Nei suoi numerosi articoli sulla storia del territorio, Franco Gabbani ha finora preso come riferimento, personaggi o avvenimenti storici, inquadrandoli nella cornice degli usi e delle norme dell'epoca.
Questa volta prende spunto da situazioni e argomenti curiosi, spigolature come le chiama.
Al di là dei fatti precisi, quello che colpisce particolarmente, è il linguaggio usato nei documenti, non solo formale e involuto, come da sempre ci ha abituato la burocrazia, ma spesso anche di difficile comprensione, esplicitando l'evoluzione continua della lingua e dei termini.
La condizione di degrado in cui versa il nostro paese può essere intuita molto semplicemente guardando le condizioni in cui versano le nostre strade e la sporcizia decennale che staziona sui nostri cigli. Di solito non ci si fa caso, segno che il privilegio italiano di ispirarsi e di godere del bello che ha contribuito a far nascere geni come Leonardo, Michelangelo, Raffaello che con gli altri grandi hanno fatto dell’Italia il centro del mondo a cavallo del XVI° secolo con il Rinascimento (gli altri popoli erano considerati e definiti “barbari” al nostro confronto), si sta piano piano sgretolando e ci andiamo abituando al brutto, al degradato, all’incuria, all’abbandono, alla sciatteria.
Lo stesso come il nostro senso dell’onore, della legalità, della giustizia, della stessa semplice capacità di provare vergogna, anch’esse oramai abbandonate sul ciglio della strada fra i rifiuti tritati periodicamente dalle macchine falciatrici che hanno almeno il pregio di farli riaffiorare, smembrati, presentandoceli assieme all’erba tagliata come segno inequivocabile del nostro degrado culturale e civile.
Vengo da un viaggio in un paese estero, e solo vivendo e viaggiando per un po’ in un altro luogo torna nuovamente evidente, al rientro, il degrado anche fisico del nostro paese. In 1150 miglia attraversate nell’Inghilterra centrale ho percorso strade perfette, non una buca, non una toppa, fra righe di delimitazione impeccabili e in vari colori, fra rotonde curatissime e in qualche caso al limite dell’ opera d’arte. La strada, liscia e ben curata, ti accompagna anche visivamente nella guida, segnalandoti i pericoli, gli incroci, i limiti di velocità con una precisione estrema ed il viaggio è piacevole e scorre fra cigli verdi e fioriti nella più completa assenza di rifiuti.
Sui cigli non è raro scorgere invece qualche addetto alla loro manutenzione con il giubbotto di segnalazione a colori vivaci munito di qualche attrezzo con cui asportare l’eventuale bottiglia o cartaccia o rifiuto abbandonato da qualche cittadino maleducato. Si badi bene, non è che noi siamo più maleducati degli inglesi, anche loro ci mettono del loro, ma da noi la sporcizia sul ciglio ha la garanzia di una vita lunga, molto lunga, direi eterna se scampa dalla macchina falciatrice.
I motivi di tanto degrado, almeno del territorio, sono dovuti alla concomitanza micidiale di due fattori: la mancanza di fondi delle nostre amministrazioni e la mancanza di sensibilità dei nostri amministratori. Entrambi deleterie perché ci si possa occupare di togliere rifiuti lungo le strade o dare un minimo di decenza alle tante rotonde, sorte oramai come funghi e di cui ogni frazione sente oramai il desiderio irrinunciabile.
Poco si può fare sui nostri amministratori, i soliti politici di professione retaggio di un’altra epoca con solo pochi e illuminati giovani (scampati non si sa come alle maglie delle segreterie dei partiti), e più inclini a cercare di mantenere il loro potere che ad ascoltare la richiesta di nuovi cittadini, più attenti e spesso più giovani e con una maggiore attenzione al loro territorio, all’ ambiente in cui vivono.
La mancanza di fondi perché il nostro sistema politico e amministrativo costa troppo, anche senza contare gli illeciti e le ruberie, e distrae somme troppo ingenti da quella che dovrebbe essere una normale manutenzione del territorio. E quando lo fa, sia pure in maniera molto sporadica, incontra spesso le critiche di chi vede questi fondi spesi male e li vorrebbe dirottati in altri settori.
Chi fa questo è in errore perché secondo molte teorie chi vive in un ambiente decoroso è portato a comportarsi meglio di chi vive in un ambiente degradato dove il comportamento incivile avviene sia per emulazione, che per rimozione degli ostacoli etici ed educazionali che ognuno di noi ha dentro di sé (in qualche caso molto in profondità!).
Una riforma dello Stato quindi parte prima di tutto dal reperimento delle risorse e questo non può avvenire se non con l’applicazione integrale del principio del contributo proporzionale al reddito, principio che ha come base irrinunciabile la lotta (vera e non solo proposta e propagandata) all’evasione fiscale.
“ Secondo l’associazione consumatori Contribuenti.it quasi la metà (il 47%) dei contratti di locazione per le ville più ricercate e invidiate, da Porto Cervo a Forte dei Marmi, da Capri a Sabaudia, Positano, Ravello e Panarea, da Portofino a Taormina e Amalfi sono infatti intestati a nullatenenti. Ancora più impressionante il dato relativo agli yacht: il 64% delle barche di lusso che circolano in Italia, sono intestate a nullatenenti, prestanome e società di comodo, italiane o estere. Idem per tutti gli altri tipi di «passion investiments», dalle auto fuoriserie agli oggetti d’arte. Lo scopo? È sempre lo stesso: spostare l'attenzione del Fisco dal nome del vero proprietario che in molti casi - si nasconde dietro gli affittuari o proprietari ufficiali facendosi beffe di ogni tipo di redditometro.”
Finalmente sono comparsi in TV spots di disincentivazione all’evasione. Spots tardivi e di effetto nullo nei confronti dell’evasore sensibile a ben altra ciccia, ma di grande utilità dal punto di vista sociale affinchè il popolo, la gente comune, sia educato ad una maggiore legalità e smetta finalmente di considerare l’evasore fiscale come un personaggio furbo da invidiare ed imitare e cominci a vederlo invece nella sua vera veste di un parassita da respingere e condannare.
Sarebbe necessario anche andare oltre nell’obbiettivo di costruire una vera coscienza civica facendo riflettere anche coloro che si accontentano di risparmiare 10 euro su un conto al ristorante non chiedendo la ricevuta ritenendo di fare una cosa giusta e di avere vantaggi nel farlo. Bisogna dire che sono in parte giustificati perché sanno che il loro sacrificio nell’immediato non porterà loro nessun beneficio, e che i loro euro prenderanno le vie più strane e tortuose e chissà dove andranno a finire, ma se da un punto bisogna partire, se il cittadino una volta tanto ha la possibilità di diventare protagonista, potrebbero riflettere e capire che se quel loro singolo gesto di pretendere il riscontro dell’incasso può essere inutile, lo stesso gesto ripetuto cento, mille, diecimila volte non sarà più così ma permetterà alle amministrazioni, una volta liberate dalla corruzione e dalla inefficienza, di trasformare quei mille diecimila piccoli gesti in atti concreti.
Atti concreti che possono essere una scuola migliore, servizi sociali più efficienti, una sanità più vicina al cittadino, una ricerca scientifica che non ha bisogno di spostarsi all’estero per dare i sui frutti, un po’ di edilizia pubblica scomparsa da tempo dai piani delle amministrazioni che già hanno grandi difficoltà ad affrontare la normale gestione. E perché no anche strade e rotonde migliori e maggiore cura dell’ambiente, tutte quelle migliorie che maggiori entrate e minori spese possono rendere fattibili e concrete.
Se non per raggiungere almeno per avvicinarci un po’ di più all’Europa.