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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

. . . non discuto. Voi riformisti fate il vostro cammino .....
. . . l'area di centro. Vero!
Succede quando alla .....
. . . ipotetica, assurda e illogica. L'unica cosa .....
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Bardi (c. d) 56% e rotti
Marrese ( c. .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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Di Siciliainprogress
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Se oltre a combattere
quotidianamente
Con mille problematiche
legate alla salute
al reddito
al lavoro
alla burocrazia
al ladrocinio
alla frode
alla .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
LA SALUTE A PORTATA DI MANO
dal libro "Io, medico" di G.P ed altri
Artrosi

30/1/2012 - 16:03


Come i copertoni delle nostre automobili si usurano con il passare dei chilometri, così anche le nostre articolazioni si consumano con il passare degli anni.
Le nostre articolazioni sono in effetti ben costruite con un rivestimento interno formato da tessuti molto resistenti all’usura ed anche molto lisci per ridurre al minimo l’attrito dello scorrimento dei due capi articolari. Inoltre sono umidificate da un liquido che ne favorisce ulteriormente il movimento. Dopo molti anni d’utilizzo però anche queste ottime cerniere articolari subiscono un inevitabile e naturale processo d’invecchiamento, cominciano a comparire alterazioni nella loro struttura: inizia quella che prende il nome di artrosi.


La fine della parola in “osi” e non in “ite” significa che siamo di fronte ad una malattia degenerative, da consumo, e non di una malattia infiammatoria che sarebbe terminata in “ite”, come faringite, polmonite, otite.

L’artrosi non e quindi un’infiammazione ma una condizione di ridotta funzione, un effetto del consumo dell’articolazione legata al progressivo peggioramento delle condizioni dei capi articolari.


L’articolazione si trova cioè a lavorare in condizioni di minore efficienza; i suoi elementi perdono la naturale armonia, compaiono speroni ossei, erosioni nella cartilagine; la solidità stessa assicurata dall’integrità dei legamenti, dai menischi (ginocchio), dalle capsule articolari viene a mancare e compare quello che è il principale sintomo dell’artrosi: il dolore.
Il dolore è il sintomo caratteristico dell’artrosi ed è legato al movimento dei due capi articolari che si muovono in un ambiente alterato ma può comparire anche a riposo o se questo movimento articolare scorretto produce anche l’infiammazione dell’articolazione. In questo caso su un fenomeno artrosico, degenerativo, se ne sovrappone uno infiammatorio peggiorando la sintomatologia dolorosa. In questo caso l’articolazione oltre che dolente si presenta più calda, tumefatta, a volta addirittura arrossata.
 
 Questo inevitabile processo degenerativo colpisce tutti ma si possono avere grandi differenze individuali per gravità ed età di comparsa degli episodi dolorosi. Nell’età avanzata tutti gli individui ne sono affetti ma mentre alcuni sono tormentati da episodi dolorosi continui, altri, al contrario, ne sembrano immuni ed arrivano fino a tarda età senza mostrare particolari sofferenze. Sono magari curvi e lenti, a dimostrazione dell’indubbia presenza della malattia artrosica, ma non lamentano dolori in maniera particolare. Ciò è dovuto in parte alla natura, a fattori genetici non modificabili, ma in parte è dovuto anche al comportamento individuale tenuto negli anni precedenti.
 
Se allora l’artrosi non è evitabile, come si fa per cercare almeno di rallentarne lo sviluppo e/o di minimizzarne gli effetti?
 
La prima cosa da fare è mantenersi in forma.
L’esercizio fisico regolare e costante rinforza le ossa, potenzia i muscoli, i legamenti, i tendini che stabilizzano le articolazioni. Il movimento “nutre” la cartilagine articolare. Chi ha avuto, sfortunatamente, un arto ingessato conosce le difficoltà nel riacquistare il movimento dell’articolazione, anche se questa era stata immobilizzata senza nessuna lesione.
L’esercizio fisico serve anche per allenare il cuore ed aumentare la riserva cardiaca, fa aumentare il colesterolo HDL (quello buono), fa stare all’aria aperta, favorisce la socializzazione e scaccia isolamento e depressione, le due malattie più terribili dell’età avanzata.
 
La seconda è controllare il peso corporeo.
Le articolazioni come la colonna, l’anca, il ginocchio, lavorano sotto peso, reggono cioè, durante il loro movimento, il peso del corpo. Le due superfici che compongono il ginocchio devono ad esempio, durante il cammino od un esercizio, scorrere una sopra l’altra sorreggendo contemporaneamente il peso che grava sopra di loro. Ora queste sono state ben costruite per nostra natura con i due capi articolari rivestiti da una cartilagine molto liscia, elastica e resistente, costantemente umidificata da un liquido (liquido sinoviale) per rendere il movimento ancora meno traumatico, ma sono nate per reggere un peso medio di 70 chili in un uomo e 55-60 in una donna. Se ne facciamo reggere 80 o 90 possiamo ben capire come quest’articolazione si consumi più rapidamente, la cartilagine subisca prima o poi delle lesioni, l’osso si deformi, in dentro od in fuori, peggiorando ancora di piu’ la sua funzione e la sua stabilità.
 
La terza cosa infine è non fare sforzi eccessivi, ma soprattutto ascoltare i segnali che il nostro corpo ci manda.
Quando un’articolazione fa male, non lo fa per dispetto, ma segnala, tramite l’invio del segnale “dolore” al nostro cervello, che non è in perfette condizioni. Questo segnale non deve cadere nel vuoto, l’articolazione ci segnala tramite il dolore che qualcosa non va e quindi deve essere ascoltata e messa a riposo. “Braccio al collo e gambe a letto” dice un vecchio proverbio e racchiude una grande saggezza, che oggi sembra un po’ perduta.
E’ sbagliato prendere l’antinfiammatorio o l’analgesico per  attenuare il dolore e continuare la propria attività. E’ un comportamento errato che ottiene la soppressione di un’azione di difesa (dolore), con lo scopo di continuare ad utilizzare l’articolazione sebbene non in buona salute.

 

Da questo comportamento scorretto possono derivare due tipi di conseguenze:
a)      un danno ancora più grave all’articolazione con possibile cronicizzazione dell’infiammazione
b)       un prolungamento della durata della malattia, del blocco articolare.
 
L’organismo è in grado di riparare il danno tanto meglio e tanto prima quanto più l’articolazione è tenuta a riposo.
 
I FANS (antinfiammatori non steroidei-senza cortisone) in realtà hanno anche un effetto antinfiammatorio, ma il paziente li utilizza prevalentemente con lo scopo di sopprimere il sintomo dolore ed avere la falsa illusione di essere guarito.
Se l’artrosi causa dolore frequentemente, l’osteoporosi. al contrario lo fa raramente e solo nei casi molto gravi. E’ sbagliato quindi attribuire a questa condizione l’origine di molti dolori articolari. L’osteoporosi poi non è nemmeno una vera e propria malattia  ma semplicemente una condizione: una progressiva perdita di calcio dalle ossa che avviene normalmente col trascorrere dell’età.
Ne sono affetti maschi e femmine ma la percentuale di perdita ossea è maggiore nelle sesso femminile, specie nel periodo della post-menopausa. La perdita di calcio porta ad una minore resistenza delle ossa che divengono fragili e si possono spezzare anche con traumi minimi. Talvolta si possono avere fratture spontanee, specie a livello delle vertebre, fratture cioè in cui non si riconosce nella storia clinica un trauma evidente. In questo caso il dolore c’è, intenso, improvviso, invalidante. 
 La prevenzione si fa anche in questo caso incrementando l’attività fisica, specie quella che comporta il sostegno del peso del corpo.


Esiste poi un fabbisogno giornaliero di calcio che va rispettato (1 gr per l’uomo, 1,5 gr per la donna) mediante l’assunzione di latte e formaggi oppure mediante integrazione con farmaci.
 La vitamina D può essere utile perché favorisce l’ assorbimento di calcio attraverso l’intestino.
Alcune donne possono continuare l’assunzione di estrogeni (ormoni femminili) oltre l’età della menopausa poiché questi hanno dimostrato un ottimo potere preventivo sulla comparsa di un’ osteoporosi grave. Il loro utilizzo tuttavia è condizionato da diversi fattori ed oggetto di attente valutazioni da parte dello specialista.


In conclusione volevo ancora una volta rimarcare l’importanza che ha l’attività fisica nel mantenimento della nostra salute. Specialmente nell’età avanzata è fondamentale riuscire a mantenere in buone condizioni le nostre articolazioni. In entrambe queste patologie, infatti, artrosi ed osteoporosi, il mantenersi in forma tramite esercizio fisico riesce a ridurre gli effetti dell’invecchiamento e a mantenere a lungo il bene che diventa sempre più prezioso col passare degli anni: il bene fondamentale dell’autosofficienza.
 

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