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LA BATTIGIA
di Trilussa



16/5/2010- LAMPI
In fila in macchina per tornare a casa lungo l’Aurelia, fra le tante auto incrociate, ce n’era una che si dava un gran da fare utilizzando i fari lampeggianti. In maniera periodica e metodica lanciava dei lampi di avvertimento alle auto incrociate....


LAMPI

In fila in macchina per tornare a casa lungo l’Aurelia, fra le tante auto incrociate, ce n’era una che si dava un gran da fare utilizzando i fari lampeggianti. In maniera periodica e metodica lanciava dei lampi di avvertimento alle auto incrociate. Era una normale utilitaria e quando mi si è avvicinata ho guardato dentro per vedere chi era alla guida. Ad essere sincero mi immaginavo un guidatore giovane, uno di quelli contestatori, che si rivolgono al Giudice di Pace se passano col rosso e il T-Red gli scatta la fotografia durante l’infrazione, che scrivono al giornale per segnalare l’ingiustizia della loro sanzione che attribuiscono di solito alla cattiveria (e al bisogno di fondi) del sindaco o al cattivo funzionamento del semaforo che scatta troppo presto mentre loro, innocentini, accelerano al giallo con il loro SUV.

Sono anche quelli a cui si rivolge il libro che spiega nei minimi dettagli, ed in tutti i particolari legali, come si fa a non pagare le contravvenzioni o il canone Tv o altre varie gabelle, con tanto di esempi pratici e schemi di domande da riempire per ottenere rinvii e annullamenti.
Sono in sintesi la nuova generazione dei furbi, i nuovi italiani, quelli che hanno imparato finalmente a stare al mondo, che hanno capito che la società è solo un fenomeno abnorme da combattere, che le regole sono solo imposizioni ed angherie nei confronti del povero cittadino, che l’educazione civica era solo una materia che si studiava, forse a scuola da piccoli, ma che poi è stata tolta perché hanno visto che non serviva a niente.

In parte hanno ragione perché è diventato difficile sfuggire a questa logica. Bisogna mettere in campo una buona dose di cultura, un sano ragionamento e forse anche un’ educazione alla vecchia maniera quando l’onestà era ancora considerata un pregio e non un difetto, quando ancora esisteva il sentimento della vergogna, quando il menefreghismo, l’individualismo e l’arrivismo non erano in cima alla scala dei valori pubblici e privati, quando la classe politica e la famiglia davano ancora buoni esempi di vita.
Se volessimo collocare in maniera temporale questo cambiamento di valori potremmo posizionarlo forse in epoca immediatamente precedente la nascita della TV a colori, quando i programmi televisivi trasmessi dalla Tv di Stato erano capaci prima di istruire, poi di informare ed infine di formare i cittadini-telespettatori. Dai semianalfabeti dell’immediato dopoguerra fino alla metà degli anni 70 quando la nascita del gruppo Mediaset di Silvio Berlusconi ha spostato completamente l’asse del target televisivo orientandolo sempre più verso programmi di puro intrattenimento con una qualità diventata progressivamente sempre più scadente. Necessità naturalmente di tipo concorrenziale-commerciale ma che ha spostato su questo piano dimesso e scadente anche la qualità delle produzioni del servizio pubblico che si è progressivamente adeguato.
Essendo la TV la prima fonte di informazione dei cittadini per la sua grande capacità comunicativa
e formativa è evidente la sua responsabilità, nel bene e nel male, nell’influenzare la mentalità e la scala dei valori dei cittadini, il loro comportamento, finanche le loro scelte politiche.

Comunque, per tornare alla vicenda, lo sfanalatore non era, come pensavo, un giovane, bensì un ometto piuttosto anziano, con gli occhiali, che si stava dando un bel da fare per assicurare che i lampi avvertissero l’intera fila di auto in movimento che poco più avanti c’era un normale controllo dei Carabinieri.
Il lampo era la dimostrazione tangibile del sentimento di solidarietà di questo signore nei confronti degli altri automobilisti, una specie di comunione di categoria, una difesa estesa a tutta la casta, un patrocinio che si esprimeva con questo palese avvertimento.
Ad una valutazione immediata e superficiale questo comportamento può addirittura apparire meritevole, un semplice avvertimento agli altri automobilisti a rallentare per non incorrere nelle sanzioni per una velocità troppo elevata. E può anche essere giusto perché siamo tutti consapevoli che le limitazioni alla velocità sono veramente anacronistiche: forse il 50 Km/ora potrebbe trovare maggiore attenzione da parte degli automobilisti se fosse un 60 (non in tutti i casi, naturalmente), il 70 diventare 80 e così via. Le auto di oggi sono talmente evolute che questi limiti sono oramai troppo stretti ed andrebbero adeguati alla evoluzione della tecnologia e della sicurezza dei veicoli moderni.

Facendo un ragionamento un po’ più attento però questo comportamento non appare più così lodevole ed innocente.
Se per me, cittadino con regolare patente, assicurazione pagata e senza effetto di alcool o droghe l’avvertimento è abbastanza inutile, lo è invece, e molto, per chi non corrisponde a questi requisiti di sicurezza di guida.
Se sono ubriaco, se mi hanno ritirato la patente perché sorpreso alla guida in condizioni non idonee, se ho la patente o l’assicurazione scaduta, se ho la macchina non in regola allora magari torno indietro o cambio strada e se sono drogato forte magari vado ad investire ed uccidere una donna col suo bambino nella carrozzella sul marciapiede di una strada secondaria, oppure sfuggo anche a questo controllo e posso continuare a guidare anche se la patente me la hanno ritirata.

E’ vero che potrei prendere il patentino e guidare una di quelle piccole minicar che se elaborate hanno la velocità (non certo la sicurezza) di un’ auto normale, ma siccome i controlli sono scarsi (e caso mai c’è sempre qualcuno che mi avvisa) posso continuare ad usare la mia macchina anche senza la patente ed anche se ho bevuto o mi sono fatto.
Mi dispiace ma io rifiuto questo avviso, non lo voglio, non mi interessa questa solidarietà, non ho bisogno di cambiare strada e di allacciare le cinture, non si rivolge a me quel lampeggiatore, respingo il suo avviso.

E mi fa anche pena, questo piccolo ometto, che alla sua età non abbia capito che solo condividendo le regole che ci siamo dati in maniera democratica si può stare tutti meglio, si può vivere in armonia. Che non solo nella strada ma in tutti i campi del nostro vivere moralità, rispetto delle regole, buona educazione sono ingredienti fondamentali per una vita più felice e meno convulsa.
Basterebbe pensare alle arrabbiature e al tempo perso fra domande, uffici, bolli e bollettini postali, telefonate e raccomandate, conoscenze e raccomandazioni per cercare di evitare una sanzione (molto spesso giusta) per capire quanto meglio sarebbe non prenderla affatto.
Senza la necessità di aspettare i lampi che segnalano un controllo e dover cambiare strada.
Trilussa
 
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