L'analisi del nuovo articolo di Franco Gabbani si sposta questa volta nel mondo di un associazionismo antesignano, le confraternite, necessarie per togliere dall'isolamento e dal mutismo le popolazioni delle campagne, anche se basate esclusivamente sui pricipi della religione.
E d'altra parte, le confraternite, sia pur "laiche", erano sottoposte alla guida del parroco.Sono state comunque i primi strumenti non solo di carità per i più bisognosi, ma soprattutto le prime esperienze di protezione sociale verso contadini ed operai.
“Da una stanza tutta per sé a una casa tutta per noi”
Ah, finalmente sono tornato alla Casa della donna di Pisa, in via Galli Tassi n° 8! C’ero stato l’anno scorso in occasione dei festeggiamenti dei primi 20 anni di questa associazione, ma ero rimasto nel cortiletto fuori, forse perché una voce dentro di me sussurrava: Stai attento, lì dentro si lotta un po’ anche contro di te. Quest’anno invece ho dato ascolto a una voce più forte dell’altra che mi ha detto: L’hai visto il corteo imponente del 13 febbraio? Mettiti in gioco, vai in cerca di autenticità, meglio che entri.
Sono entrato e ho visitato tutte le stanze. Mi ha accompagnato Giovanna Zitiello, coordinatrice del Centro antiviolenza. Giovanna mi ha accompagnato nella saletta riunioni, gremita di donne che discutevano di un libro appena uscito: Come un uccello in volo dell’autrice iraniana Fariba Vafi. Sono intervenute la traduttrice dal persiano e una studiosa della società iraniana. Accanto a queste due giovani studiose c’era la Presidente della Casa della donna Virginia Del Re, che ha letto alcune pagine di questo romanzo molto premiato in Iran e una donna persiana che ci ha fatto assaporare il gusto della lettura in lingua originale.
Io ho da principio ero preso da un pensiero forte e non riuscivo a seguire bene. Pensavo al subbuglio che percorre il Maghreb e il Vicino oriente. Ai giovani ribelli maghrebini, alla guerra in Libia, al sangue, ai feriti, ai morti, alle fosse sulla spiaggia, ai profughi, alle armi che vendiamo al Colonnello (per oltre 205 milioni di euro nel 2009). Ma le relatrici, così esperte e informate della cultura e della società persiana, piano piano mi hanno catturato, ho seguito il filo del loro ragionamento e ho capito quanto le mie idee sull’Iran siano lontane dal realtà di oggi. Mi è tornato in mente il film I gatti persiani, premiato a Cannes nel 2009, dove si vedono i giovani iraniani (70% della popolazione) esprimere le loro idee ribelli nella letteratura, nel cinema e nella musica unite alla richiesta di libertà.
Dopo la presentazione del libro, ho gustato un tè insieme a Giovanna e abbiamo conversato sulle molteplici attività, gruppi e servizi della Casa della donna. Il Centro antiviolenza è costituito dal Centro ascolto e accoglienza e dall'ospitalità nella Casa rifugio per donne maltrattate. È strutturato in un percorso che va dal primo contatto di ascolto telefonico (“Telefono Donna”: 050-561628) ai colloqui di accoglienza con supporti psicologici; dal servizio di consulenza legale “per sostenere la donna maltrattata in percorsi di uscita dalla violenza e nel suo nuovo progetto di vita fino, se necessario, alla Casa rifugio”. Puntualizza Giovanna: “Tutti i servizi sono gratuiti, i dati anonimi e strettamente riservati”.
Le altre attività ruotano attorno ai numerosi gruppi di interesse che si occupano di scrittura, lettura, storia del movimento femminista, donne e carcere. Il gruppo Donne e carcere “è formato da donne che dal 2009 hanno stabilito un contatto ed una relazione con le donne detenute nella casa circondariale Don Bosco di Pisa”, dice Giovanna. E poi aggiunge: “Dal 2002 è attivo il progetto Imparare l’italiano, un servizio educativo e di alfabetizzazione per donne migranti”. Quando chiedo altri dettagli Giovanna precisa: “Naturalmente c’è un Consiglio della Casa e un corso di formazione annuale per giovani che decidono di fare le volontarie in questa Associazione”.
Poi Giovanna mi ha mostrato la sala dove si trova la Biblioteca: custodisce 4000 testi e 100 riviste, è gestita da un gruppo di volontarie e Giovanna ricorda: “Il nucleo originario è costituito dal fondo Centro Documentazione Donna risalente ai primi anni ’80”. A questo punto mi sono sentito un po’ a casa mia. Giovanna ha detto che la Casa della donna è anche “un luogo di incontro intergenerazionale e di promozione di iniziative politiche. Qui, per esempio, si riunisce il Comitato 13 febbraio, formato da tante associazioni che hanno organizzato la grande manifestazione pisana. L’entusiasmo è alle stelle e c’è la volontà di continuare a organizzare insieme iniziative pubbliche e momenti di lavoro comune principalmente su due temi: lavoro e prostituzione”.
Ci siamo fermati davanti a un manifesto che richiamava le origini della Casa, vent’anni fa, giusto quando ho avuto la fortuna di conoscere Giovanna, che mi ha infine parlato della storia della Casa della donna. La richiesta di un luogo femminista ebbe il suo primo impulso nel 1978 con “una raccolta di firme di donne per chiedere agli Enti locali uno spazio autogestito pubblico dove potersi incontrare, discutere, organizzarsi”. Seguì un’occupazione simbolica della palazzina di via Galli Tassi da parte di giovani femministe ribelli. Giovanna ricorda: “Allora si costituì il circolo culturale Centro della Donna per iniziativa del Collettivo femminista e dell’Udi. La decisione di percorrere la strada del confronto con le istituzioni si è rivelata proficua e l’8 marzo 1990 finalmente entrammo nella casa di via Galli Tassi dove siamo ancora oggi”.
Quando saluto Giovanna penso a una donna che è rimasta fedele alla sua gioventù. Esco nel delizioso giardino su cui si affaccia il balcone semicircolare che guarda l’orto botanico. Una geografia delle emozioni che sembra dire: Benvenute e benvenuti alla Casa della donna. E mi passa un po’ (ma solo un poco) il rimpianto di quando ero un giovane ribelle.