Tornano, dopo la pausa estiva, i racconti storici di Franco Gabbani.
Un articolo, come per altri in precedenza, legato interamente alle vicende personali di una persona dell'epoca, una donna che ha vissuto intensamente una vita, ragionevolmente lunga, che potremmo definire di ribellione al ruolo che ai tempi si riconosceva alle donne, in aperta opposizione ai vincoli, alle scelte e al giudizio che la società di allora le riservava.
Lo scrittore Carlo Fruttero nasce a Torino il giorno 19 settembre 1926.
Ha svolto per molti anni attività di traduttore prima di incontrare nel 1952 Franco Lucentini e costruire con lui un team di scrittura destinato ad un grande successo di critica e di vendite.
Con la sigla Fruttero & Lucentini, i due hanno firmato collaborazioni giornalistiche, traduzioni e romanzi, soprattutto di genere poliziesco, che hanno riscosso molto successo e pubblico.
Sempre con Lucentini, si è occupato anche di fantascienza, dirigendo dal 1961 al 1986 la collana Urania (Mondadori).
Nel 2007 riceve il Premio Chiara alla carriera.
Carlo Fruttero muore a Castiglione della Pescaia il 15 gennaio 2012.
MILANO - Da anni Carlo Fruttero aveva deciso di osservare il mondo dalla pineta di Roccamare, a Castiglione della Pescaia dove si era ritirato dopo la morte della moglie nel 2007, avvenuta cinque anni dopo il suicidio del compagno di scrittura e amico di una vita, Franco Lucentini, volato dal quarto piano del suo appartamento torinese. Due lutti che l’avevano fortemente provato, nonostante il distacco ironico dalla vita che amava mostrare. Nella casa di Roccamare Fruttero se n’è andato domenica pomeriggio, accudito dalla figlia Carlotta e dalla sua famiglia.
Fino alla fine ha continuato ad osservare il mondo che lo circondava con lucidità e a reinterpretarlo con la sua ironia che dispensava anche a chi lo andava a trovare. Sfogliava i quotidiani locali alla ricerca di notizie curiose, che lo appassionavano più delle beghe politiche, rileggeva i classici, riceveva la visita quotidiana dell’amico Pietro Citati sempre con una Gauloise tra le dita.
Alla figlia ha dettato i suoi ultimi lampi creativi, come una filastrocca per bambini ispirata alla Genesi (edita da Gallucci) e composta «sotto l’Alto patronato dell’Onnipotente» o l’almanacco essenziale dell’Italia unita scritto a quattro mani con Massimo Gramellini per ripercorrere le tappe cruciali del nostro Paese (La patria bene o male, Mondadori).
Nel 2007, con Donne informate sui fatti, il secondo libro senza Lucentini (il primo era stato Visibilità zero, sulle tragicomiche disavventure di un onorevole), dove un delitto è raccontato da otto voci femminili, era entrato nella cinquina del premio Campiello. Alla serata di gala della Fenice si era presentato con vezzose espadrillas gialle, il pubblico lo aveva omaggiato con una standing ovation, ma la giuria popolare lo aveva relegato all’ultimo posto (un torto riparato nel 2010 con il Campiello alla carriera).
(Corriere della Sera)