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IL PROVERBIO
Bella vigna....



14/9/2009- Marina di Pisa

Il proverbio di oggi:

Bella vigna…

poca uva.




Il modo di dire:

Calarsi le brache

Accettare un’imposizione, un ordine superiore in maniere remissiva ed ossequiente, senza se e senza ma, in modo assolutamente passivo.




(da “Le parole di ieri” di G.Pardini)



CAROSI

Questo non è un vocabolo ma un nome. Un nome però molto discusso, conosciuto e molto temuto, tanto da diventare, nella popolazione delle nostre zone, un sinonimo di perfidia, di malvagità, e di prepotenza fascista.

Alessandro Carosi (Garosi, con la G, lo ricordano molti) fu eletto sindaco di Vecchiano l’8 febbraio del 1923, in pieno regime fascista, e di questo regime incarnò tutti gli aspetti più antidemocratici, prevaricatori e violenti. I tempi erano bui, la gente viveva nel terrore e nei soprusi, chi si opponeva al regime era costantemente minacciato e aggredito, la stessa vita era facilmente messa in pericolo, la giustizia praticamente assente o fortemente condizionata.

Alcuni elementi, che in qualche caso possiamo tranquillamente definire criminali, potevano spadroneggiare indisturbati e l’atmosfera che aleggiava nei paesi era di oppressione e paura.

Non rari erano anche gli omicidi politici: nei primi mesi del 1924 alla Fiaschetteria Splendor venne ucciso a pistolettate il vecchianese Giovan Battista Barsuglia, ad opera di Amos Palla, segretario del fascio di Pontasserchio.

In quell’atmosfera cupa il Carosi fu una prima volta sospeso dalle funzioni di Sindaco perché accusato di tentato omicidio, nell’agosto del ’23, ma poi amnistiato per Regio Decreto il 31 ottobre dello stesso anno. Nuovamente il 18 aprile del 1924 fu rimosso dalla carica di Sindaco (per la durata di tre anni) in quanto in stato di arresto per l’omicidio di Ugo Rindi, di professione tipografo.

Assieme al Carosi furono arrestati: Filippo Morghen avvocato, Adami console della milizia, Biscioni deputato provinciale fascista, Antonio Sanguigni segretario del fascio di Avane, Ovidio Chelini segretario del fascio di Nodica, quest’ultimo non per aver partecipato all’omicidio di Ugo Rindi ma perché, durante una scorribanda notturna, aveva sparato a bruciapelo una revolverata all’ex consigliere comunale socialista di Vecchiano, Alfredo Lusci Gemignani.

L’attività criminale del Carosi sembra così conclusa ma agli atti risulta che il 28 ottobre
dell’anno successivo, 1925, il Consiglio Comunale di Vecchiano, riunito in seduta straordinaria, porge nuovamente il benvenuto all’ex sindaco, e così si esprime:



”Il Consiglio Comunale di Vecchiano porge il suo saluto deferente al Tenente Alessandro Carosi vittima del bieco odio degli avversari, restituito dalla giustizia italiana alla vita del grande Partito Fascista, ed all’attività dell’Amministrazione Comunale di Vecchiano”.



Oltre alla partecipazione all’omicidio del Rindi il Carosi fu accusato anche dell’uccisione del
filettolino Pietro Pardi. Esistono versioni diverse di questo omicidio. Una racconta che per mostrare la sua abilità con la rivoltella ponesse una mela sulla testa dell’antifascista Pardi che fu colpito in pieno alla fronte, un’altra che durante un corteo di fascisti il Pardi non abbia tolto il cappello per volontà o per disattenzione, e il Carosi lo abbia freddato senza complimenti, con un colpo a bruciapelo. L’ultimo delitto attribuito al Carosi a Vecchiano fu l’omicidio della propria amante, pare uccisa, tagliata a pezzi e messa in due valige per farla sparire.

Per capire la caratura delinquenziale di questo personaggio basta ricordare che quando era in pubblico si presentava dicendo: “Tenente Sandro Carosi, undici omicidi, venti ferimenti”!

Ci sono notizie della sua morte non molti anni or sono, a Roma, dove viveva facendo il farmacista e facendosi chiamare Carosio, rimane però il suo ricordo nei vecchi della zona, un ricordo indelebile di prepotenze, soprusi, paure, di un’epoca mai sufficientemente condannata, quando la semplice appartenenza, una semplice divisa, rendeva possibile ogni tipo di abuso.

 
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