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LA BATTIGIA
di Trilussa



19/4/2009- FOLLIA METROPOLITANA
A Roma ieri l’altro sono arrivati con due auto quasi contem- poraneamente di fronte all’unico posto libero nel parcheggio lungo la strada. Non ci si rimane bene quando uno ti frega il posto


FOLLIA METROPOLITANA



A Roma ieri l’altro sono arrivati con due auto quasi contemporaneamente di fronte all’unico posto libero nel parcheggio lungo la strada.

Non ci si rimane bene quando uno ti frega il posto. Magari è arrivato un po’ prima di te e ne ha il diritto, oppure fa un po’ il furbo, ma è comunque difficile da giudicare quando il disappunto per la mancata soluzione del problema parcheggio modifica in parte le capacità di giudizio.

Ci si rimane male, ci sta l’imprecazione, il vaffa…. di prammatica ma poi finisce tutto lì.

O meglio finiva tutto lì qualche anno fa, quando si era più civili, più tranquilli, quando eravamo anche più educati e sapevamo controllare meglio i nostri sentimenti e la nostra aggressività.

Invece a Roma sono passati dallo scontro verbale a quello fisico e poi è spuntato fuori un coltello ed uno si è beccato tre coltellate ed è morto.

L’assassino è disperato, non credeva di avere ucciso, è provato, è distrutto dice l’avvocato.

Ed ha ragione ad essere distrutto perché nonostante l’inciviltà diffusa e la nostra giustizia non proprio giusta se ammazzi uno a coltellate in galera ci vai ancora, e per un bel po’ di tempo!

Magari se hai rubato a famiglie di operai e piccoli risparmiatori, hai sfasciato aziende e mandato i soldi all’estero, hai dilapidato capitali pubblici ed hai accumulato fondi neri in Svizzera o San Marino, hai rubato sul cemento facendo anche dei morti un posticino in qualche partito politico riesci a trovarlo. Ma se ammazzi uno per strada, davanti a tutti, non hai speranza, non ti vuole nessuno!

Ma poi, dico io, quanti di voi girano con in tasca un coltello! Sembra sia oramai normale avere in casa o in auto delle armi, una pistola o almeno un coltello. Come nei film americani che vediamo al cinema con i protagonisti che girano con quelle grosse auto col cassone su cui non caricano mai niente (o quando lo caricano il regista è in pausa perché sono sempre vuoti!), con quelle ruote che a cambiare una gomma ci vuole un mese di stipendio da cui però spunta sempre, immancabilmente, il grosso, ben oliato e amato fucile super automatico.

Poi su entrambe le auto avevano la famiglia, moglie e figli.

Poteva essere un motivo di deterrenza, per moderare i toni essendo insieme alla famiglia.

Oppure, e la domanda è tremenda, la stessa presenza della famiglia può aver in qualche modo fomentato lo scontro? Far vedere cioè, di fronte ai propri cari, quanto si vale, la nostra forza, la nostra capacità di difendere quello che abbiamo di più caro? Cercare forse di conquistare in questo modo triviale la loro stima?

Sarebbe molto grave ma potrebbe anche essere.

D’altra parte tutto nel nostro paese incita alla violenza e al confronto duro e violento.

Le stesse trasmissioni televisive (di prima serata purtroppo) basano la loro audience proprio sulla presenza di queste discussioni animate, scontri verbali al limite della denuncia (e della più gretta volgarità), aggressioni e scontri anche fisici fra gli ospiti. Alcuni programmi non hanno contenuti e si basano solo sugli scontri accesi di personaggi più o meno famosi posti a stretto contatto fra di loro proprio con lo scopo, nascosto ma molto più spesso palese, di volere proprio questo. Lo scontro, a volte anche fisico, è infatti nell’interesse del programma e nell’interesse dello stesso ospite che lo fa così emergere dall’anonimato (o lo rilancia se un po’ “passato”).

Il conduttore che non ha, nel suo programma, di questi avvenimenti clamorosi, molto spesso anche fasulli e provocati ad arte, è destinato a soccombere, a scomparire ben presto dallo schermo televisivo, a chiudere il programma accusato di noia e di scarso ascolto.




Ecco allora il fare a gara per avere i personaggi più notoriamente casinisti con la speranza che succeda sempre qualcosa. E quegli stessi personaggi basano il loro successo ed il loro budget proprio su questo loro comportamento molto maleducato ma anche molto apprezzato da un certo tipo di pubblico televisivo.

Purtroppo anche a livello politico e istituzionale assistiamo allo stesso livello di scontro. In qualche caso raggiungendo anche lo stesso livello di cafoneria e volgarità.

Ora se queste squallide e chiassose manifestazioni fossero viste e vissute dagli spettatori come un semplice spettacolo televisivo, l’occasione per passare una serata tranquilla facendosi due risate sugli scontri appassionati dei divi e divetti del momento contrapposti magari a cariatidi ringiovanite a suon di migliaia di euro, la cosa non sarebbe poi tanto grave.
Purtroppo però questo tipo di comportamento, questa eccessiva aggressività (in questo momento accentuata forse anche da questa crisi economica mondiale) viene riportata come modello nella vita di tutti i giorni con le conseguenze che abbiamo di fronte leggendo quotidianamente i vari giornali.

Nella stessa scuola dell’obbligo i bambini più piccoli ne sono contagiati ed intendono risolvere anche loro, nella stessa maniera violenta (come nei loro videogiochi), i loro piccoli problemi.

Stiamo purtroppo allevando una generazione di violenti e non per cattiveria o per casualità genetica, ma solo per mancanza di educazione civile. Per aver semplicemente rinunciato, noi stessi, prima degli altri, al compito e alla fatica di essere cittadini, per aver progressivamente ceduto alla logica che in questa società molto competitiva e priva di regole certe sopravvive solo il più forte, il più furbo o anche il più cattivo.

Per aver infine elevato la prepotenza, la sopraffazione e lo scontro al rango di strada più sicura per avere quel successo e quella felicità vista non più come qualcosa da conquistare con pazienza e fatica ma come un diritto da pretendere, da reclamare subito anche con l’uso della forza.

Trilussa
 
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