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LA BATTIGIA
di Trilussa



9/5/2010- FEDERALISMO
In questi giorni la Grecia è in fiamme. Scontri con la polizia, devastazioni nelle città, incendi di edifici con vittime, folle di uomini e donne che dimostrano con violenza contro il governo e le forze dell’ordine chiamate a difendere i presidi democratici, un allarme per tutta l’Europa...


FEDERALISMO

In questi giorni la Grecia è in fiamme. Scontri con la polizia, devastazioni nelle città, incendi di edifici con vittime, folle di uomini e donne che dimostrano con violenza contro il governo e le forze dell’ordine chiamate a difendere i presidi democratici, un allarme per tutta l’Europa poiché il problema della tenuta finanziaria dei singoli stati rischia di estendersi ad altri paesi.

I primi della lista sembrano essere Portogallo e Spagna (e già gli speculatori hanno fatto le loro prime mosse), ma non appaiono immuni nemmeno altri paesi come la stessa Inghilterra e l’Irlanda
ed anche l’Italia non appare completamente al sicuro da questo pericolo nonostante le ripetute dichiarazioni pubbliche sulla sicurezza dei nostri conti.

Dobbiamo domandarci tutti come è possibile essere arrivati a questo punto senza che l’Europa intera abbia agito prima per impedirlo. Possibile che i geni dell’economia e della politica europei non abbiano saputo prevedere in anticipo la catastrofe che si stava abbattendo sul quel disgraziato Paese e sulle possibili conseguenze che una tale situazione avrebbe creato. Come si poteva pensare che un popolo innocente avrebbe subito senza protestare il peso di anni di cattiva amministrazione, di ruberie, di appropriazioni indebite, di falsi in bilancio, di cattiva amministrazione. Perché in fondo è proprio il popolo, innocente e vittima, quello chiamato a subire i danni e le conseguenze più gravi e pesanti dell’azione scellerata di una classe politica corrotta a tal punto da portate il paese alla bancarotta.
Poco importa se la colpa sia del governo precedente o di quello prima, in questi casi è il sistema che non funziona, è il modo di operare della pubblica amministrazione, gli intrallazzi di un certo tipo di politica, gli interessi delle banche (sempre in prima fila quando c’è da guadagnare e sempre renitenti quando c’è da pagare). Per questo, e non a caso, sono proprio queste ultime gli obbiettivi più colpiti dai manifestanti. Ma negli obbiettivi dei manifestanti c’è anche l’Europa, ci sono le Istituzioni Europee deputate proprio a questi controlli finanziari e che si sono dimostrate carenti se non addirittura assenti.

Perché l’Unione Europea rimane ancora una grande Utopia e appare più simile ad un accostamento di nazioni che non una vera unione. Ogni paese pensa prima di tutto a se stesso, ai propri interessi nazionali, e a volte addirittura (come la Merkel, sotto elezioni) agli interressi propri e del proprio partito. Un vero stato federale è ancora di là da venire e l’unione economica che era la punta avanzata di una ipotetica e futura Europa Unita in questo caso ha dimostrato il suo completo fallimento.
Il governo greco, non più in grado di far fronte al proprio debito pubblico, chiede ad un certo punto aiuto all’Europa dell’euro per finanziare questa mancanza di copertura economica, pena la bancarotta nazionale con possibile effetto a cascata sulle nazioni più indebitate. L’Europa interviene con molto ritardo e soprattutto con troppe indecisioni con la conseguenza di aggravare il problema rendendolo economicamente sempre più gravoso. Ed anche potenzialmente esplosivo perché i sacrifici richiesti alla Grecia sono molto pesanti, severi e vanno a gravare interamente sui cittadini, che sono in fondo la parte meno colpevole e meno protetta della società.

La parte più debole di un Paese si trova così a pagare il prezzo più alto per una colpa fondamentalmente non sua, magari solo per aver accettato e appoggiato negli anni questo modo scorretto di far politica dove primeggiavano i privilegi di casta, le raccomandazioni, le conoscenze, la cattiva amministrazione.
Sembra un po’ la fotocopia della nostra Italia, di una parte almeno del nostro paese, dichiarato momentaneamente al sicuro da questa deriva non tanto per merito dei nostri amministratori e politici quanto per merito esclusivo degli italiani, un grande popolo di risparmiatori, che con i loro depositi riescono a mantenere stabile, almeno per ora, un’economia sempre abbastanza incerta.
Il popolo greco è quindi chiamato ad un grande sacrificio economico che si tradurrà in una consistente riduzione del proprio stipendio (con l’abolizione per legge di tutti gli accessori) e del proprio potere d’acquisto per il contemporaneo aumento dell’Iva, della benzina, delle sigarette e di tutti gli altri generi voluttuari. Una stretta feroce e mal digerita perché il cittadino non accetta di buon grado di dover pagare, e così duramente, le colpe di altri.

La situazione greca ed i ritardi in cui l’Europa si è fatta carico di questa situazione deve far riflettere sulla necessità sempre più attuale della solidarietà e della unione fra i popoli.
Se l’Europa fosse stata veramente unita tutto questo non sarebbe successo.
Una vera Unione Europea sarebbe intervenuta immediatamente al nascere del problema e con aiuti più modesti, con dei correttivi, delle proposte e dei suggerimenti avrebbe impedito l’aggravarsi delle situazione fino al livello esplosivo attuale. Il rimedio avrebbe comportato ugualmente dei sacrifici per il popolo greco ma mai così pesanti e radicali, tanto odiosi e ingiusti da innescare una rivolta popolare di così vaste proporzioni e dalle conseguenze così incerte sugli equilibri interni e sul resto dei paesi europei.

Ed il pensiero corre immediatamente al nostro progetto di federalismo.
Federalismo: una parola che potrebbe essere veramente la soluzione ideale ai tanti problemi che affliggono molte delle nostre regioni, specie nel meridione, dove è risaputo che i flussi di denaro statale, a volte anche molto ingenti, prendono spesso strade diverse, si disperdono in mille canali per ritrovarsi poi su conti correnti di privati, magari cifrati e all’estero, giungendo raramente o in misura modesta a migliorare in maniera significativa la qualità della vita dei cittadini.
E’ una parola questa, federalismo, che se riempita di sani principi e di buoni contenuti potrebbe veramente essere la soluzione di molti problemi, di molte situazioni di sofferenza e di cattiva amministrazione.

C’è solo da augurarsi che tutti i partiti che la ritengono utile o addirittura indispensabile (e qualcuno ne fa addirittura la base della propria politica) la utilizzino veramente con questo scopo, nobile, e non diventi invece il mezzo per dividere ancora di più l’Italia.
Non venga cioè utilizzata in maniera impropria (oppure camuffata da riforma liberale utile per tutti i cittadini), per fare in modo cioè che la ricchezza prodotta nel Nord possa meglio rimanere al Nord e che il Sud possa, per legge, essere abbandonato a se stesso, contro ogni senso di solidarietà e di giustizia sociale.
Un Sud lasciato in balia di tutti quei politici malavitosi e mafiosi che hanno tutto l’interesse affinchè le cose non cambino per poter continuare a combinare meglio i loro affari, ad accumulare le loro ricchezze e il loro potere in barba ai poveri cristi che con la promessa di un posto di lavoro (fino a pochi anni fa era l’acqua a venir promessa ad ogni tornata elettorale) continuano a votarli non sapendo di firmare da soli la propria condanna alla povertà fisica e morale.

E’ solo un dubbio, ed insieme una speranza, perché per ora “federalismo” è solo una parola, un contenitore vuoto. Staremo a vedere di cosa la politica sarà capace di riempirlo.
Trilussa


 
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