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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

. . . quanto ad essere informato, sicuramente lo sono .....
Lei non è "abbastanzina informato" si informi chi .....
. . . è che Macron vuole Lagarde a capo della commissione .....
"250 giorni dall’apertura del Giubileo 2025: le .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
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In risposta a: del
mare
AUTORE: innamorata dell'amore
email: -

4/5/2012 - 22:45

I raggi del sole fendono l'acqua
cristallina,
azzurra,
chiara.
Sul fondo losanghe mobili appaiono
e poi
il silenzio ...
Qualche pesce incontra il mio viaggio.
Pace, assenza,
essere fuori dal tempo e dallo spazio,
in un attimo di semplice eternità.




In risposta a: del
l'atmosfera di maggio banalità in amore!?
AUTORE: l' atmosfera di maggio................by ff poeta
email: -

1/5/2012 - 17:26

tre mesi lontano da te
mi han fatto stare lo sai molto peggio
non credo ci sia solo un perché
ma senza di te non sono me stesso
come un cappuccino senza il caffè

ti voglio raccontare il viaggio
adesso mentre ti spoglio
non dirmi che vuoi un assaggio
ci vuole il giusto momento

respirare senza di te
è come avere un senso di smarrimento
come prendere dei colpi di karate
e senza fiato poi restare di gesso
come un malato senza il tuo te'

ho portato con me un ricordo
profumi di fiori di maggio
e una poesia scritta su un foglio
adesso se vuoi te la leggo


la tua pelle sulla mia
la mia mano nella tua
due corpi che sembrano uno
come avere lo stesso pensiero
fissando uno sguardo lontano
non c'è bisogno che ti dica ti amo
i miei occhi che vedi parleranno per me
attraversando un tuo sogno vicino
perché mi hai detto che vuoi un bambino
anche se non c'è bisogno di prove d'amore
è per questo che stiamo ancora qui insieme
ma ora accendiamo quelle candele
per gustare quell'attimo di una semplice frase
che nasce solo dal cuore.......................................




In risposta a: del
poesia oltre il volo nel cielo
AUTORE: poesia
email: -

29/4/2012 - 18:01

Oltre quel volo nel cielo
AUTORE poeta by ff estratto da versione musicale più lunga

Stringimi forte, stai qui con me
oltre la morte tu dimmi di te
cosa fai nella vita ,sogni o fatica....
fuggiamo insieme
da queste nostre oscure catene
io e te poi lasciamo morire le nostre paure ,
dimmi di te , si dimmi di te.

Getta la sorte, tu parla con me
ti faccio la corte io muoio per te
ma quanta fatica, sogni di sfida.....
sciogliamo le vele
da questa nostra vita da fame
perché noi possiamo fugare le nostre sciagure,
vivo per te , io vivo per te.

Ma non dirmi proprio oggi che ti senti stanca
noi due soli partiamo per pianeti distanti
e per sempre fuggiamo da tutti i nostri tormenti
perché tu lo sai che t' amo e sono sincero.
abbracciami forte e lasciami senza respiro......

a te il coraggio di vivere io lo so non ti manca
tu insegnami ancora a non sentir più dolore
se tu vivrai insieme con me raccoglieremo l' amore
insegnami inoltre a non sentirmi più solo
portandomi oltre quel limpido volo nel cielo.




In risposta a: del
il dolore nel cuore
AUTORE: poeta by ff
email: -

25/4/2012 - 15:51

Per i nostri vecchi almeno compriamo loro un salva la vita ........
autore poeta by ff


Si vedeva che quel vecchio solo avea pianto
quando l'ambulanza riuscì a trovare quel posto a stento , disperso ma immerso in una città che soffoca e dimentica i propri anziani
nulla gli aven lasciato nulla nemmeno un ricordo
solo delle vecchie foto sbiadite ingiallite dal tempo
che lui teneva strette a se con quella poca forza che gli era rimasta
con la sua mano inaridita dal sole si toccava la fronte e tutto tremante
pianse e ancora pianse e poi cercò di spegnere il televisore
senza più riuscire ad ascoltare le parole che vi uscivano ormai confuse tra la finzione
e la realtà di quel momento di dolore e di ricordo
se ne era andato così , via col vento in quello stesso giorno del suo amico
l'ultimo amico che avea
con lui aveva fatto la guerra e la resistenza avea diviso amori e quei pochi soldi che gli eran rimasti
e tanta pazienza tra gioie e difficoltà
ma non era riuscito a causa dell'infame tempo che passa ed alla sua veneranda età
a mantenere la promessa di dargli quell'ultimo saluto
ed allora poi cercò rifugio nel telefono ma a stento ricordava i numeri e leggere più quasi non sapea
gli occhi di cateratta immobili ormai vedean sbiadito
su quell'agendina vecchia di sessant'anni fa
il cuore avea ceduto e cio che è più grave che nessuno per due giorni se ne era accorto
solo un vicino più dubbioso che umano avea poi dato l'allarme
e i barellieri , il fabbro e i carabinieri il vecchio l'avean trovato così inerme e solo seduto
con ancora il telefono scivolato lungo il collo e il posa mano
della sua poltrona che da vivo fu
il suo rifugio il suo letto e la sua confidente........perchè quasi più nessuno gli parlava in questo mondo ormai indecente




In risposta a: del
l'eco della voce
AUTORE: poeta ff 23
email: -

22/4/2012 - 11:53

Lui gridò lontano in cima al colle
e l'eco la sua voce gli rubò
tornando indietro
di lei e della sua vita gli parlo'
nulla a lui noscose
parlandogli anche delle spine
e non solo delle rose
raccontò giorno dopo giorno
il trascorso quotidiano
di quella che una volta
fu per lui compagna
lui stette ad ascoltare quelle sue parole
ma erano pesanti come pugno al cuore
gli odori soavi si mescolavano a quelli amari
ne di bene ne di male
l'eco nulla tralascio'
perché quell'uomo da lui sapere volle
perfino i più minimi dettagli
chiedendo all'eco e al vento
se mai l'avesse un giorno
potuta incontrar di nuovo
ma gli risposero che dovuto avrebbe
dal monte scendere sino fino al mare
quindi l'uomo pieno di gioia s'incamminò
ma fu pieno di dolore
quando una volta sceso s'accorse
che l'eco non gli rispose mai più
pianse amaramente perchè
gli aveva persi entrambi
non potendo piu' ascoltare quella voce
dall'eco trasformata
che gli aveva acceso la speranza
che lei fosse ritornata




In risposta a: del
il serchio e la sua voce (pardon foce)
AUTORE: l'insomma Poeta by FF
email: -

21/4/2012 - 10:30

Anni 70 e '80..

oggi 2012 Guardo la foto della foce del serchio sulla voce
e torno col pensiero al passato remoto
di quando mio padre ancor vivo
mi portava con la barca sulla quella lingua eterna di sabbia davanti alla spiaggia
con al centro l'acqua quasi mai limpida del fiume torrentizio come lo è il tevere e non certo l'arno
oggi come in un sogno l'acqua è ormai limpida quasi cristallina direi
l'impetigine è una parola lontana almeno così mi dicono
quel fiume che taglia in due il parco grazie a migliarino e vecchiano ed anche qualche pisano
è un orgoglio tutto nostro dal più povero al più ricco
il mio sogno è quello che un giorno io possa andarrci a fare il bagno come ve lo fece mio nonno




In risposta a: del
la guazza (o rugiada qual dir si voglia)
AUTORE: Pascoli
email: -

17/4/2012 - 7:56

Laggiù, nella notte,tra scosse
d'un lento sonaglio, uno scalpito
è fermo. Non anco son rosse
le cime dell'alpi.

Nel cielo d'un languido azzurro
le stelle si sbiancano appena:
si sente un confuso sussurro
nell'aria serena.

Chi passa per tacite strade?
Chi parla da tacite soglie?
Nessuno.E' la guazza che cade
sopr'aride fogle.

Si parte, ch'è ora, nè giorno,
sbarrando le vane pupille;
si parte tra un murmure intorno
di piccole stille.

In mezzo alle tenebre sole,
qualcuna riluce un minuto:
riflette il tuo sole, o mio sole:
poi cade: ha veduto.


io Poeta ff amo molto Pascoli come la musica di puccini come altri poeti bravi se anco sconosciuti come il bolognese Lorenzo Stecchetti sfortunato morente giovane poeta di cui se la voce mi darà la pena di scrivere li versi suoi magnifici
di colui il quale fu contemporaneo di Pascoli come altri poeti dello secolo scorso e tra l'800 e il 900




In risposta a: del
Lungomare
AUTORE: Sonia
email: -

13/4/2012 - 15:08

Non sempre, e me ne dispiaccio, posso farlo
di recarmi a Viareggio in passeggiata
per recuperare in extremis la giornata
quando saudade mi rode come un tarlo.

La merce in voga garbatamente esposta
nelle vetrine dei negozi non mi attrae,
mi serve un altro tipo di risposta
che mi cattura, mi soddisfa e mi distrae.

Sbircio nelle vetrate la mia anima riflessa,
non la riconosco. Una cicatrice, una ruga
…non sono sicura di essere la stessa.
La brezza caritatevole mi asciuga

i lacrimoni. Mi celo tra l’ipotetica clientela
che cammina, gesticola, furtivamente spia.
Ne studio, curiosa, legami e parentela
e mi colpisce, nel complesso, l’albagia.

La spiaggia, il tramonto, l’atmosfera marina
l’incantesimo comincia a funzionare
mi guadagno, a fatica, una panchina
nella piazzetta che si affaccia lato mare.

Fantastico, osservo, penso. Il godimento
è tanto. Sono beatamente sola tra la gente.
Con la cena mi sono data appuntamento
e rincaso con le foto stampate nella mente.




In risposta a: del
per una Voglia pescatore per Amore
AUTORE: poeta by ff
email: -

13/4/2012 - 6:13

Mare, or io vedo all'orizzonte.
Saltano dei delfini a me di fronte;
In delle placide ma ingannevoli acque pure
che non sempre sono assorte e troppo chiare

sabbia umida sotto il mio piede bagnato
l'esca io prendo, e quindi un amo.
Tenendo poi la canna stretta nella mia forte mano
lanciando essa stessa il più lontano..........................

possibile come quel vero pescatore m' insegna
portando pazienza sol per la mia donna incinta

spigola, or io vedo la tua sorte.
Pescandola per Lei ormai tre volte;
nell' increspata ma pregevole acqua scura
sopra cosparsa di un fresca ottima pastura

ma questo vento che or mi cambia strategia
con il salmastro sul mio volto in una scia......................

di profumi vivi a cui io non son certo abituato
d' odore intenso , e quindi io l'Amo.
Abbraciando poi quel suo Corpo come se fosse Ricamo
baciando la sua bocca e il melograno

nella giusta misura di una dolce carezza ,
d' un gesto paziente verso il tuo Amore
perché Amore mio , io sol per te mi trasformo in pescatore.




In risposta a: del
viaggio onirico nello spazio
AUTORE: poeta narratore by ff
email: -

11/4/2012 - 4:54

Racconto poetico piccolo estratto da viaggio onirico nello spazio
autore farroni federico (ff poeta l'insomma poeta)


Mistico io vago per l'universo esteso
luci colori fuoco acqua e ghiaccio io incontro nel viaggio
e mi solletica l'idea adesso di raggiungere quel pianeta rosso
scendo nella valle di Cydonia vedo monumenti della storia
roccie pietre rosse ma il cielo verde talvolta tende al celeste chiaro
rimango perplesso nel vedere muovere in un anfratto
un essere umanoide no forse solo animale che mi osserva
di una specie mai vista sulla terra
vedo all'orizzonte delle basse celesti acque sorgare
dal suolo allo stato liquido e molto ghiaccio
una contraddizione di un paesaggio che non mi so spiegare
alghe licheni muschi escono da altri anfratti strani
poi un canyon ed una grotta mi incuriosiscono ed ancora
cammino perché stranamente posso respirare
libero , prendo coraggio mi batte forte il cuore ma posso ora sentire
l'aria che penetra i miei polmoni e una rugiada tiepida bagnare la mia fronte
entro nella grotta scendo verso il basso ma a stento riesco io a non scivolare
molto umido il terreno sento sotto i miei piedi nel mio incedere
mentre la luce del sole si affievolisce ed esce dalla mia vista
quando voltando un viottolo trovo un pertuggio , dove poi ivi io mi calo dentro
ed in seguito un mondo sotteraneo mi si palesa davanti agli occhi
che ormai si sono abituati a quella poca luce che vi penetra e rimane
e adesso vedo un fiume d'acqua limpida resa visibile e trasparente da un'altro tipo di luce.........................................
di una grossa perla che par essere artificiale forse è un altro sole di un mondo rimasto lungamente nascosto
nel tempo e quasi immutato da un lontanissimo passato
vedo alberi erba piante fiori verdura e frutta di un tipo che non ne ho mai vista............................................
ed una mano o qualcosa di simile ad un arto mi tocca una spalla
mi sento insolitamente tranquillo nonostante ho il sangue raggelato nelle mie vene pur non essendomi ancora voltato
per vedere chi fosse quell'essere che mi avesse appena toccato
l'essere mi parla in lingua sconosciuta sembra aramaico o forse sanscrito od altro non lo so ma poi mi dico che non è possibile forse sto davvero sognando
ma il tatto è così reale che mi sembra che da sempre io l'abbia potuto ascoltare quell'essere che mi parla ora sorridendomi
e che mi prende dolcemente una mano collegandomi ad uno strano macchinario
che scopro essere un traduttore universale perché adesso ci possiamo capire al volo ed insieme camminando incontro altri come lui che incuriositi mi prendono sotto braccio
e mi sussurrano che mi stavano aspettando da tempo immemore
mi spiegano che il loro pianeta è stato quasi completamente distrutto da quella fragile sfera enorme............................................
che dodicimila anni fa occupava la nota fascia degli asteroidi tra giove e marte che scontrandosi a causa di alcune forze
esterne avea man mano portato marte a perdere qusi tutta l'acqua e l'atmosfera............................................
ma non tutto ando' perduto la civlità si salvò relegandosi nel sottosuolo ma le radiazioni li resero purtroppo sterili e così prolungavano la vita impiantando tecnologia extra corporea rendendo simili gli abitanti più a cloni che non a singoli esseri viventi ....................................
la somiglianza era sorprendente tra i maschi e le femmine e non vi erano più bambini ne molte specie di animali o piante
potrei continuare all'infinito il mio racconto e parlarvi del Dio unico in cui credono ma vi dirò solo ciò che mangian di solito..................................
vegetali alcuni simili ai nostri fagiolini e legumi tipo le nostre lenticchie e alcuni ceci dal gusto agrodolce molta frutta ed acqua pura limpida e fresca
anche io li ho assaggiati ed oggi non ci crederete ho ancora i miei trent'anni perché da quel viaggio onirico son già passati molti decenni ....................................



questo testo è così come è nato dalla fantasia della mia penna senza correzioni ne troppi segni o interpunzioni spero che vi piaccia come il libro che spero poi ne seguirà al più presto o al più tardi non lo so solo Dio lo sa.




In risposta a: del
Reporter .
AUTORE: Pooh
email: -

9/4/2012 - 1:56

un testo che è Poesia per me Poeta idealmente dedicata a tutte Le Reporter che hanno perso la loro Vita


e poi la donna parlò nella sua lingua impossibile
aveva la tua telecamera e mi versò del te
ad altri giorni pensai
quando dicevi non muoverti la luce è giusta per riprenderti io sono brava sai
dicevi l'Italia è fantastica ma poco succede da noi
dammi frontiere coi brividi immagini ai limiti.......
eri il sole e curiosi e guerrieri gli occhi tuoi
eri il sale che dava sapore ai giorni miei
le città ci guardavano insieme viaggiare e far l'amore con allegria
dicesti fra un pò l'inverno verrà peccato.......
il vento freddo dell'est riempiva gli occhi di polvere fece un granello di una lacrima e il treno ripartì.................
nessuna guerra più ormai il tempo ha fretta e dimentica
ma era sospeso in quelle immagini
che io portavo via................
dicevi è un mestiere bellissimo
catturo la vita ed è mia
che cosa mi può mai succedere?
al massimo mi sparano.........
eri il sole fra le borse e i biglietti nei tassì
eri il sale di piccole lacrime al check in
l'aereoporto è un ufficio postale
ti controlla ti timbra e ti manda via..............
dicesti fra un pò l'estate verrà e torno
eri il sole ma sei tramontata via da qui
eri il sale negli ultimi istanti del tuo film
molta vita è ormai acqua passata
è tornata più volta primavera....
ma non torna più quella luce su me di allora....
il vento freddo dell'est riempiva gli occhi di polvere.......
fece un granello di una lacrima
e il treno ripartì....
e ad altri giorni pensai!



un testo poetico dei Pooh a cui io Poeta FF tengo moltissimo.....ecc....
dedicato in primis ad Ilaria Alpi.......deceduta 17 anni fa




In risposta a: del
l'amore scolpito nella roccia
AUTORE: poeta by FF
email: -

7/4/2012 - 4:51

chiedimi quello che vuoi amore mio dai fallo adesso
perchè da domani tra di noi non sarà più lo stesso
le parole saranno silenzi tra questa gente distratta
e poi lasciarsi qui oggi non servirebbe proprio a nulla
trasformerebbe solo i nostri gesti in delle pietre taglienti
guarda solo la mia faccia mai per te ne ho avuta un'altra
non sai che si sbaglia sempre in due nelle storie fragili come le tue
di due amanti che si perdono nel tempo e senza smettere mai di pensarsi sai nemmeno per un momento
con alle spalle le offese che ormai escono di rabbia tra due delusi
come noi con il loro stupido orgoglio
che gli impedisce di perdonarsi e di guardare
sempre più avanti ma io oggi volerò come a vent'anni
senza aerepolani soltanto con l'aiuto delle mie mani
perchè solo Tu potrai scegliere se da domani
dovrò scriverti ancora dei versi fragili su quella spiaggia o indelebili io qui ora scolpirli su questa roccia
dell'amore che ne il vento ne la gente ne il mare potranno mai fra noi due cancellare




In risposta a: del
la mia faccia
AUTORE: pooh
email: -

5/4/2012 - 20:37

Se non fossi io questo io di adesso io con la mia faccia
me lo chiedo spesso sai cosa sarei il meccanico che ha l'anima molto più pulita delle mani
o il furbo che non se le sporca mai
se io fossi il Gino che lavora al bar io con la mia faccia
dietro al banco e allo scontrino chi sarei un cretino tutto sport e sesso o l'amico grosso e intelligente che sa tutto delle donne e della gente
io e te guarda questa faccia mia quel che siamo ormai nessuno ce lo può portare via
io per te col sudore sul mio viso saprei farmi impalcatura per portarti in Paradiso
se io fossi il mago delle serrature quanti tuoi silenzi riuscirei ad aprire
e se tu da altre mani fossi stata presa sarei io colla mia faccia a riportarti a casa.....
se io fossi un prete ma di quelli giusti io con la mia faccia di quale Dio in chiesa parlerei
alla gente che i miracoli se li fa da sola tutti i giorni aspettando Gesù Cristo che ritorni
io e te colla faccia tua e mia quel che siamo ormai nessuno ce lo può portare via
io per te senza prendere aereoplani anche se non ho le ali volo con le mani
se io fossi un inventore mai capito a quante macchine il tuo nome avrei già dato
e se tu da altre braccia fossi stata presa sarei io colla mia faccia a riportarti a casa.........
............riportarti a casa..............


dai Pooh by FF




In risposta a: del
Luce Calda ...........
AUTORE: poeta
email: -

3/4/2012 - 22:31

Lampadario a goccia
come un fuoco d'artificio
bagnato nell'oro zecchino,
che pendi dal soffitto
sulla mia testa,
quanta gente e quanto festa
hai visto passare sotto di te
con le tue lampadine smerigliate
a cinque candele .......
........quante volte vi ho dovuto sostituire
per poi pulirvi
con cura a mano nuda ,una ad una.
Le lacrime che hai ,
goccia a goccia
da te pendono
come diamanti senza tempo,
uguali a gli occhi di San Ranieri nostro Patrono
di cui orgoglioso e fiero io vado .
Giganti lumini di un passato glorioso
con la luce calda della cera e degli stoppini
da dovervi accendere uno ad uno
che con amore avvolgete le genti sui lungarni,
gentili passanti nella semioscurità immersi
in un' atmosfera dove il passato e il presente
uguaglia il futuro.....
che non pensate a chi vi passa accanto.
Io con voi quella sera siamo tutti uguali
il diverso il nero il giallo e l'incompreso
tutti uniti dalla gioia della ricorrenza
guardando i fuochi in mezzo al cielo
noi stiamo insieme
da soli o in compagnia senza nessuna nostalgia ,
perché nessuno si sente distante dagli altri ...........
tale che ogni uno di noi in quel momento
è come un uomo senza tempo......
senza pregiudizi verso l'altro.




In risposta a: del
Il lungo viaggio
AUTORE: Sonia
email: -

27/3/2012 - 22:27

Se penso a un viaggio, più che alla sua destinazione,
penso con fastidio alle valigie e ai bagagli
che devo preparare con la massima attenzione
quando so già che commetto tanti sbagli.
Non so cosa portare né quello che mi serve;
tutto quel quantitativo di riserve
non è che un ingombrante fardello.
Figuriamoci al rientro che bordello!
Molto del vestiario pulito e ben stirato
lo riporto a casa tutto spiegazzato.
Mi incute timore la parola viaggio:
furti, incidenti, guai…e mi scoraggio.
Aumenta lentamente l’apprensione,
che si trasforma in forte agitazione…
non sono neppure in procinto di partire
che sogno di rientrare senza farlo finire.
Nessun mezzo di trasporto reputo sicuro:
luoghi, estranei, lingua, abitudini… giuro
che ai piedi mi sento appeso il piombo
e avverto d’istinto ritrosia giù nel profondo.
Mi piace allontanarmi alla giusta distanza
sia nel quotidiano che durante la vacanza
perché adoro coricarmi nel mio letto
e col mio cuscino,
immersa nel profumo casereccio
delle cose care che mi stanno vicino.
Nelle brevi uscite fatte con moderazione
provo emozioni e una gran soddisfazione,
perciò ritengo inutile e dannoso
iniziare un viaggio che può essere rischioso.
Fortunatamente per il lungo viaggio,
che dovrò obbligatoriamente affrontare,
serve soltanto qualche piccolo dettaglio
come ad esempio gli effetti personali,
una veste o poco più e un paio d’ali.
Non escludo qualche inevitabile preparativo,
perché del luogo che sarò costretta a visitare
ne ho già intravisto un po’ da uno spiraglio…
e l’ho trovato, purtroppo, più che indicativo!




In risposta a: del
perpetuo sogno
AUTORE: poeta by FF
email: -

26/3/2012 - 20:12

Con la mia barca a vela inseguo un delfino e un raggio di sole.
Ma sto remando e sento oltre al rumore del mare
il mio remo che penetra come coltello nel burro in un mar così piatto
a causa del vento di terra che da dietro fluisce sempre più morbido
e sfiornado di sabbia una duna scivola lento rimanendo al mio fianco.
Facendomi compagnia e sussurandomi attento, da seguire.........la rotta più giusta
vedo un faro lontano ed un isola spunta
da dietro una leggera foschia, continuo a remare senza l'aiuto ne della vela o del vento, ma prima di un ora io raggiungerla proprio non posso,
il cielo è sereno ed un gabbiano che canta mi guarda e saluta dall'alto.
Adesso si sta posando sulla mia barca perché di refrigerio anche lui ne ha bisogno,
all'ombra del fiero vessillo di una nota bandiera che sulla mia prua io porto
con nel suo becco un acciuga che al solo pensiero, in me fa salire sempre più forte l'arsura.
Bevo d'acqua tutta d'un fiato una fresca bottiglia ..........................
All'improvviso ,forse per colpa del caldo opprimente e del sole tagliente alto all'orizzonte, si palesa un allucinazione alla mia testa.
Vedo una sirena cantare e nuotare in cerchio attorno alla barca
lei vuol salire ma io indugio un po' perplesso, poi lei accarezza con la sua coda la mia faccia e mi bacia teneramente la bocca.
Adesso mi sveglia la pioggia da un sogno così reale che il solo pensarci mi fa star male
e vedo sulla spiaggia dell'isola, che ormai ho raggiunto, un pescatore
son sicuro che lui sia fuori dal sogno, perché bagnati pizzicanomi io ora tocco i miei vestiti . ....................................................
Ma mi giro d'un tratto perché io adesso sento della sirena quel suo dolce canto.
Invitandomi ancora da solo a ricominciar il mio sogno ..................................




In risposta a: del
La panchina
AUTORE: Sonia
email: -

26/3/2012 - 9:50

Solitaria, sul poggio che sovrasta un’ansa
del fiume, una panchina

raccoglie, a iosa, le solite chiacchiere
di paese. Una vecchina

si trascina a stento col bastone. Si appoggia
allo schienale e aspetta. Una bambina

con la nonna la raggiunge. Insieme guardano
lontano l’acqua limpida che scorre.

Nel greto, sui sassi arrotondati dalla forza
della piena, giocano i ragazzini.

Si schizzano, lanciano pietre appiattite
che affondano in labili cerchi. Cagnolini

si rincorrono sull’argine, liberi dal guinzaglio
e dalla mano che si impone. Vividi fiorellini

ed erbe odorose tappezzano le scarpate,
certi, di non essere recisi. Il tempo corre.

Il sole ha declinato, e un refolo di vento invita
a rincasare. La bimba s’allontana

per la mano. La vecchina, lenta, fa ritorno.

Turba la quiete un tocco di campana.

Suona l’addio, il vespro, a un altro giorno.




In risposta a: del
Domicilio
AUTORE: Sonia
email: -

23/3/2012 - 10:19

Una casetta in cima alla collina
con l’albero vicino e il sole che splende,
è in assoluto l’immagine che rende
il sogno che mi trascino da bambina.
Sono cresciuta invece in un’abitazione
che non si avvicina in alcun modo al mio ideale,
in un contesto non convenzionale
ma che ricordo con affetto e dedizione.
In famiglia mi hanno tramandato il senso
della vita con i valori fondamentali,
ho vissuto liberamente tra persone leali
e a loro son riconoscente ogni volta che ci penso.
Di un nido poi mi sono accontentata
piccolo ma funzionale ed accogliente,
dove mi sono sentita indipendente
e al tempo stesso molto coccolata.
Quel nido l’ho lasciato con rimpianto
e con lui i ricordi più struggenti
dei momenti della vita effervescenti
che della giovinezza possiedono l’incanto.
Non senza un fastidioso indugio
ho faticosamente mio malgrado traslocato,
i timori e il malumore mi hanno accompagnato
fin dall’inaugurazione del rifugio.
Quest’ultimo dei miei terreni alloggi
lo considero più che altro un fortilizio,
una schermatura al costante supplizio
che ho incassato dalla vita fino ad oggi.
Nell’attuale confortevole dimora
mi riparo dai siluri quotidiani
che l’esistenza mi regala a piene mani
e che ho respinto con vigore fino ad ora!
Anche la futura residenza che mi dovrà ospitare
non sarà quella dei miei sogni, certamente
mi sforzerò di renderla attraente…
ma la casetta lassù sulla collina
mi sta ancora ad aspettare.




In risposta a: del
la solita canzone...
AUTORE: poeta
email: -

22/3/2012 - 19:17

estratto da l'aquila e il falco , poesia di fantasia

Ti vedo davanti al mio portone
sempre più sola senza un meta
con gli occhi lucidi tu come sempre,
vorresti vivere una nuova stagione.
Un po di trucco è caduto giù.
Ti faccio entrare per poi ascoltarti
le tue scuse abbondano senza un ritegno.
Mi devi credere mi dici tu.

Ma tu non far finta di non capire
te ne sei andata da questa casa
con l'aria triste come fai sempre ,
per poter vivere una nuova passione.
Ormai è troppo lo sai anche tu.
Ti faccio parlare ma senza capirti
le tue frasi scorrono senza un contegno.
Non mi lasciare mi chiedi tu.

Non puoi rincorrermi quando ti pare
non sono disposto più ad aspettare
se tu sapessi quanto ho sofferto
quando hai deciso di mollare tutto
non torneresti coi tuoi capricci
senza un rimorso oggi a cercarmi

non posso permettere al mio dolore
di stringere il petto fino a cadere
non sai le volte che t'ho protetto
quando t'ho accolto sotto il mio tetto
e capiresti da quali pasticci
sempre t' ho tolto senza pensarci

io ho preso solo per te dei calci e dei pugni dai tuoi amanti violenti
Dio sa quanto ho pianto sotto lampioni fino a che all'alba non si son spenti
mi son bagnato di pioggia in ogni luogo e sporcato di fango lo sai per venire a cercarti
non mi sono mai vergognato fino ad oggi ne di amarti ne di scusarti
come se niente fosse accaduto più riuscirci non posso io adesso a spogliarti
poi sulla tua bocca sentirei solo amaro e perduto nel tempo io sarei ora se ti baciassi




In risposta a: del
quando impareremo dalla storia?
AUTORE: poeta
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17/3/2012 - 3:34

Nella neve cammina un soldato stanco, barcolla
infreddolito e cinto al fianco
con la cintura, legata al suo corpo alla meglio.
Poi dopo due ore di sonno , un brusco risveglio
da un dormiveglia.
Trattiene il pianto cercando conforto da un suo compagno.
Parlano , parlano ma il fiato si rifiuta
di uscire fluido dalla bocca loro semichiusa
e tremante , più dal freddo che dalla paura
si fermano un istante per fisiologia corporea
ma anche l'urina si congela in una scia aurea.
Sanno perchè sono lì di preciso , a meno venti gradi
in un incubo perpetuo, ma senza un vero scopo ,
se mai uno scopo la guerra lo potrà mai avere
loro forse sanno che dall'inferno di ghiaccio
mai indietro torneranno .
Un pazzo dittatore li ha mandati a morire
urlando da un balcone armiamoci e partite
per avidità vendetta o soltanto del rancore.............................
Quello che le infezioni non hanno loro provocato
dopo l'ennesimo scontro a fuoco
lo farà finendoli ,l'angoscia il gelo e la fame
senza degna copertura ,allo sbando, per una maledetta dittatura.
Disseminano i loro corpi in una distesa bianca
come dei puntini neri, visti dall'alto da chi adesso li sorveglia.
Ora quell'uomo stanco guarda La fotografia,
sa che lo farà forse per l'ultima volta , prova a scrivere una lettera
senza l'inchiostro ma è la speranza adesso che lo tiene sveglio.
La fanteria una parola tra milioni ,senza più suoni ne rumori
persino gli avversari hanno più compassione di chi ce li ha mandati
schiacciando spicchi d'aglio sulle loro piaghe
perchè non hanno altro ,nemmeno delle ruote
atte e degne a trasportare chi di loro è tra i più gravi .
Ne moriranno migliaia anzi milioni
senza degna sepoltura,ma bastava che qualcuno si ricordasse della storia....................................




In risposta a: del
metrica
AUTORE: pesia di getto e fantasia
email: -

16/3/2012 - 5:02

Rugiada che bagna la mia fronte
la notte si allontana in una danza
io guardo curioso all'orizzonte
il sole che si alza e che mi scalda

raggi luminosi or dietro la collina
corrono veloci delle strane nuvole
sopra quel monte colla sua irta cima
d'acqua scrosciano sporadiche cascate

attraverso un ponte di cristallo
un merlo canta a squarcia gola
lo seguo ansioso e sul più bello
mi stringe forte la tagliola

sangue che scorre scoppia un temporale
qualcuno di me s'accorge e poi m' aiuta
afferrandomi la gamba al mio grido di dolore
zoppicando cammino col mio sacco d' iuta

adesso io m' avvedo di quel grosso lupo
per la paura ho un grosso nodo nella gola
perché per poco io non casco nel dirupo
ma anche per stavolta io evito sciagura

come ride contento quel lupo di pianura
che mi segue di passo senza darmi addosso
ma mi ulula morale di questa mia avventura
che la tagliola è messa lì per l'uomo stesso


by FF




In risposta a: del
Primavera
AUTORE: Sonia
email: -

14/3/2012 - 9:54

L’albero di pero, di susino e di ciliegio
nudo, assonnato, pudico, infreddolito
chiese a fata Flora un candido vestito
e lei, indulgente, fece un sortilegio.

L’albero di pesco, di mandorlo e di melo
vide apparire il sole come una raggiera,
lucente e foriero della verde primavera,
chiese una veste leggera come un velo.

Gli alberi imperlati di turgidi bottoni
attesero vogliosi il bacio della luna,
si schiusero le gemme ad una ad una,
e zefiro intonò le sue canzoni.

Un intreccio di ghirlande minuzioso
ricamò le chiome come abito nuziale,
raffinata tecnica dell’arte floreale
che si dissolve al vento dispettoso.

Per donare tiepidi giorni soleggiati
strinsero entrambi un saldo sodalizio:
annualmente alle danze danno inizio
con gli alberi da frutto infiocchettati.

I prati, i poggi, i cigli e le scarpate
vengono ammantati di variopinti fiori,
sfoggiano le farfalle splendidi colori,
fanno gli insetti ghiotte scorpacciate.




In risposta a: del
ad un amico
AUTORE: l'insomma poeta
email: -

8/3/2012 - 19:23

Scusali dei loro giudizi facili
non si dovrebbe credere
ai luoghi comuni e stupidi
della gente , quella che non sbaglia
e che poi giudica e calunnia
e che un taglia mette addosso a chi è diverso.
Con le loro stupide risate
verso chi non rispecchia il vivere ingessato
del pensiero comune e stereotipato
fatta di bugie , calunnie e inganni.
Certo il sesso l'ha inventato Dio
ma a parer mio Lui sta più attento
a che uno non faccia del male al prossimo
e non se uno fa l'amore col suo stesso sesso
perché nato così dal ventre materno
e non per questo più perverso
di tutti coloro che non si fanno schifo
a darti poi la nota offesa............................
ma quanta dignità porti dentro tu più di tutti loro
che non avranno mai quella tua innata sensibilità
è per questo che ti dico di non vergognarti
del tuo corpo sbagliato come lo chiami tu
o di come vesti e ne della tua voce leggera
ma mai volgare e gretta come quella
di quegli uomini che non sanno piangere
ma solo ridere di una carezza
data tra adulti senza provarne mai vergogna




In risposta a: del
otto marzo estratto da donne
AUTORE: l'insomma poeta by ff
email: -

7/3/2012 - 16:41

Donne, la poesia della vita
coloro che abitano i nostri pensieri
che ci fanno piangere e ridere
e che poi fanno l'amore
soltanto con la nostra immagine..............
sanno perdonare oltre ogni limite
sopportano ingiurie e pugni all'impossibile
al limite della follia
di uomini senza vergogna
che scambiano il possesso con l'amore
lavoratrici mamme o nonne
un connubio perfetto che poi mette radici
perchè sanno vivere sole anche senza di noi
prendono decisioni usando l'istinto e la fantasia
ma che non sbagliano quasi mai
si caricano sulle spalle figli e mariti
dai nervi fragili con solo muscoli ,sotto la loro pelle
Donne che ci guardano poi le spalle, lottando per noi
finti eroi da salotto e giungla, noi dei falsi cow boy...............
nessun uomo ha mai conquistato una donna..........
ma è la donna che sa scegliere in quel mazzo
di carte l'uomo giusto per lei
ma che spesso viene tradita
da quella giusta carta sbiadita
che non corrisponde più , o forse mai
ai sogni da Lei fatti su di noi
uomini fatti solo di parole che scappano
al primo sorgere del sole...................




In risposta a: del
il ciclo della vita
AUTORE: l'insomma poeta
email: -

7/3/2012 - 16:00

Limpidi sentieri di luce,
immacolati ,puri
odore di fiori terra e fulmini
sulla corteccia
ed in cielo un acquila sfreccia
silenziosa e guarda
giù la sua preda ,
intrisa è l'aria
di elettricità statica
vedo la volpe scappare
e dal cielo venire ali
poi artigli nella carne
per un ciclo della vita
che continua fatta di lotta
per la sopravvivenza
senza malizia ne negligenza ,
perfetto incastro
di un perpetuo fine.
Vivere




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