-sanitario di Mezzana ci dice che siamo in presenza di tagli indiscriminati.
Quello di Mezzana non è l'unico distretto a chiudere, anche quello di San Giusto - San Marco (più funzionale e con un flusso maggiore di utenza) sta per chiudere. La chiusura di centri di raccolta assistenziali (distretti) determina un aumento di flusso in quelli maggiori e quindi anche verso la nostra azienda (centro prelievi, per esempio) con un ritardo delle prestazioni e dei servizi. Chiudere i distretti sanitari e mandare tutti a Pisa crea problemi soprattutto alle persone anziane. Si parla di ottimizzare le risorse, di sacrifici, di tagli e poi si spreca carta, farmaci, guanti, si occupano sale per interventi che si possono fare ambulatorialmente.
Saluto e ringrazio Giambattista che ha parlato con me dopo una dura nottata di lavoro in rianimazione. Incontro una mia cara e vispa amica infermiera a cui lascio l’ultima parola: “È anche un problema logistico, va riorganizzato il servizio e noi critichiamo perché ci teniamo alla sanità pubblica, è il nostro bene comune”.