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LA BATTIGIA
di Trilussa



24/1/2010- IL MONDO DEI POVERI
Il dramma di Haiti ha proiettato in tutte le case del ricco occidente una realtà che in gran parte non conoscevamo, che spesso ci sfugge perché troppo assorti nei nostri piccoli problemi quotidiani, o peggio perché preferiamo o facciamo finta di non sapere.


IL MONDO DEI POVERI

Il dramma di Haiti ha proiettato in tutte le case del ricco occidente una realtà che in gran parte non conoscevamo, che spesso ci sfugge perché troppo assorti nei nostri piccoli problemi quotidiani, o peggio perché preferiamo o facciamo finta di non sapere.
Quella della perenne divisione del mondo in due realtà distinte e molto distanti fra loro: il mondo dorato dei ricchi e quello oscuro dei poveri.

Una povertà colpevole, non solo quella di Haiti al momento sotto gli occhi di tutti, ma quella di tutte le altri parti del mondo in cui le ricche nazioni occidentali hanno coltivato e sviluppato i propri interessi a scapito delle popolazioni locali (non sono io a dirlo ma è la storia) imponendo con la forza delle armi governi e governanti di comodo, favorendo con uomini e mezzi fazioni politiche amiche, macchiandosi spesso di azioni delittuose e vergognose che trovano e hanno trovato sempre poco risalto sui media e sui giornali.
Operazioni e congiure nascoste, troppo spesso occultate in archivi segreti, in memoriali segretati, in fascicoli coperti dal famigerato “segreto di Stato” che spesso serve solo a coprire le gesta poco nobili di qualche politico o di qualche governo senza scrupoli.
Si chiamino questi paesi Africa o America Latina o Medio Oriente petrolifero, dovunque ci sia stato bisogno di depredare risorse, sfruttare giacimenti, recuperare materie prime e metalli preziosi le Nazioni Occidentali sono state presenti ed hanno imposto la loro politica che è sempre andata in un'unica direzione, quella di gratificare i propri interessi disinteressandosi completamente della popolazione locale, e molto spesso anche del territorio, depredato, devastato, inquinato.

Haiti non fa eccezione e ne rappresenta un esempio lampante. Un paese dove la povertà non è solo mancanza di prospettive, assenza di possibilità di ascesa sociale, difficoltà di istruzione o di reddito, ma è povertà assoluta, profonda, irreparabile.
Nella classifica dei paesi sviluppati è infatti al 153° posto su 177, il 54% della popolazione vive con meno di un dollaro al giorno e la mortalità infantile elevatissima.
Se la crisi finanziaria globale da noi ha creato e sta creando difficoltà alle famiglie, ai lavoratori salariati, alle fasce più deboli della popolazione in questi paesi del mondo sta incidendo in misura drammatica sui generi di sostentamento, di prima necessità, sul costo degli alimenti di utilizzo giornaliero come il pane, il riso e sta affamando intere popolazioni.

Ecco allora i viaggi della speranza a cui i giovani dei vari paesi poveri di tutti i continenti affidano tutte le loro speranze di una vita appena migliore. Le traversate in mare su barcarole fatiscenti, i viaggi nel deserto su camion puzzolenti e malridotti, le tappe forzate, la fame e la sete, lo sfruttamento degli aguzzini, i ricatti, le violenze.
Ed ecco le ragazze dell'Est, ingaggiate per i nostri anziani troppo scomodi per la nostra vita frenetica e le più belle e le più giovani per i nostri ritrovi notturni, o semplicemente per le nostre strade di notte.
Da Haiti si fugge a Santo Domingo, belle spiagge e ragazze facili, droga e sesso ma anche soldi, benessere e almeno una piccola speranza, per se e per la propria famiglia affamata.
Perchè quella è una vera povertà, anche povertà di speranza, di futuro.

La crisi economica globale ha accentuato anche da noi il problema povertà e la fascia dei nostri cittadini in difficoltà si è ampliata, incrementata da tutti coloro che hanno perso il posto di lavoro, dai cassaintegrati con famiglia al seguito che hanno visto ridursi il loro già scarso reddito, dai licenziati della scuola vittime di quei tagli rasi che non hanno risparmiato nessuno, incuranti e forse anche ignoranti del valore di quello che si andava a tagliare. Immemori del danno che si produce quando la professionalità di anni di lavoro viene trattata alla stregua di carta straccia, quando in nome di un generico risparmio si va a incidere in maniera determinante su alcuni settori vitali della nostra società, indispensabili per quel sostegno culturale al nostro paese che appare, giorno dopo giorno e serata televisiva dopo serata televisiva, sempre più decadente.

Si è preferito investire in altri settori, in costose opere faraoniche che graveranno sulla spalle economiche del paese fino ai nostri nipoti e questo accadrà anche se poi, alla fine, si dovesse decidere di non procedere ai lavori. Una assurdità nella assurdità. Ma capisco che questa è una mia opinione personale e quindi sicuramente opinabile.
Se uno deve essere povero, almeno lo sia in Occidente, e specie nel nostro bistrattato Paese, dove lo stato sociale, sia pure sfilacciato, corroso e inquinato (in molte regioni in maniera pesante) riesce a fornire un minimo di protezione sia in campo sociale che in quello sanitario.

La tragedia di Haiti dovrebbe essere un monito alle nazioni occidentali di come questo divario Nord/Sud debba essere in qualche modo ridotto, che la disparità di ricchezza e di risorse fra i paesi ricchi e quelli poveri è diventata oramai abissale e rischia di diventare esplosiva.
Gli Stati Uniti sono in prima linea negli aiuti umanitari, forse perché Obama sente il dovere di giustificare e meritare quel Nobel alla pace dato forse in maniera troppo precipitosa e forse anche perché riconosce la grande responsabilità del suo paese nei decenni passati per le condizioni pietose in cui versa quel popolo disgraziato.

Già ora molte guerre nel mondo sono basate non più sulla brama di ricchezze, di conquiste territoriali, di ideali di dominio sui popoli ma più semplicemente sulla necessità di risorse alimentari e soprattutto di acqua. Ma sono le guerre dei poveri, dei diseredati della terra, quelli a cui i Grandi ad ogni summit internazionale fra ricevimenti, lussi, doni e cotillon promettono sempre un intervento per risollevare le loro economie, per sfamare i loro poveri, per ridurre o cancellare il loro debito, come se queste terre abusate non abbiano già pagato il dovuto in termini di sfruttamento delle popolazioni locali, della devastazione e inquinamento del territorio, del saccheggio delle risorse.

Il divario fra questi due mondi nei ultimi decenni non è diminuito ma anzi è aumentato, come la fame, come la disperazione.
Pochi popoli e tra poco tempo addirittura poche persone nel mondo avranno il dominio economico di tutto il pianeta e potranno disporre a loro piacimento di popoli e stati, di guerra o di pace, di benessere o di fame.
Avranno il potere di vita o di morte su tutti noi, con l’arma più potente che sia mai stata inventata dall’uomo, il denaro.
Trilussa




 
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