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Ambiente: il programma dei comitati

21/8/2007- Il documento programmatico della Rete dei comitati toscani che è presieduta da Asor Rosa.

DOCUMENTO POLITICO FINALE DELL’ASSEMBLEA DELLA RETE
TOSCANA DEI COMITATI PER LA DIFESA DEL TERRITORIO
(FIRENZE, 7 LUGLIO 2007)


La Vertenza Toscana


L’Assemblea della RETE TOSCANA per la difesa del territorio, riunita il 7 luglio 2007
in Firenze, prende atto innanzitutto che l’esistenza di ben 155 Comitati, aderenti alla
RETE e diffusi in tutta la Toscana, testimonia la profondità e la ramificazione sull’intero
territorio regionale di questa nuova esperienza di maturità democratica e di espressione
attiva dei diritti di cittadinanza.
Siamo di fronte, senza ombra di dubbio, ad una vera e propria novità nel campo della
partecipazione politica, che si manifesta in presenza di una crisi di legittimità e di
affidabilità della politica e dei politici tradizionali, e che si allarga ormai, come decine di
esperienze testimoniano, sull’intero territorio nazionale.
Preso atto di ciò, l’Assemblea rileva che si sono verificati in Toscana, nel corso
dell’ultimo decennio, centinaia di episodi preoccupanti, di cui si segnalano qui di seguito
i più importanti:


PIT, Paesaggio

Abbiamo considerato l’impianto, la strategia e i contenuti del nuovo Piano di Indirizzo
Territoriale e la loro efficacia, che deve essere valutata nei rapporti fra PIT stesso e
apparati legislativi, in primo luogo con la già ricordata LR 1/2005 e con il Codice dei
Beni culturali e del paesaggio.
Il PIT, nell’attuale quadro normativo non assicura il raggiungimento degli obiettivi
dichiarati di sostenibilità e di tutela e valorizzazione delle risorse del territorio, non
rende efficace la normativa paesaggistica e il governo del territorio, a parte alcune norme
di salvaguardia che tuttavia rimandano l’ultima decisione in merito ai Comuni, che si
trovano nell’insano ruolo di controllori/controllati; non assicura una reale partecipazione
dei cittadini al governo del territorio .
La scelta regionale di inserire il Piano Paesaggistico all’interno dello strumento del PIT
non deve avvenire a scapito dell’efficacia e della dettagliata normazione della tutela
paesaggistica perché, come ha ribadito la Corte Costituzionale “il paesaggio va
rispettato come valore primario, attraverso un indirizzo unitario che superi la pluralità
degli interventi delle amministrazioni locali”. La Regione perciò deve rendere efficaci i
suoi legittimi poteri di pianificazione, prevedendo anche norme di salvaguardia in grado
di impedire, nelle more dell’adeguamento degli strumenti urbanistici, che le “pressioni
finanziarie” attualmente operanti rendano pleonastico il piano una volta entrato a regime
attraverso l’adeguamento degli strumenti di pianificazione degli enti locali.
Lo Statuto del territorio del PIT (contenente la disciplina che integra il PIT come “Piano
paesaggistico”) deve individuare le invarianti strutturali, intese come patrimonio che si
vuole trasmettere alle future generazioni (principio di sostenibilità) e come regole che
presiedono alla loro trasformazione (principio di tutela e di valorizzazione).


Problematiche energetiche

Per quanto riguarda la politica energetica dobbiamo rilevare, da parte della Regione
Toscana, un enorme ritardo nei programmi di risparmio ed efficienza dell’energia e nella
attenta valutazione nello sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili (solare, eolico,
biomasse, ecc.)
In particolare, la smisurata e ancora assurda politica sui rifiuti vede la Regione proiettata
nella programmazione di inceneritori, mentre poche sono le azioni per il compostaggio e
il riciclaggio programmato, la riduzione a monte dei rifiuti, la raccolta porta a porta, gli
impianti di trattamento a freddo.
Per quanto riguarda poi l’uso delle risorse geotermiche (da non considerarsi rinnovabili)
per la produzione di energia elettrica, la Regione Toscana dovrebbe valutare gli impatti
ambientali e sanitari della geotermia, per troppo tempo trascurati dall’Enel e
riconoscerne le sue specificità territoriali.
Dovrà, inoltre, essere rivista la programmazione degli impianti di produzione di energia
elettrica attraverso l’uso di combustibili fossili (petrolio e metano) e nello specifico
rivista l’autorizzazione data dalla Regione per l’impianto di rigassificazione Offshore di
Livorno, senza che la stessa abbia valutato preventivamente la sicurezza dell’impianto.
In particolare, prima di approvare un Piano Energetico Regionale, si rende necessaria
una moratoria sulla localizzazione degli impianti ed una valutazione concordata con la
Rete dei Comitati, prendendo in considerazione il ciclo integrale dell’Energia nella
nostra Regione sotto l’aspetto urbanistico, paesaggistico, ambientale e sanitario, al fine
primario di contenere e diminuire l’impatto globale sui territori.
Infine, per una corretta programmazione energetica, la Regione dovrà dotarsi di una
mappa regionale dei carichi di inquinamento energetico, articolata a scala provinciale o
di area vasta.


Grandi Infrastrutture (Corridoio Tirrenico, TAV)

Anche in Toscana sono presenti alcune scelte infrastrutturali (ritenute non discutibili e le
vere invarianti per la Regione Toscana ), del tutto subalterne a decisioni esterne,
imposte, e mai verificate.
E’ il caso del cosiddetto Corridoio Tirrenico, tanto inutile quanto costoso e distruttivo
del territorio; della TAV Firenze-Bologna; è il caso del sottoattraversamento TAV di
Firenze, opera che non serve, pericolosissima, costosissima; è il caso del proliferare di
proposte di aeroporti, non solo deturpanti e rischiosi ma anche economicamente
controproducenti e paesisticamente devastanti, dello sviluppo di progetti portuali di
profonda alterazione degli equilibri e del paesaggio costiero capaci di alterare gli
equilibri economico-sociali di sostenibilità locale.
La realizzazione di tali opere, oltre agli irreversibili ed enormi danni diretti sui singoli
territori, produrrebbe effetti disastrosi a catena, sia nei confronti del sistema regionale
della mobilità, in tal modo pesantemente gerarchizzata e irrigidita, sia nei confronti dello
stravolgimento delle economie dei territori attraversati e di più vaste aree, come nel caso
del modello di sviluppo sostenibile che la Maremma si sta dando, sia nei confronti dello
strangolamento definitivo della città di Firenze.
Gravissima inoltre è l’arroganza antidemocratica che accompagna tali opere ed un uso
insistito da parte della Regione della Legge Obbiettivo, di berlusconiana memoria.
Fenomeno preoccupante che accompagna, anzi spesso guida, le Grandi Opere è quello
finanziario speculativo, che diviene così elemento trainante della grande operazione
“Vendesi Toscana” .


Cementificazione del Territorio

Nell’intero territorio regionale, soprattutto nel corso dell’ultimo decennio, si sono
verificati centinaia di episodi di “alluvione cementizia”, distruzione dei beni paesistici,
degrado dei centri urbani, offese alla vivibilità e alla salute dei cittadini.
E’ evidente che in questa fase, ha avuto un incremento eccezionale l’afflusso di capitale
altamente speculativo ( spesso di dubbia origine ), attratto proprio dall’alto pregio del
territorio toscano e dalla sua attuale “spendibilità”.
Ha assunto, e mantiene, per il giusto clamore sollevato, un valore esemplare e simbolico
lo scandaloso insediamento speculativo sulla collina del borgo medioevale di
Monticchiello, caso che non riteniamo chiuso nonostante il vincolo apposto dal
Ministero dei BB.CC.


Partecipazione

Questione di primaria importanza che attraversa ed è trasversale a tutte le tematiche della
Vertenza Toscana, è quella della Partecipazione, dispiegata a tutti i livelli.
In particolare tutti i rapporti Comunità/Luoghi, da quelli urbanistici, a quelli in
particolare sul paesaggio, a quelli della salute, della cultura, della qualità della vita e
della gioia di vivere sul territorio, richiedono una Partecipazione che va ben oltre il
consenso o la rappresentanza formale, per divenire ad un tempo occasione di
consapevolezza, di vertenza, di difesa ed in particolare di progetto, e di nuovi rapporti tra
amministratori e popolazione, verso quella che possiamo chiamare la nascita di una
“Democrazia Territoriale Partecipata” .
Tenuto conto di tutto questo, l’Assemblea della RETE TOSCANA per la difesa del
Territorio:

- dichiara aperta la vertenza con la Regione Toscana sui problemi dell’ambiente,
del territorio e della gestione dei beni culturali, e, più in generale, sulle forme e la
modalità di sviluppo;

- dà mandato ai propri organismi (Comitato Esecutivo e Consiglio Scientifico), in
collaborazione coi Comitati locali, di elaborare e approfondire i contenuti analitici
e programmatici della vertenza, riunendo in un quadro unitario almeno i più
importanti tra i conflitti in atto sul territorio regionale toscano, e di assumere le
decisioni necessarie per iniziare il confronto con le autorità regionali e, ove
possibile e necessario, provinciali e comunali;

- riconferma la posizione già chiaramente delineata nell’Assemblea fiorentina del
25 marzo u. s. a sostegno della collaborazione della Rete toscana con le grandi
organizzazioni ambientaliste nazionali e territoriali;

- indice per l’ottobre prossimo un Convegno regionale per lanciare al livello
nazionale la Vertenza Toscana, cercando a tal fine anche rapporti e alleanze con
analoghe, altre realtà regionali, che da ogni parte vanno sorgendo.
 
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