none_o

È possibile dipingere il silenzio?Questa è la domanda che si poneva la nuova mostra di Gavia al Real Collegio di Lucca, cercando una risposta nelle immagini dipinte. 
E la mostra ha rappresentato quello che l'artista stessa ama, uno spazio di incontro e di condivisione di un senso comune all’interno di una situazione pittorica, materiale e artistica ma anche in particolare il luogo dove possa emergere una realtà di emozioni che attingano dentro ogni nostra sensibilità intima e “silenziosa”. 

. . . i bidoni maanche i bagni chimici li trovo sulla .....
Troppe chiacchere per i mi gusti. I bidoni ci sono .....
. . . al mondo intero; però faccio notare che i bidoncini .....
nelle mie lunghe camminate sulla spiaggia ho visto .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
none_a
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
none_a
di Emanuele Cerullo
none_a
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
none_a
Quest'aria frescolina allieta,
desta
gìà da quando si traffica in cucina
con la moka, primiero pensiero
dopo la sveglia mattutina
Con queste .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
FINALMENTE DOMENICA!
di Ovidio Della Croce
Bella Pisa al tramonto, dall’Hotel Victoria al ristorante “Il lampione”

26/6/2011 - 12:13

Sera d'estate su una terrazza nel centro di Pisa

 

Sembra di essere in un racconto di Tabucchi, disse l’uomo mentre saliva l’ultimo gradino della scala dell’altana dell’Hotel Victoria, un pomeriggio d’estate, vecchie case, un fiume,  e questa terrazza. Sopra il centro di Pisa (bella di giorno) l’uomo impugnò la macchina fotografica. Ora ti sei fissato con Tabucchi e le fotografie, spicciati a leggere l’ultimo libro “Racconti con figure” e dammelo, disse la donna che non voleva essere fotografata.
 
L’uomo chiese: Cosa devo fotografare? La donna volò con lo sguardo sopra i tetti e sui Lungarni e disse sorridendo: Che domanda!
L’uomo inquadrò prima uno scorcio di tetto, il ponte e il fiume. Mise a fuoco l’obiettivo e l’indice cominciò a scattare convulsamente. La donna curava i suoi pessimismi pensando a Leopardi, “Questo lung’Arno è uno spettacolo così bello, così ampio, così magnifico, così gaio, così ridente”. Poi disse: Ma cosa c’entrano le automobili infilate dentro questa città medievale, meglio a piedi o in bicicletta. Bello il battello e anche i vogatori, ecco per i ragazzi, invece di ciondolare  e non far niente, è bello fare il vogatore. Guarda, è una ragazza che li guida.
 
L’uomo seguì le parole della donna con il suo terzo occhio e ad ogni parola scattava un clic rimandando ad un altro momento la visione dell’immagine. Verso sera il traffico diminuisce, ancora una mezz’ora e i lungarni diventano pedonali, disse lui. Smise di scattare e seguì col teleobiettivo i rematori pensando al tonno enorme pescato a Bocca di Serchio (ma il vero pescatore non dice mai dove pesca) e ricordò alla donna il dialogo proverbiale che ci fu tra due pescatori in riva all’Arno.
“Artro che cee, ieri ho tirato su una po’ po’ d’anguilla sarà stata un metro e quaranta”, disse un pescatore.
“Che culo! Invece a me l’artra sera m’è cascata la lampada in Arno, è andata giù giù a fondo  e ‘un s’è spenta”, ribatté un altro pescatore.
“Esagerato”, fece il primo.
E il secondo: “Se te scorci l’anguilla…  io spengo la lampada”.
 
La donna sorrise e disse: Fra le città d’arte italiane Pisa è famosa in tutto il mondo per la torre pendente, ma guarda quante torri si vedono da qui.
Allora l’uomo partì dalla Cittadella e fece il primo scatto, la torre pendente aveva davanti quella del Campano e via col secondo e poi il terzo scatto, il quarto fu per la torre dei Cavalieri e rapidamente tanti altri scatti per le torri pisane che la fretta, nostra compagna nella vita quotidiana, ci nasconde o ci fa guardare con distrazione.
 
Aspettiamo il tramonto e vediamo cosa sai fare con quell’arnese, disse la donna.
L’uomo, mentre fotografava il sole all'orizzonte, pensò che se la sua vita volge al tramonto non sarebbe poi male se somigliasse almeno un po’ a quello visto a Pisa mercoledì 22 giugno 2011, giorno di San Paolino, alle ore ventuno e cinque. Dopo uno scatto rapido, si vergognò di questo pensiero banale, poggiò la macchina sul muretto e guardò il tramonto in silenzio, perché gli parve bello e di buon auspicio.
 
L’ora più bella di Pisa è quella che precede il tramonto, è vero?, chiese lui.
Si è fatto tardi, è meglio se torniamo a casa,  disse lei. Preferirono scendere le scale all’ascensore per un ultimo sgardo alle sale e agli antichi arredi dello storico hotel. Ringraziarono il proprietario Maurizio Piegaja che continua la tradizione di famiglia dal 1837, quando Pasquale Piegaja (cittadino lucchese) l'acquistò e trasformò l'antica locanda nel "Royal Hotel de la Victoir", lasciarono la chiave della porta di accesso alla terrazza alta alla signorina che gentilmente gliela aveva data all’ingresso, e salutarono.  Quando uscirono era calata la sera e si erano accesi i lampioni sopra le loro teste. L’uomo preferì guardare con l’occhio della memoria. E vide quel lampione dove molti anni fa, nelle sere d’estate, invitava la donna a mangiare grissini, formaggio e bere spumante sulle spallette dell’Arno. Per lui, abituato alla gazosa del bar "Vittoria" del suo paese, fu un bel cambiamento frequentare il ristorante “Il lampione” in città. Era come se fosse entrato, senza saperlo, nella elegante sala del ristorante dell’Hotel Victoria con la notte che avanzava a passi di danza.

Se non l’abbiamo ancora fatto ora clicchiamo sulle fotografie che costituiscono il filo di queste mie confidenze e guardiamole insieme. Questo non è un finale alla Tabucchi, forse. 
 
Post scriptum
“Sera di pioggia su una diga d’Olanda” in “Racconti con figure”, Sellerio editore, è il racconto di Antonio Tabucchi che ha sostenuto questo mio scritto; sono anche contento di sapere che a Tabucchi piaccia la gazosa che piace anche a me da lunga data.
Il dialogo tra i due pescatori lo lessi la prima volta quando uscì “Pisa, per esempio” di Afo Sartori con foto di Manila Vichi, Pacini editore, era il 1983 e in quegli anni spesso cenavo sotto i lampioni dei lungarni.

Grazie delle fotografie a Massimo Ceccanti.

+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri

29/6/2011 - 20:12

AUTORE:
Doricchio

Grazie e di cuore e ancora una volta...
Non ho mai amato Pisa, da lucchese quasi DOC l'ho sempre considerata meno bella della "mia" città e quasi (ribadisco e sottolineo) quasi ingiustamente famosa rispetto alla Cenerentola-Lucca ...Ma sarà stato il tuo bel racconto (dolce nostalgico e molto romantico nel suo senso più nobile del termine) , saranno state le immagine così belle e suggestive che mi son detta "Però anche Pisa...". Il mio non amore per la tua città è dovuto al fatto che vi ho trascorso gli anni universitari con una pesantezza nel cuore e quindi come spesso mi accade tendo a legare insieme con doppio nodo luoghi e sensazioni...forse non sono l'unica...Prometto anzi mi impegno a riscoprire la tua città, anzi meglio, a riguardarla con occhi nuovi e finalmente più sereni...
un abbraccio
doricchio

26/6/2011 - 23:04

AUTORE:
antonietta timpano

Chi si concede il sogno
é un bambino,
è un poeta
e un personaggio dei racconti di Tabucchi.


In bilico , trasognato ,
tra soli al tramonto ed antichi respiri medievali,
sembra esserci
per ricordare a tutti
che siamo ancora provvisti
del nostro terzo occhio ,
con il quale poter guardare e vedere il mondo
e i suoi quartieri,
senza il velo che li oscura o li nasconde.
E' vero : è come tu scrivi ,
Pisa,
assomiglia al ritratto che ci hai regalato,
di lei.
Un abbraccio - girasole........
Antonietta

26/6/2011 - 16:56

AUTORE:
Gabri

E' il caso di dire che "il tempo è curvo" per davvero.
E due "Presidi", uno di scuola e uno di poetica, che si attardano sui lungarni in un pomeriggio di giugno, quasi trent'anni dopo, ne sono l'esempio.

26/6/2011 - 13:46

AUTORE:
Bruno B

... e in quegli anni spesso cenavo "a grissini" sotto i lampioni dei lungarni.

nb; niente di più bello potevo ottenere in questi ultimi mesi in quanto a: grandi vittorie e forti amicizie; grazie di esistere in contemporaneita.