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Una serata di storie, sapori e voci.

Abbiamo scelto un gustoso menù vegetariano e un filo rosso di racconti: Silvia Belli condurrà l’incontro, presentandoci alcuni autori MdS; Daniela Bertini darà voce a brani tratti dai loro libri.

Con il biglietto è incluso un libro MdS a scelta dal catalogo: lo scegliete voi, al tavolo.

Mi dicono di non guardare certe trasmissioni e infatti .....
E invece elezione confermata, spiace.
. . . . visto che ormai va a votare meno della metà .....
. . . della destra, esasperando i propri elettori, .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Passo dopo passo
Vivo oltre il dolore
Ma poi piango senza trattenere
E mi sciolgo come neve al sole
In ogni gesto c'è sapore
Ricordi di te
Già .....
Nessun colpevole, per quel povero ragazzo che si e tolto la vita a causa del bullismo, chi sapeva ha taciuto e non vuole responsabilita; dico questo .....
FINALMENTE DOMENICA!
Ovidio Della Croce
TEMA. Hai vissuto il 150° dell’unità d’Italia: esprimi le tue impressioni

20/3/2011 - 9:18

Svolgimento
 
Quando mi sono svegliato, il 17 mattina, ero di buon umore e ho ripensato alla “Notte Bianca Rossa e Verdi”. Poco prima delle dieci, in Ponte di Mezzo, ho incontrato un mio amico vestito da garibaldino e nella calca ho trovato una coccardina tricolore per terra. Davanti alla statua di Garibaldi ho ascoltato il coro degli studenti del mio vecchio Liceo Scientifico “Dini” e della Filarmonica Pisana diretti dal Maestro Giovanni Del Vecchio (animatore bravissimo anche dei coretti e concerti di Pisani a Putzu Idu). Dietro la banda del maestro Paolo Carosi, mentre andavamo al Teatro Verdi, mi viene fatto di intonare canzoni e marcette imparate quasi mezzo secolo fa alle elementari, ecco che incontro mia figlia Laura e le regalo la coccardina tricolore che ho trovato per terra. Penso a come sarebbe bello che i diciottenni e le diciottenni come Laura fossero chiamati, il 2 giugno, dai Sindaci di Calci, San Giuliano e Vecchiano e in ogni comune d’Italia, a giurare lealtà alla Costituzione come atto di passaggio per diventare cittadini e cittadine consapevoli dei diritti e dei principi che li legano agli altri.
 
Quando è iniziato il gioco comico tra l’orchestra, sotto il palco, che suonava “Fratelli d’Italia”, e il coro, sopra, che intonava “Tanti auguri a te”, al Verdi c’erano tante facce sorridenti e solo posti in piedi. Ho assistito alla lettura dei primi articoli della Costituzione da parte dei lavoratori del Teatro e degli allievi della Scuola d'italiano per migranti del "Comedor Estudiantil Giordano Liva", Associazione che aderisce al “Progetto Rebeldía”. Li hanno letti nelle loro prime lingue e in Italiano. Nessuno ha urlato: “Va fuori d’Italia / va fuori straniero”.
 
Nel foyer brindo con amici e amiche. Scambio due parole con Maria Valeria Della Mea, che lavora al Teatro Verdi. Le dico che questa festa di compleanno, priva di retorica, mi è piaciuta molto e lei mi racconta come, con poco e nonostante i tagli alla cultura, sono riusciti ad organizzare questa serata grazie al contributo volontario di molti artisti e lavoratori. E poi mi dice: "stasera si è ribadito che il Teatro Verdi è dei cittadini e delle cittadine". Saluto e torno verso casa ripensando allo zio di Maria Valeria, il grande Ivan che, poco prima di morire, cantò a Molina di Quosa una versione dell’"Internazionale" con le parole del poeta Franco Fortini che mi fece salire i brividi sulla schiena.
 
La mia unità d’Italia l’ho trovata a scuola. I ragazzi, quest’anno, mi hanno inondato di coccardine e bandierine tricolori. Appassionato di figurine fin da bambino, ricordo che proprio sui banchi di scuola si è formato il mio primo sentimento di patriottismo democratico, grazie ai libri illustrati e alle figurine che scambiavo con i compagni e attaccavo con la Coccoina sugli album del Risorgimento.
 
A scuola, grazie a storici come Giorgio Candeloro e Claudio Pavone, penso di essermi fatto un’idea non dogmatica di Risorgimento. Ho studiato gli eredi della grande tradizione liberale e Gramsci con la sua idea di Risorgimento come ”rivoluzione mancata”, ho pensato all’esclusione di forze popolari cattoliche e socialiste dai primi governi come tara principale dello stato unitario e ho rifiutato l’idea deprimente che il fascismo fosse il naturale punto d’arrivo della storia nazionale. Ma fu una mattina degli anni Settanta, all’Università, in un’affollata assemblea studentesca nella Facoltà di Lettere e Filosofia, che capii meglio cosa significa Italia unita. Me lo spiegò Teresa Mattei, emblema delle staffette partigiane, deputata all’Assemblea Costituente. Parlava con toni appassionati della Resistenza e della Costituzione. Raccontò dell’unità dei partigiani: quelli con i fazzoletti verdi di Giustizia e Libertà, quelli azzurri filomonarchici e quelli rossi delle Brigate Garibaldi. Eh sì, per fa risorgere l’Italia ci son voluti i partigiani e le loro Repubbliche che anticiparono la democrazia. Li chiamavano “banditi”, ma la maggioranza di loro si chiamavano “garibaldini”. Partì un fragoroso applauso e ci alzammo tutti in piedi.
 
Il giorno della festa mi sono dedicato alla lettura del libro "Sublime madre nostra. La nazione italiana dal risorgimento al fascismo" di Alberto Maria Banti, docente di storia contemporanea dell’Università di Pisa e studioso del Risorgimento. La tesi che Banti sostiene in questo libro è la seguente: “le radici del nostro essere italiani oggi si trovano nella Costituzione”. Mi è piaciuta una risposta dell’autore alla domanda: che cos’è la patria?
 
“Ubi bene, ubi patria:
dove stai bene, quella è la tua patria”.
 
Con questo detto latino che piaceva a Voltaire e che piace anche a me, festeggio il primo giorno di primavera, “Giornata mondiale della poesia”.
 
Post scriptum
Dopo tanto sventolare di bandiere e risuonare di inni che richiamano lontani eventi bellici, un gioiellino musicale che evoca una tenue speranza per il futuro.
 


 

 

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30/3/2011 - 16:41

AUTORE:
Italienne

Come mai ritiene che la costituzione sia un accordo al ribasso fra comunisti e democristiani? A partire da quali articoli lei ritiene che sia così? E poi, dice che dovrebbe essere aggiornata: ci spiega quali parti riguarderebbe tale aggiornamento e perchè? E cosa proporrebbe in alternativa?

28/3/2011 - 17:42

AUTORE:
Giacomo Mannocci

Caro Ovidio,
il patriottismo costituzionale lo lascio volentieri alla sinistra e a .... Gianfranco Fini (il quale, non avendo mai creduto in nulla, per ora si esalta con questa espressione). Sia chiaro: rispetto la Costituzione, la osservo scrupolosamente ma non la beatifico. Anzi per me è stata un compromesso al ribasso tra socialcomunisti e democristiani. E poi molti articoli sono stati volutamente ignorati tanto dai comunisti quanto dai democristiani: penso non solo alle norme sulla tutela della famiglia, ma anche al ruolo del sindacato, alla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese (il mitico art. 46 mai attuato). Amo l'Italia, mi esalto a pensare alla Sua storia trimillenaria, credo nella Patria, intesa letteralmente come Terra dei Padri, ma considero la costituzione un atto normativo importante che deve essere aggiornato. L'italia - ripeto - non è nata nè nel 1861 nè tantomeno nel 1945.

26/3/2011 - 16:31

AUTORE:
ovidio

In questo centocinquantesimo farei attenzione all’uso disinvolto delle parole “nazione” e “patria”.
“Nazione”: parola di origine latina che indica gruppi di individui con tratti comuni; ma il termine non ha un significato politico.

L’idea che una comunità, unita da elementi condivisi, abbia la sovranità politica su un territorio su cui fonda uno stato è un’idea recente, che trova il suo battesimo nella Rivoluzione francese. Se mai il dato sorprendente è che un movimento di minoranza, nel corso del Risorgimento, sia riuscita ad affermarla creando uno “Stato per la nazione”. Per comprendere cosa si intenda nell’Ottocento italiano per nazione occorre rileggere il libro Cuore di De Amicis: sangue, terra, legami biologici e naturali, lingua e cultura.

Lo Stato-nazione, dunque, non è un dato di natura. Non emerge “da secoli e nei secoli” e non è insito da sempre alla storia d’Italia.
Riguardo alle “pietre” penso che ci sia qualcosa di più e di meglio del “suolo” in cui trovare valori per un “sano patriottismo”.
Per guardare al futuro è necessario riflettere sul passato con una giusta distanza e concentrarsi maggiormente sui dati politico-rappresentativi e costituzionali.

Per esempio, la Lega Nord parla di “indipendenza per il popolo padano”, ma chiedo: ci sarà una Costituzione leghista e quali saranno i suoi valori?
Personalmente preferisco un “caldo patriottismo costituzionale” di questo nostro stato democratico che, pur con mille problemi, ci permette di discutere animatamente anche con elementi che vorrebbero sopprimerlo.

Questo credo di aver imparato meglio leggendo il libro del prof. Carlo Albero Banti, uno dei più accreditati storici del Risorgimento italiani, che ringrazio per il messaggio che mi ha gentilmente inviato.
Ringrazio naturalmente anche tutti gli altri assidui lettori e le altre assidue lettrici che in maggioranza commentano.

26/3/2011 - 9:06

AUTORE:
Giacomo Mannocci

Credo sia necessario distinguere tra Unità d'Italia - valore perenne - e Risorgimento - momento storico contigente. Non è vero che l'Italia è nata nel 1861: la nazione Italiana esiste da secoli e nei secoli è stata protagonista. Nel 1861 è avvenuta solo un'unione amministrativa che - per come è stata realizzata - tanti danni ha creato e crea tuttora. Il Risorgimento in realtà è stata l'apoteosi delle idee massoniche che, con la scusa dell'unità d'Italia, hanno tentato di scristianizzare l'Italia, che nel cattolicesimo romano ha avuto e ha il suo collante più profondo. Come diceva il grande Solaro della Margarita, a cui da tempo ho dedicato i mie studi, "Amo l'italia e mi sento a casa a Roma come a Firenze dove sono orgoglioso delle testimonianze del passato; ma credo sia sufficiente amarla come gli ateniesi e gli spartani amavano la Grecia senza dimenticare le loro poleis".
Infine un ultimo pensiero: alle Terre d'Italia fuori dai confini amministrativi: Istria, Dalmazia, Fiume - terre dove anche le pietre parlano italiano.

26/3/2011 - 8:46

AUTORE:
per la festa del 2 giugno

se ci sono dei sindaci e assessori che vogliono mettere in pratica l'idea del giuramento di lealtà alla costituzione come una specie di rito di passaggio alla maggiore età, come atto necessario per il pieno esercizio dei diritti politici, beh, sarebbe una manifestazione veramente molto bella e a costo zero...

(quest'anno andrebbe anche bene perché, tra elezioni e referendum, gli uffici elettorali devono aggiornare le liste, quindi niente lavoro aggiuntivo)

23/3/2011 - 17:30

AUTORE:
sabrina

Faccio parte di una generazione che a torto o a ragione, non ha mai creduto in certi valori. Il significato di “patria” intesa come “Territorio e popolo che vi risiede, unito da una lingua e dall'uniformità di cultura e tradizioni” ed i concetti “morire, combattere per la patria” “salvare la patria” li ho sempre associati ad una cultura di destra che non solo non mi appartiene, ma anzi che rifiuto e che tento di combattere, da sempre.
Parlando sinceramente, devo ammettere che anche di fronte al tricolore o all’Inno di Mameli, non riesco a sentirmi particolarmente emozionata, anzi tutte quelle bandiere appese alle finestre mi rendono inquieta. Mi viene in mente quando, in un passato recentissimo, mentre io appendevo fiera la mia bandiera arcobaleno e molti altri come me, c’era chi in contrapposizione appendeva il drappo bianco rosso verde. La pace contro la guerra.
Secondo me oggi è cambiato ben poco. E lo dimostra il fatto che mentre tutti, a parte i leghisti, festeggiavano l’Unità d’Italia, già eravamo in guerra.
L’ennesima, sporca, inutile guerra, che nasconde interessi economici taciuti, in nome di chi e di che cosa?
E’ questa la Patria per cui dovrei emozionarmi? E’ questo il Paese unito dall’uniformità di cultura e tradizioni? E’ questo lo stato per cui combattere e morire?
Condivido invece il concetto “Ubi bene, ubi patria:
dove stai bene, quella è la tua patria”, perché è un concetto di libertà, che non ci relega ad uno spazio circoscritto, perché ci fa sentire cittadini del mondo. Del resto il mondo è di tutti, no? Anche di quei Tunisini, Egiziani, Nordafricani, Rumeni, Albanesi, che sbarcano tutti i giorni a Lampedusa e che ci credono, (o almeno lo sperano) che il mondo sia di tutti.

22/3/2011 - 19:05

AUTORE:
Doricchio

Bello come al solito il tuo articolo: ben scritto e pieno di spunti e riflessioni.La canzone poi che hai scelto è tra le mie preferite di Battiato e ogni volta che l'ascolto penso quanto sia disperatamente attuale, vera, desolante...E poi ha in fondo quell'immagine così forte suggestiva e bella di una primavera che pur tardando ad arrivare, ora ne sono certa, arriverà. Anch'io ho festeggiato con il cuore orgoglioso, andando in giro a contare per la città di Lucca le bandiere, con una grande che sventolava della mia finestra appesa ad un vecchio, ma ancora efficiente, pennone. Mio marito la mattina del 16 ha appuntata con un certo orgoglio una coccarda sulla giacca ed alla mia domanda se potesse farlo, se non fosse proibito dal suo ruolo, mi ha risposto "Cosa mi deve essere consentito di essere italiano?" In tribunale tutti gli hanno fatto i complimenti ma era il solo a portare addosso i simboli "manifesti" della sua appartenenza a questa "povera patria". Anche i miei bimbi erano contenti di sfoggiare le coccarde fatte con maestria ed entusiasmo dalla nostra vicina, civilissima ex insegnante in pensione. Questa festa è stata davvero bella: importante per chi ancora crede in questo paese civile, che è consapevole del nostro passato e che spera in un futuro diverso. Un futuro come quello sperato dai nostri antenati risorgimentali e dai nostri recenti antenati padri costituenti. Una festa non retorica ma sentita e fortemente dai più festeggiata con volontà e orgoglio di appartenere ad un'Italia onesta seria civile e democratica. Anche le città del nord hanno risposto con entusiasta partecipazione a questa festa, per dimostrare che non c'é fortunatamante solo la Lega. Allora VIVA quest'Italia e viva questi (la stragrande maggioranza!!!) italiani!!!

21/3/2011 - 16:12

AUTORE:
Ilaria Ferrara

Noi per i 150 anni anni abbiamo esposto sul balcone l'art.11 e l'art.12 della Costituzione, cioè la bandiera della pace e il tricolore.
Adesso ho tolto l'art.12 e ho lasciato da solo l'art.11, anche se il suo arcobaleno è un po'sbiadito.

21/3/2011 - 11:40

AUTORE:
luigi

mi e' piaciuta la foto
della coccarda e della costituzione dentro la pianta

20/3/2011 - 13:31

AUTORE:
antonietta timpano

Ho visto e ascoltato bambini, a scuola, intonare l'inno d'Italia, con partecipazione ed entusiasmo.

Ho visto e ascoltato uno , tra loro, anni 8, con gravi disturbi del comportamento, cantare partecipe l'inno nazionale e la bambina dagli occhi a mandorla con ritardo cognitivo, cantare l'inno e i piccoli di 6 anni , cantare insieme ai più grandi, con tale serietà e compostezza , da catalizzare l'attenzione e sbloccare le lacrime.

In quel momento mi sono chiesta se, il senso di appartenenza ad un ' popolo', potesse tramandarsi ,da una generazione all'altra,per via biologica e non solo per cultura .E' quello che si chiama istinto sociale. E' questo?? vuol dire questo appartenere ?

Forse ciò che serve alla sopravvivenza del genere umano viene tramandato per via biologica prima che culturale. La natura ,forse, non si fida dell'educazione nè della cultura tramandata , per salvaguardare la sua creatura più evoluta: l'uomo.
Come fidarsi, infatti, di una educazione , familiare o scolastica , che segue le mode e le ideologie e che muta , non sempre verso l'evoluzione?
Il senso di appartenenza ad un popolo , è fondamentale per la sopravvivenza del popolo stesso ma anche dei suoi singoli componenti.
Questo senso di egualitè ,che è un sentirsi vicini e uguali, lo hanno dimostrato anche i bambini della mia scuola. TUTTI!! non hanno aspettato che fossimo noi , con le nostre lezioni di storia, approssimative e melenze, ad infonderlo nelle loro anime fresche e anche antiche.

20/3/2011 - 13:28

AUTORE:
antonietta timpano

Ho visto e ascoltato bambini, a scuola, intonare l'inno d'Italia, con partecipazione ed entusiasmo.

Ho visto e ascoltato uno , tra loro, anni 8, con gravi disturbi del comportamento, cantare partecipe l'inno nazionale e la bambina dagli occhi a mandorla con ritardo cognitivo, cantare l'inno e i piccoli di 6 anni , cantare insieme ai più grandi, con tale serietà e compostezza , da catalizzare l'attenzione e sbloccare le lacrime.

In quel momento mi sono chiesta se, il senso di appartenenza ad un ' popolo', potesse tramandarsi ,da una generazione all'altra,per via biologica e non solo per cultura .E' quello che si chiama istinto sociale. E' questo?? vuol dire questo appartenere ?

Forse ciò che serve alla sopravvivenza del genere umano viene tramandato per via biologica prima che culturale. La natura ,forse, non si fida dell'educazione nè della cultura tramandata , per salvaguardare la sua creatura più evoluta: l'uomo.
Come fidarsi, infatti, di una educazione , familiare o scolastica , che segue le mode e le ideologie e che muta , non sempre verso l'evoluzione?
Il senso di appartenenza ad un popolo , è fondamentale per la sopravvivenza del popolo stesso ma anche dei suoi singoli componenti.
Questo senso di egualitè ,che è un sentirsi vicini e uguali, lo hanno dimostrato anche i bambini della mia scuola. TUTTI!! non hanno aspettato che fossimo noi , con le nostre lezioni di storia, approssimative e melenze, ad infonderlo nelle loro anime fresche e anche antiche.