L'analisi del nuovo articolo di Franco Gabbani si sposta questa volta nel mondo di un associazionismo antesignano, le confraternite, necessarie per togliere dall'isolamento e dal mutismo le popolazioni delle campagne, anche se basate esclusivamente sui pricipi della religione.
E d'altra parte, le confraternite, sia pur "laiche", erano sottoposte alla guida del parroco.Sono state comunque i primi strumenti non solo di carità per i più bisognosi, ma soprattutto le prime esperienze di protezione sociale verso contadini ed operai.
Chi conosce Patrizia Reggiani?
Forse qualcuno ricorda la sua foto sui giornali per un fatto di cronaca nera avvenuto alcuni anni or sono.
E’ la vedova di Maurizio Gucci, il re della moda assassinato nel 1995 su sua commissione. Proprio lei infatti assoldò il killer che uccise il marito sulle scale di casa a Milano. Il sicario tentò nell’occasione anche di far fuori il portiere testimone dell’omicidio ma questi riuscì fortunatamente a salvarsi e a denunciare l’assassino. Dopo due anni di indagini si scoprì che era stata la vedova a commissionare il delitto, delitto per cui si trova in carcere a San Vittore dal 1997.
Avendo scontato metà della pena detentiva la vedova ora potrebbe fare domanda per la semilibertà con l’unica condizione di trovarsi un lavoro. Potrebbe cioè uscire di cella ogni giorno per andare regolarmente al lavoro e tornare in cella solo la sera.
Un modo per poter tornare ad essere libera durante tutto il giorno.
Ma la vedova non se la sente. Non di tornare libera, ma di dover lavorare.
“Non ho mai lavorato in vita mia -dice la vedova- preferisco restare in prigione”.
“Troppo faticoso -aggiunge- meglio restare in cella a curare le mie piantine ed il mio furetto!”
I giudici del tribunale di Sorveglianza di Milano sono rimasti sconcertati ed hanno detto che questo è il primo caso in cui si sono trovati di fronte ad un rifiuto per un motivo così sorprendente.
La domanda che sorge spontanea non è quella di chiedersi come possa una persona rifiutare la possibilità di poter uscire di prigione pagando un prezzo così misero, domanda già di per se abbastanza curiosa, ma piuttosto di quante persone, in questa nostro strano e diseguale paese, vivono come la signora Patrizia, cioè senza la necessità di dover lavorare.
Come si può vivere una vita intera senza lavorare, senza impegnarsi in qualcosa di produttivo, di utile al paese, alla comunità di appartenenza, sia questo costruire elaborate centrali idroelettriche che fare il proprio lavoro alla catena di montaggio, a servire un caffè al bar, a riparare l’auto di un’automobilista.
Come si può vivere una vita intera consumando, usando, acquistando, viaggiando, nutrendosi, riscaldandosi, vestendosi senza dare in cambio niente, né un minimo di lavoro, un minimo di impegno, una briciola di attività per gli altri, per il paese che ti ospita, per la comunità in cui vivi.
C’è una sola parola che indica esattamente chi si nutre e vive del lavoro e della vita degli altri, una brutta parola ma a cui non si può sfuggire: parassita.
Parassita [in senso figurato] chi cerca di vivere a spese altrui, senza lavorare.
Quanti parassiti abbiamo noi in Italia?
Sgombriamo subito il campo della politica che è la cosa che viene immediatamente in mente in questo momento di grave crisi di immagine. I nostri rappresentanti sono nominati ed eletti dal popolo e occupano la loro posizione (o poltrone, a seconda del sentimento che accompagna la definizione) a pieno titolo. Non lavorano molto, lo dicono le statistiche, ma hanno un loro compito ed una loro occupazione precisa.
Magari non dovrebbero essere a fare pilates quando c’è una votazione importante, magari non dovrebbero minacciare l’assenza in aula o una votazione contraria per ottenere privilegi personali, magari non dovrebbero terminare il lavoro parlamentare il giovedì sera per rientrare il lunedi successivo, ma hanno comunque un lavoro ed un impegno.
Ma la vedova Gucci? Non ha mai lavorato in vita sua, non ha mai fatto niente, ha sempre vissuto a spese di altri, servita, riverita anche come succede a chi ha molto denaro e potere (non importa se acquisiti o meno per merito) ed ora, alla sua non giovanissima età gli si chiede di rinunciare a tutto questo? Dovrebbe trovarsi un “la vo ro”? (non so come scriverlo in senso dispregiativo). Ma scherziamo? Del lavoro molto meglio la galera!!
Ma quanti sono questi parassiti che vivono nel nostro paese?
Tantissimi e molto spesso sconosciuti.
Ricchi ereditieri nullafacenti che passano le loro serate al Billionaire, rampolli di teste coronate o aspiranti tali a Montecarlo con i loro yacths milionari, pensionati d’oro figli della Prima Repubblica, ex-ministri e sottosegretari della Repubblica muniti di vitalizio per censo e non per meriti, grossi ex dirigenti di aziende nazionali pensionati a fior di milioni di euro anche e spesso dopo aver distrutto le società che erano stati chiamati ad amministrare, faccendieri vari che vivono nascosti e sconosciuti al fianco di uomini politici importanti e da questi traggono come sanguisughe guadagni immeritati e oscuri per altrettanto oscuri traffici, fino a che non emergono alla pubblica opinione in maniera spesso casuale per la scoperta di qualcuno dei loro tanti affari illeciti. Affari trattati di solito incoscientemente per telefono a dimostrazione non solo della loro disonestà manche della loro scarsa intelligenza.
Poi, anche se in maniera diversa, ci sono tutti i baby pensionati figli della famosa legge Rumor, andati in quiescenza dopo 16 anni 6 mesi e un giorno di lavoro (comprese ferie e festività), che troppo giovani per smettere di lavorare vanno ad infoltire la già folta schiera dei lavoratori in nero, ennesima piaga mai affrontata e guarita in questa nostro disgraziato paese sommando pensione a stipendio senza pagare le dovute tasse.
E in questo ambito dell’evasione contributiva quanti altri ancora si nutrono del lavoro degli operai e dei tanti onesti cittadini che ogni mattina rispondono al suono della loro sveglia, spesso quando fuori è ancora buio, e si alzano per recarsi quotidianamente al lavoro.
Quei cittadini e lavoratori posti in fondo alla scala sociale su cui poi continuano a ricadere i sacrifici necessari al risanamento della nostra economia, un’economia disastrata da un’amministrazione poco attenta alle classi più deboli con una distribuzione non equa della ricchezza che ci fa assistere all’aumento enorme della disoccupazione e del lavoro precario nel nostro paese contemporaneamente ad un vertiginoso aumento della vendita di prodotti di lusso.
Auto costose che stazionano all’ingresso di ville principesche su cui non si paga più l’ICI e costosi gioielli al collo o al braccio di ricche e sconosciute signore che non hanno sveglie che suonano al mattino presto sui loro lussuosi comodini.
Una società profondamente ingiusta in un mondo altrettanto profondamente ingiusto anche se in questo momento, in ogni parte del mondo, si affacciano movimenti di popolo che chiedono una maggiore giustizia sociale, un minor peso della finanza, una più corretta spartizione della ricchezza.
Non è in verità una grande consolazione ma rappresenta almeno una piccola speranza.
Due video su due mondi opposti, in apparenza molto distanti tra loro ma in effetti accumunati dalla stessa tristezza.