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LE GRANDI DONNE (parte 2°)

Nata a Palermo nel 1873, figlia del barone di San Giuliano Pietro Jacona e di Costanza Notarbartolo di Villarosa, Franca - colei che D'Annunzio chiamerà "donna Franca" - è stata uno dei personaggi di maggiore rilievo della Belle Epoque internazionale. La fama della sua straordinaria bellezza, della sua eleganza e del suo charme, ha ispirato artisti, musicisti, poeti, imperatori e principi, invaghiti dal suo fascino di donna intelligente e sensibile.
L’11 febbraio 1893 sposa Ignazio Florio, condividendo con il marito la vita mondana nei migliori salotti dell'aristocrazia europea. La bellezza di donna Franca fu immortalata da molti pittori, nei versi di D'Annunzio che la definì “Unica”, negli apprezzamenti e negli inviti di Vittorio Emanuele di Savoia o del Kaiser Guglielmo II che la chiamò “Stella d’Italia”.
Si narra che l'imperatore d’ Austria in occasione di un viaggio di donna Franca a Vienna le regalò una tromba per auto, identica a quelle in dotazione sulle sue vetture cosicché, usandola per le vie di Vienna, la popolazione potesse deferire verso di lei scambiandola in regale, e che donna Franca fosse talmente bella che la gente aspettava che sfilasse in carrozza per le vie del centro o sul lungomare di Palermo per poterla ammirare.
Fu sempre fedele la proprio matrimonio, contrariamente al marito che pagò care le sue scappatelle: per una di queste dovette farsi perdonare regalando alla furibonda consorte un filo di perle lungo sette metri, ritratto nel noto ritratto che le fece il Boldini; per un’altra ordinò a Cartier un collier di brillanti; per la notte d’amore con Lina Cavalieri Ignazio acquistò un prezioso bracciale e la serie completa di animali in porcellana di Copenaghen.
Ma spesso anche le storie più felici e luminose sono destinate ad una fine. Così fu per i Florio quando, intorno al 1910, condizioni politiche ed economiche volubili segnarono l'inizio del declino, che fu inesorabile e drammatico e costrinse Franca Florio in pochi anni a vendere l'intero patrimonio, fino ai gioielli personali.
Tuttavia la storia moderna di Sicilia vive ancora del retaggio di quella famiglia di armatori illuminati e di anni così pregni di savoir vivre. Il porto di Palermo, nelle incisioni di quel tempo, parla di velieri e di botti di Marsala pronte per le stive; quei ricordi che profumano del bouquet dell'etichetta del Marsala Florio che sapeva di zagare e di mandorle. L'idea della femminilità era invece riconducibile a quella donna e allo spirito che ella fece navigare per il mondo.
Negli ultimi anni della sua vita, Donna Franca si ritirò in casa della figlia, dove morì nel 1950 ammirata da chi la praticava e coccolata dalla Famiglia del genero.
La figlia, Igiea, aveva infatti sposato Don Averardo Salviati divenendo poi madre di cinque figli che tantissimi di noi migliarinesi conoscono o ricordano: Maria Arabella, Laura Floriana, Flavia Domitilla, Forese Antonio e Leonardo.
La grande famiglia siciliana Florio aveva stretto legame con quella toscana dei Salviati.

Ecco apparire il legame accennato la volta scorsa:
quello di Carlotta Orlando e Migliarino.

Carlotta era di Palermo come Igiea, erano grandi amiche, avevano seguito le stesse scuole e gli stessi ambienti, per poi allontanarsi per le diverse vicende della loro vita, ma per poi ritrovarsi a Migliarino, anticipate dalla venuta della madre della padrona di casa.
Per queste due (o meglio tre) grandi donne siciliane il nostro Paese, rappresentato dalla Famiglia Salviati, è stato veramente un approdo, anche se le barche che le hanno accompagnate erano di stazze diverse.

Termino questo "ALMANACCO", iniziato in modo diverso dagli altri, nella stessa maniera di sempre: presentando cioè una poesia che "dovrebbe" legare con l'argomento.
Siamo in tema "bellezza-vecchiaia" (facile) e "Salviati" (difficile).

difficile ma non impossibile!

Ode a Cassandra

Dolcezza, andiamo a vedere se la rosa
che stamane aveva dischiuso
la sua veste di porpora al sole
ha perduto stasera
le pieghe della sua veste purpurea
e il colorito simile al vostro.

Ahimè, vedete come in sì breve spazio,
dolcezza, ella ha, al suolo,
lasciato cadere le sue bellezze!
O natura veramente matrigna
poi che un tal fiore non dura
che dal mattino fino alla sera!

Dunque, credetemi, dolcezza,
finché la vostra età fiorisce
nella sua più verde freschezza,
cogliete, cogliete la vostra giovinezza:
come a questo fiore, vecchiezza
farà appassire la vostra beltà.

Dov'è il "Salviati"?

L'Autore, Pierre de Ronsard (Couture-sur-Loir, 11 settembre 1524 – 27 dicembre 1585), è stato un poeta francese. Conosciuto come Il principe dei poeti, è celebre anche per la partecipazione al movimento la "Pléiade".
Poeta laureato, poeta di Corte, in quanto amico personale di Enrico II, s’impone prima con le “Odi” ispirate a Pindaro e alla sua infanzia epicurea nella “Vendôme” poi con i sonetti petrarcheschi degli “Amours de Cassandre” 1552 (Cassandra Salviati di cui si era follemente innamorato).

Un poco di gossip: Pietro ne amò molte altre di giovin donzelle, alle quali dedicava sempre "Odi" e "Odi", ma loro non "odivan" (sinonimo-"sentivan") nulla!

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