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Nei giorni 26-27-28 aprile verranno presentati manufatti in seta dipinta: Kimoni, stole e opere pittoriche tutte legate a temi pucciniani , alcune già esposte alla Fondazione Puccini Festival.Lo storico Caffè di Simo, un luogo  iconico nel cuore  di Lucca  in via Fillungo riapre, per tre mesi, dopo una decennale  chiusura, nel fine settimana per ospitare eventi, conferenze, incontri per il Centenario  di Puccini. 

. . . per questo neanche alle 5. 50 prima di colazione. .....
. . . alle nove dopocena non ciai (c'hai) da far altro? .....
. . . il plenipotenziario di Fi, Tajani, ha presentato .....
Ieri 19 Marzo ci ha lasciato un Vs. concittadino Renato .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Il sole nutre
col suo splendore
il croco il bucaneve
la margherita. . .
Il cuore
cancella il dolore
se alimentato dall'amore
essenza della vita
Quando .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
Odore di libri e di cucina

14/12/2011 - 8:12

Odore di libri e di cucina
 
L’Associazione Culturale La Voce del Serchio, in collaborazione con Slow Food, organizza, al Teatro del Popolo di Migliarino venerdì 16 dicembre alle 9, “Odore di buono”, serata artusiana (posti esauriti) in omaggio a “Odore di chiuso”, l’ultimo giallo “di Marco Malvaldi con protagonista Artusi, di cui ricorre il centenario della morte. Saranno presenti lo scrittore Marco Malvaldi, che è a casa sua, e il prof. universitario Mauro Moretti, che parlerà su Artusi e la vita culturale fiorentina del suo tempo. Interverrà il gruppo teatrale Attiesse. Ha assicurato la sua presenza anche Felici Editore, la Casa editrice pisana che ha pubblicato “Scacco alla torre”, una particolare guida di Marco Malvaldi alla nostra città.
Per gentile concessione dell’autore, che ringraziamo tantissimo, pubblichiamo questo suo articolo sui segreti e sapori della cucina.
 
“Io studente al corso di cucina”
 
MARCO MALVALDI
 
A una scuola di cucina trovi gente di tutti i tipi. Alberto, per esempio, cinquantenne divorziato che non ha mai toccato una pentola in vita sua, e ha la faccia allegra e fiduciosa di chi attraversa il mare che c’è tra il dire e il fare con la consapevolezza che la cosa più importante è la nuotata, e non l’approdo. Remo invece ha trent’anni, una laurea assolutamente inutilizzabile in storia del cinema: rilevato un bar da un annetto, adesso vorrebbe proporre qualche piattino appetibile all’ora di pranzo, invece dei cannelloni surgelati che fanno tanto mensa carceraria. Su dieci solo due donne, però carine, e inaspettatamente under 20. E, soprattutto, c’è il cuoco. Batoni. Si è presentato così, col cognome, “piacere Batoni” (ed è venuto fuori presto il perché, dato che una quarantina d’anni fa lo hanno battezzato Denaldo), un sorriso sincero e una panza rassicurante.
 
Ogni mercoledì prepariamo un pasto completo, uguale per tutti. Poi, una volta finitolo, si mangia tutti insieme, e ognuno è responsabile di come cenerà. Ma di sicuro, ci assicura Batoni, l'ultima volta mangerete meglio della prima. Speriamo.
Come si fa una cena?
Innanzitutto, ci spiega Batoni, usando bene la cucina che avete. Tutte le cene che prepareremo qui hanno tre piatti: uno sul fuoco, uno al forno, uno crudo o freddo. Così non si hanno tempi morti e non ci si incasina con i fuochi. Secondo, usando con criterio le pentole; non pensate mai di usare la stessa padella per farci saltare la pasta, poi lavarla e riutilizzarla per farci saltare le verdure. Vi farete saltare solo i nervi.
Sarà. Intanto, ho l'impressione che i nervi a volte stiano per saltare a lui. Come quando Sabrina, di fronte a carota, cipolla e sedano (sacro trittico del soffritto) ha chiesto dove fosse la mezzaluna. La mezzaluna la usano le mezzeseghe, ha risposto Batoni in falsetto. Nessun cuoco usa la mezzaluna. Col coltello si fa meglio e si fa prima. Ma io mi trovo meglio con la mezzaluna, ha detto Sabrina. È una tua impressione, ha risposto Batoni recisamente, e le ha messo in mano il coltello.
 
Dopo qualche settimana, devo ammettere di aver imparato parecchie cose. La principale è che cucinare richiede il suo tempo, e i suoi tempi; non puoi cuocere la carne più velocemente alzando la temperatura, non puoi far lievitare il pane soffiandoci dentro. Bisogna tenerne di conto.
L'altro aspetto che credo di aver compreso appieno è che non si possono fare errori. Ne basta uno per rovinare tutto il tuo lavoro. Non conta che tu abbia fatto bene tutto fino a quel momento; se lasci soffriggere l'aglio un attimo di troppo, se metti troppo sale, se primo e il secondo sono pronti contemporaneamente, è un casino. La piacevolezza di quello che mangerai ne risulta irrimediabilmente compromessa. Per me, figlio del computer e della possibilità di cancellare, correggere e riscrivere senza lasciare tracce, è una lezione non da poco.
C'è un'ultima cosa, infine, che ho capito: che quello che mangio mi piace principalmente perché l'ho fatto io, e so quanta attenzione mi ci è voluta. Lo stesso piatto messomi davanti al ristorante non avrebbe tutti questi sapori.
 
(da La Repubblica, 1 ottobre 2011)



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15/12/2011 - 19:56

AUTORE:
odore di bene

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