Evento davvero memorabile a san Giuliano Terme il 25 luglio a partire dalle ore 18, all'interno del Fuori Festival di Montepisano Art Festival 2024, manifestazione che coinvolge i Comuni del Lungomonte pisano, da Buti a Vecchiano."L'idea è nata a partire dalla pubblicazione da parte di MdS Editore di uno straordinario volume su Puccini - spiega Sandro Petri, presidente dell'Associazione La Voce del Serchio - scritto da un importante interprete delle sue opere, Delfo Menicucci, tenore famoso in tutto il mondo, studioso di tecnica vocale e tante altre cose.
Il 9 maggio del 1978 è una data che molti associano al ritrovamento del cadavere dell'onorevole Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse.
Ma è anche il giorno in cui fu ucciso a Cinisi, vicino a Palermo, Giuseppe Impastato, meglio noto come Peppino.
Peppino fondò Radio Aut e attraverso la sua radio si ribellò allo strapotere mafioso del boss Tano Badalamenti, padrone di Cinisi, ribellandosi al padre e alla maggioranza dei suoi compaesani.
Peppino Impastato era nato nel 1948 a Cinisi, in provicia di Palermo. Vari membri della sua famiglia fanno parte di Cosa Nostra o comunque sono strettamente legati all'organizzazione, come nel caso del padre Luigi.
Peppino già da adolescente rompe i rapporti con il padre e inizia la sua militanza politico culturale antimafiosa. Radio Aut, fondata nel 1977 da Impastato, diventa un simbolo della lotta alla mafia:
Nel programma satirico ‘Onda Pazza' Peppino sbeffeggia mafiosi e politici. Le sue iniziative diventano scomode per i boss locali: il più colpito è il capomafia Gaetano Badalamenti, i cui delitti e traffici illeciti vengono più volte denunciati dai microfoni dell'emittente.
Nel 1978 Peppino si candida alle elezioni comunali ma la sua corsa viene fermata.
Lui viene assassinato nella notte tra l'8 e il 9 maggio, proprio durante la campagna elettorale.
Sul momento l'omicidio passa quasi inosservato, poiché in quelle stesse ore l'Italia intera è profondamente scossa dal ritrovamento del cadavere di Moro.
Grazie all'attività del fratello Giovanni e della madre Felicia -che tagliano pubblicamente ogni rapporto con la parentela mafiosa-, dei compagni di militanza e del Centro di documentazione di Palermo intitolato allo stesso Impastato, viene poi individuata la matrice mafiosa dell'omicidio e l'inchiesta viene riaperta.
Le indagini procedono a ritmo altalenante per anni: l'orientamento degli inquirenti, infatti, tende ad attribuire il delitto ad ignoti, pur riconoscendo il carattere mafioso dell'accaduto.
Soltanto nel 2002 viene disposto l'ergastolo per Gaetano Badalamenti come mandante dell'omicidio stesso. Gli esecutori materiali non sono mai stati condannati.