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L'analisi del nuovo articolo di Franco Gabbani si sposta questa volta nel mondo di un associazionismo antesignano, le confraternite, necessarie per togliere dall'isolamento e dal mutismo le popolazioni delle campagne, anche se basate esclusivamente sui pricipi della religione.

E d'altra parte, le confraternite, sia pur "laiche", erano sottoposte alla guida del parroco.Sono state comunque i primi strumenti non solo di carità per i più bisognosi, ma soprattutto le prime esperienze di protezione sociale verso contadini ed operai.

Il fu presidente Biden lascia la carica e fa un bel .....
E non c'è da cambiare idea. Dopo aver sostenuto la .....
. . . sul Foglio.
Secondo me hai letto l'intervista .....
L'intervista a Piazza Pulita è di 7 mesi fa, le parole .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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di - Maestra Antonella
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Arabia Saudita
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Dalla pagina di Elena Giordano
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Circolo ARCI Migliarino
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Cooperativa Teatro del Popolo Migliarino
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Calcinaia, 13 dicembre
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Vicopisano, 15 dicembre
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Pisa, 11 dicembre
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Indaco il colore del cielo
non parimenti dipinto
Sparsi qua e là
come ciuffi di velo
strani bioccoli di bambagia
che un delicato pennello
intinto .....
tutta la zona:
piscina ex albergo
tutto in stato di abbandono

zona SAN GIULIANO TERME
vergogna
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PARASSITI
di Trilussa

30/10/2011 - 11:27


Chi conosce Patrizia Reggiani?
Forse qualcuno ricorda la sua foto sui giornali per un fatto di cronaca nera avvenuto alcuni anni or sono.

E’ la vedova di Maurizio Gucci, il re della moda assassinato nel 1995 su sua commissione. Proprio lei infatti assoldò il killer che uccise il marito sulle scale di casa a Milano. Il sicario tentò nell’occasione anche di far fuori il portiere testimone dell’omicidio ma questi riuscì fortunatamente a salvarsi e a denunciare l’assassino. Dopo due anni di indagini si scoprì che era stata la vedova a commissionare il delitto, delitto per cui si trova in carcere a San Vittore dal 1997.


Avendo scontato metà della pena detentiva la vedova ora potrebbe fare domanda per la semilibertà con l’unica condizione di trovarsi un lavoro. Potrebbe cioè uscire di cella ogni giorno per andare regolarmente al lavoro e tornare in cella solo la sera.
Un modo per poter tornare ad essere libera durante tutto il giorno.


Ma la vedova non se la sente. Non di tornare libera, ma di dover lavorare.
 “Non ho mai lavorato in vita mia -dice la vedova- preferisco restare in prigione”.
Troppo faticoso -aggiunge- meglio restare in cella a curare le mie piantine ed il mio furetto!


I giudici del tribunale di Sorveglianza di Milano sono rimasti sconcertati ed hanno detto che questo è il primo caso in cui si sono trovati di fronte ad un rifiuto per un motivo così sorprendente.


La domanda che sorge spontanea non è quella di chiedersi come possa una persona rifiutare la possibilità di poter uscire di prigione pagando un prezzo così misero, domanda già di per se abbastanza curiosa,  ma piuttosto di quante persone, in questa nostro strano e diseguale paese, vivono come la signora Patrizia, cioè senza  la necessità di dover lavorare.


Come si può vivere una vita intera senza lavorare, senza impegnarsi in qualcosa di produttivo, di utile al paese, alla comunità di appartenenza, sia questo costruire elaborate centrali idroelettriche che fare il proprio lavoro alla catena di montaggio, a servire un caffè al bar, a riparare l’auto di un’automobilista.


Come si può vivere una vita intera consumando, usando, acquistando, viaggiando, nutrendosi, riscaldandosi, vestendosi senza dare in cambio niente, né un minimo di lavoro, un minimo di impegno, una briciola di attività per gli altri, per il paese che ti ospita, per la comunità in cui vivi.


C’è una sola parola che indica esattamente chi si nutre e vive del lavoro e della vita degli altri, una brutta parola ma a cui non si può sfuggire: parassita.
Parassita [in senso figurato] chi cerca di vivere a spese altrui, senza lavorare.


Quanti parassiti abbiamo noi in Italia?
Sgombriamo subito il campo della politica che è la cosa che viene immediatamente in mente in questo momento di grave crisi di immagine. I nostri rappresentanti sono nominati ed eletti dal popolo e occupano la loro posizione (o poltrone, a seconda del sentimento che accompagna la definizione) a pieno titolo. Non lavorano molto, lo dicono le statistiche, ma hanno un loro compito ed una loro occupazione precisa.


Magari non dovrebbero essere a fare pilates quando c’è una votazione importante, magari non dovrebbero minacciare l’assenza in aula o una votazione contraria per ottenere privilegi personali, magari non dovrebbero terminare il lavoro parlamentare il giovedì sera per rientrare il lunedi successivo, ma hanno comunque un lavoro ed un impegno.


Ma la vedova Gucci? Non ha mai lavorato in vita sua, non ha mai fatto niente, ha sempre vissuto a spese di altri, servita, riverita anche come succede a chi ha molto denaro e potere (non importa se acquisiti o meno per merito) ed ora, alla sua non giovanissima età gli si chiede di rinunciare a tutto questo? Dovrebbe trovarsi un “la vo ro”? (non so come scriverlo in senso dispregiativo). Ma scherziamo? Del lavoro molto meglio la galera!!

 

Ma quanti sono questi parassiti che vivono nel nostro paese?
Tantissimi e molto spesso sconosciuti.


Ricchi ereditieri nullafacenti che passano le loro serate al Billionaire, rampolli di teste coronate o aspiranti tali a Montecarlo con i loro yacths milionari, pensionati d’oro figli della Prima Repubblica, ex-ministri e sottosegretari della Repubblica muniti di vitalizio per censo e non per meriti, grossi ex dirigenti di aziende nazionali pensionati a fior di milioni di euro anche e spesso dopo aver distrutto le società che erano stati chiamati ad amministrare, faccendieri vari che vivono nascosti e sconosciuti al fianco di uomini politici importanti e da questi traggono come sanguisughe guadagni immeritati e oscuri per altrettanto oscuri traffici, fino a che non emergono alla pubblica opinione in maniera spesso casuale per la scoperta di qualcuno dei loro tanti affari illeciti. Affari trattati di solito incoscientemente per telefono a dimostrazione non solo della loro disonestà manche della loro scarsa intelligenza.

 

Poi, anche se in maniera diversa, ci sono tutti i baby pensionati figli della famosa legge Rumor, andati in quiescenza dopo 16 anni 6 mesi e un giorno di lavoro (comprese ferie e festività), che troppo giovani per smettere di lavorare vanno ad infoltire la già folta schiera dei lavoratori in nero, ennesima piaga mai affrontata e guarita in questa nostro disgraziato paese sommando pensione a stipendio senza pagare le dovute tasse.


E in questo ambito dell’evasione contributiva quanti altri ancora si nutrono del lavoro degli operai e dei tanti onesti cittadini che ogni mattina rispondono al suono della loro sveglia, spesso quando fuori è ancora buio, e si alzano per recarsi quotidianamente al lavoro.

Quei cittadini e lavoratori posti in fondo alla scala sociale su cui poi continuano a ricadere i sacrifici necessari al risanamento della nostra economia, un’economia disastrata da un’amministrazione poco attenta alle classi più deboli con una distribuzione non equa della ricchezza che ci fa assistere all’aumento enorme della disoccupazione e del lavoro precario nel nostro paese contemporaneamente ad un vertiginoso aumento della vendita di prodotti di lusso.

 

Auto costose che stazionano all’ingresso di ville principesche su cui non si paga più l’ICI e costosi gioielli al collo o al braccio di ricche e sconosciute signore che non hanno sveglie che suonano al mattino presto sui loro lussuosi comodini.


Una società profondamente ingiusta in un mondo altrettanto profondamente ingiusto anche se in questo momento, in ogni parte del mondo, si affacciano movimenti di popolo che chiedono una maggiore giustizia sociale, un minor peso della finanza, una più corretta spartizione della ricchezza.
Non è in verità una grande consolazione ma rappresenta almeno una piccola speranza.
 
Due video su due mondi opposti, in apparenza molto  distanti  tra loro ma in effetti accumunati  dalla stessa tristezza.
 

 


 

 


 

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3/11/2011 - 21:08

AUTORE:
Oracolo - contadino e ortolano per passione-

Dovresti saper bene che quello che noi vecchianesi si chiama "sugo" non è una salsa di pomodoro ma semplicemente merda e piscio di vacche o pecore mescolato a paglia e come diceva mi pà contadino: la merda più la rigiri, più puzza.

Come preambolo/metafora dovrebbe bastare per capire ed avere come minimo almeno uno dei due piedi poggiato su questa terra, altrimenti se si sta sulle nuvole o nel sogno evanescente: mai riusciremo ad intenderci.

Ho sentito tramite TV un affermazione del Sindaco pro tempore di Firenze; il quale affermava che: il massimo che secondo lui doveva percepire un alto dirigente d'azienda controllata dal Comune di Firenze era di 10 (dieci) volte superiore lo stipendio di un operaio comune. Tempo fa sentii di sfuggita che la "percipienza" di Marchionne (quello della FIAT) era di 1816 (milleottocentosedici) volte lo stipendio di un operaio comune.

Ammesso (anche) che ne sia capace di far guadagnare quell'azienda da lui diretta (anche) più di 1816 operai comuni messi insieme.
Ammesso anche che sono "ortolano" anch'io ma..mi resta difficile capire come si possa "giustificare" un tuo ragionamento simile(sull'invidia) quando ci sono milioni di giovani senza speranza di un posto di lavoro; autonomo o dipendente da un privato o da azienda municipale/statale.

ps; urge un'altro anno simile al 1968 dove sconfiggemmo la più becera borghesia che opprimeva chi lavorava nei campi e nelle officine e ci garantì (quella grande e forte lotta politica) una quarantina d'anni di benessere diffuso, ci mise alla pari dei "Grandi"d'Europa e del mondo ..e ora sta piano piano riemergendo (la borghesia) con a capo il più ricco di tutti noi e..che racconta barzellette sempre più ridicole ed insopportabili.

Di più non scrivo perchè tutto quello che vediamo e sentiamo è alla portata intellettuale di tutti.
salute

3/11/2011 - 19:17

AUTORE:
Pippo l'Ortolano

Caro Trilussa, nella concitazione della operazione di invio del commento, ho dimenticato di ringraziarti e di salutarti. Me ne scuso e lo faccio ora.

3/11/2011 - 19:12

AUTORE:
Pippo l'Ortolano

Caro Trilussa, voglio concludere solo con due parole per puntualizzare. Sono pienamente d’accordo, quando scrivi che “l’educazione, la gentilezza, la disponibilità verso gli altri, la stessa leggerezza del vivere stanno piano, piano riducendosi rischiando di scomparire”.
Viceversa in quanto alla felicità vera o falsa dissento, dal momento che ognuno di noi la deve trovare dove ed in cosa meglio crede: con una attraente giovane, col trans, nel portare un fiore a chi si ama dopo una scampata malattia, nel vincere una gara, nel lavoro, nella famiglia, nel mangiare, nel sorriso di un bambino, nel caviale che altri estraggono o nello champagne che altri producono.
Tu ti indigni per le spese “folli” al Billionaire, io invece mi indigno per una bottiglia di vino da 750 cc venduta al Circolo dei dipendenti Ospedalieri a 75,00 euro, ed è inutile che ti spieghi perché è lì, dal momento che la Società della salute Toscana dovrebbe essere un fiore all’occhiello della Regione.
Quanto meno il primo luogo è frequentato dai Riccucci, dai Briatori e quant’altri che si possono permettere quelle spese, mentre il secondo è frequentato da poveri diavoli come il sottoscritto, per di più in circostanze di notevoli difficoltà fisiche e quella bottiglia che costa quasi tre giorni di lavoro a volte è necessaria per avere certezze.
Per questo senso di rispetto per gli altri e nel rispetto della loro libertà decisionale, io non biasimo il loro comportamento se loro hanno le possibilità di farlo e non mi sogno nemmeno di andare a sindacare se, dove,
quando e come hanno accumulato i loro averi.
Perchè la differenza sta nel credere, il prossimo in buona fede e che i loro guadagni siano frutto di lavoro onesto e di leciti commerci, pienamente convinto che nel percorso della loro vita, altri preposti a farlo e da noi delegati, avranno valutato il loro agire.
Ma su tutto questo non mi voglio dilungare oltre, perché il baricentro del mio pensiero è un altro, sta nella convinzione che noi italiani dobbiamo sottostare già a troppi esistenti divieti e obblighi per cui ho una violenta reazione allergica quando sento invocare ulteriori vincoli e doveri.
Si perché siamo tutti assai bravi a trovare obblighi morali per gli altri, mentre per noi stessi abbondiamo con le giustificazioni di comodo.
Tu parli di equa ripartizione delle ricchezze, ma pensi d’avvero che il vincitore, tra quei milioni di italiani che comprano il “gatta e vinci” o che giocano al superenalotto, continuerà a lavorare o li darà tutti in beneficenza?
Si cerca continuamente di condizionare l’individuo, si interferisce sulle sue decisioni, sulle scelte per una non ben specificata moralità, che come dici tu, nonostante la continua ricerca, sta lentamente scomparendo e questo è un lento ma costante ridurre spazi di libertà.
Cosa è rimasto oggi di questo bene; girati intorno e dimmi cosa puoi fare senza dover chiedere il permesso a qualcuno! Forse parlare, scrivere.
Si, forse! perchè anche quest’ultimo anelito di libertà è condizionato da editori che ti censurano, che ti vagliano e ti giudicano, da redazioni che pesano le tue parole e se non sei in linea con la testata del giornale, non ti pubblicano.
Come vedi la libertà è una bella parola, ma abbastanza vuota, che avrebbe un significato profondo, universale e di grandi ideali, invece la si deve invocare per piccole cose.
Proprio oggi, dopo aver scritto questa risposta, ho letto sul Corriere della sera il libro di Benedetto Croce e Luigi Enaudi sul Liberismo e Liberalismo, ebbene in copertina c’è un’eloquente citazione: “Dobbiamo andare verso l’alto, verso una libertà maggiore, non scendere in basso verso la schiavitù”.
Tanti anni fa sui muri delle città e delle fabbriche, personaggi poco inclini alla democrazia, scrivevano: “vietato vietare”.
Quella frase, che in quell’epoca aveva altri tristi significati e voleva condurre l’attenzione su altre ideologie e su diversi obiettivi non condivisibili, mi aveva colpito perchè nonostante tutto racchiudeva, secondo me, una intuizione di fondo di attuale concretezza.

2/11/2011 - 9:44

AUTORE:
Napolitano Francesco

Partire dalla rinuncia della Reggiani per affrontare il tema dei parassiti ci può stare come aggancio, ma da lì al giudizio della stessa non mi convince. In fondo di questo essere umano sappiamo poco o niente: sappiamo solo che era la moglie di Gucci, non sappiamo quale è stata la crescita nella propria famiglia e/o nella scuola, ecc.. Certo a noi fa impressione la rinuncia al lavoro per rimanere in prigione, ma quale è stato il suo percorso "rieducativo" in detenzione?
Identificare i parassiti è un gioco da ragazzi, ma quello che più mi inorridisce è che ci sono sempre un buon numero di soggetti che permettono ai parassiti di diventare quello che sono, di rimanere tali, di giustificarli, e senza riferirmi al solo dilemma "ricchi" e "poveri". Grazie comunque a "Trilussa" per la riflessione.

31/10/2011 - 20:16

AUTORE:
Trilussa

Caro Pippo dibatto volentieri sull'argomento, cosa che mi permette di precisare meglio i concetti.
Prima di tutto mi compiaccio di avere dei lettori, anche critici, che mi ripagano dell’impegno di dover scrivere un articolo tutte le settimane (anche se ora ho il conforto e l’aiuto della bravissima Madamodoré) perché talvolta sembra che il giornale respiri e si identifichi essenzialmente nel Forum. Penso invece che gli articoli di Madamadorè e di Ovidio Della Croce nella sezione Rubriche, come anche quelli della Foto del Giorno e dell’Almanacco, siano una parte molto importante del giornale rappresentando la parte culturale e di scoperta e valorizzazione del nostro territorio che è il motivo di fondo, oltre naturalmente alla cronaca, della nascita stessa del giornale.
Venendo a noi concordo che i miei articoli odorano di moralismo, ma io li considero come una specie di antidoto, necessariamente robusto, per una società dove purtroppo non solo la questione morale, ma anche l’educazione, la gentilezza, la disponibilità verso gli altri, la stessa leggerezza del vivere stanno piano piano riducendosi rischiando di scomparire.
Per l’invidia invece devo dire che non è così. Queste manifestazioni di occasionale allegria ma di falsa felicità mi fanno soprattutto tristezza. Ecco che ho voluto accumunare la due situazioni proprio con questo sentimento che in caso sembra un controsenso. Non credo, ma forse non lo credi neanche tu, che la felicità si trovi in questi luoghi, con queste persone, con questi comportamenti. Non credo che la felicità sia fare un trenino con in mano una bottiglia di champagne pagato al prezzo dello stipendio di un mese di un operaio.
E’ questo il significato dell’articolo. Non invidia né negazione della libertà ma semplicemente il contrasto di due mondi, opposti ma che coesistono nello stesso grande paese, il nostro, che non è stato in grado negli anni di ridurre questo divario sociale, questa diseguale e iniqua spartizione della ricchezza. Da una parte operai ridotti allo stremo che mettono in campo iniziative clamorose per vedere di smuovere l’opinione pubblica e chi di dovere per una soluzione alla loro situazione di disagio a causa della mancanza di lavoro e dall’altra personaggi più o meno sconosciuti capaci di spendere in una sera quello che un operaio guadagna in un anno di lavoro (c’è stato un bel servizio delle Iene su questo, tolto rapidamente da Youtube). C’è chi muore di fame e chi vive di rendita. Chi vive di rendita consuma quello che altri hanno prodotto e la loro ricchezza non può venire se non dal lavoro di altri, senza entrare nel merito della correttezza, della liceità, della corresponsione degli obblighi fiscali eccetera. Il fatto che consumino champagne dando lavoro ai vignaioli francesi non mitiga troppo il mio disappunto per questo mondo che oltre l’apparenza credo molto triste.
Non importa essere comunisti, anche se lo considero in questo caso un merito, basta ragionare in base ad un semplice criterio di giustizia sociale che in questo caso, in questo nostro paese, non mi sembra assolutamente rispettato.
Cordialità

30/10/2011 - 23:29

AUTORE:
Pippo l'Ortolano

Caro Trilussa o come veramente ti chiami, io ti leggo quasi sempre e il più delle volte condivido le tue opinioni, anche se spesso sono, a mio giudizio, troppo moraliste e fuori dal vivere quotidiano, ma questa volta l’hai fatta, come si dice, proprio fuori dal vaso. Il tuo intervento di concetto Marxista, Leninista o Stalinista, vedi tu, non mi trova assolutamente d’accordo, in quanto mina la prima e fondamentale base della nostra Repubblica: la Libertà. Non voglio sottolineare il fatto che se una persona spende dà lavoro e se ha i capitali da spendere non comprendo perché debba lavorare per forza se non ne ha la necessità e voglia. Il tuo articolo mi da più la sensazione dell’invidioso che non di chi ricerca una ragionevole uniformità sociale. E’ pleonastico che io chiosi le ragioni di quanto affermo, diverrebbe un lungo articolo inutile e da perditempo, dal momento che, riconosciuta la tua saggia eloquenza, puoi tranquillamente immaginarle sviluppando i semplici concetti che ti ho fornito. Un tuo affezionato lettore.