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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

. . . non discuto. Voi riformisti fate il vostro cammino .....
. . . l'area di centro. Vero!
Succede quando alla .....
. . . ipotetica, assurda e illogica. L'unica cosa .....
. . . leggo:
Bardi (c. d) 56% e rotti
Marrese ( c. .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Ecco la lista di Vicopisano in Cammino.
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di Umberto Mosso
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di MARIAROSARIA MARCHESANO (Il Foglio)
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di Vittorio Ferla
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Di Alexia Baglivo
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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Di Siciliainprogress
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Se oltre a combattere
quotidianamente
Con mille problematiche
legate alla salute
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La Proloco di San Giuliano Terme, attenta alla promozione e alla valorizzazione dell'ambiente indice il concorso "il giardino e il terrazzo più bello" .....
La Lettera
Spett.le José Manuel Durão Barroso,

9/2/2012 - 17:43

voglia scusarmi se non la chiamo «Presidente» ma sa, faccio già molta fatica a rivolgermi con questo appellativo al Prof. Mario Monti che in teoria dovrebbe rappresentare - anche al suo sommo cospetto - tutti gli Italiani, figuriamoci se non riesco a fare altrettanto con un illustre sconosciuto, a capo di un’istituzione che mi è aliena, che - onestamente - non sento a me vicina, che non sento rappresentativa, che non risponde ad alcuna delle mie aspettative e che è frutto soltanto di grandi accordi finanziari nell’ottica di un’idea accentratrice e concettualmente lontana da ciò che mi ero immaginato avrebbe potuto essere l’Europa.
Non è questa Europa la mia Europa: non è l’Europa dei popoli, non è l’Europa dei lavoratori, non è l’Europa del salario europeo, non è l’Europa dei territori, non è l’Europa dell’ambiente, non è l’Europa che avrebbero potuto auspicare Leonardo da Vinci, Niccolò Machiavelli, François-Marie Arouet in arte Voltaire, Erasmo da Rotterdam, Friedrich Schiller e tanti altri: quest’Europa è un’entità astratta che riunisce sotto una stessa bandiera i grandi interessi capitalistico-finanziari, bancari e monetari, ma che si guarda bene dall’avvicinare i suoi cittadini e, men che meno, farli sentire tali.
Sono convinto, signor Barroso che se le capitasse di attraversare una città greca di media grandezza in bicicletta con una bandierina blu a stelle gialle, non riuscirebbe a percorrere più di 50 mt prima che uno qualunque tra coloro che pretenderebbe essere i cittadini d’Europa non le si rivolgesse con qualche pesante ingiuria e, le assicuro, è questo sentimento che serpeggia anche per le strade d’Italia o, se preferisce, tra quelle della Spagna indignata o del suo Portogallo.
Preferisco dunque considerarmi cittadino del mondo, non nascondendole nessuna delle mie inclinazioni Internazionaliste ed evitare l’insostenibile - almeno per il momento - gravame psicologico di sentirmi Italiano o addirittura Europeo: è troppo, troppo tempo che si accetta con grande riluttanza sia l’una che l’altra cosa e al sottoscritto i colori delle bandiere ed il senso patriottico non sono sufficienti per sentirsi a proprio agio.
Ma non è di me che intendevo parlare, signor Barroso: recentemente, dopo che già la stampa americana e la voce non proprio disinteressata della Emma Marcegaglia, segretario in carica di ConfIndustria hanno voluto trasformare la coraggiosa, irriducibile, determinata, ma soprattutto, vittoriosa battaglia contro l’insediamento di un punto vendita Ikea sul mio territorio - in una «spregevole, irragionevole, inspiegabile barricata contro lo sviluppo», anche lei ha inteso deliziare le nostre coscienze con l’ennesima perla di saggezza sull’argomento, a testimonianza del suo immarcescibile connubio con i grandi interessi finanziari europei, pronti a calpestare ogni cosa in nome di un’occupazione che anche gli stolti sanno perfettamente essere un fuoco di paglia.
Il prestigioso pulpito dal quale quotidianamente è avvezzo a mandare i suoi torpidi strali contro tutto ciò che l’Europa non è, ovvero contro i suoi lavoratori, i suoi contribuenti, i suoi pensionati, i suoi anziani, le sue fasce più deboli, i suoi precari, i suoi studenti, etc. e, per contro, a rendere note le sue premurose attenzioni per la salute monetaria, per lo Spread, per la tenuta del sistema bancario, per tutto ciò che di improduttivo e speculativo sia - non fondamento solido di un grande stato riconosciuto, condiviso e assurto a patrimonio collettivo, ma - evanescente, impalpabile consistenza e percezione sfuggevole di qualcosa di indefinito ancorché sufficientemente amato e apprezzato da un insulso manipolo, non le sarà di alcuna utilità laddove intendesse ottenere comprensione, laddove supponesse possibile scambiare per autorevolezza ciò che invece è una quanto mai chiara adesione all’interesse di pochi, ciò che evidentemente è frutto di un autoritarismo dilagante, della malcelata voglia di spremere tutto e tutti, della spregevole inclinazione a preservare l’inqualificabile opulenza di qualcuno a spese di ogni altro.
Se dunque le potrà essere chiaro quanto distante sia Bruxelles da tutti noi comuni mortali, se dunque le sarà pacifico quanto riconoscere la sua funzione sia, almeno per il sottoscritto, cosa proibitiva e ben poco sensata, la voglio rassicurare anche su un altro fatto: il suo interlocutore è qualcuno che di lei non alcuna stima neanche umanamente parlando, ovvero, qualcuno che, se per un qualunque caso dovesse imbattersi nella sua persona, non soltanto non le tributerebbe alcun riconoscimento per ciò che rappresenta, ma invero, si volterebbe dall’altra parte per essere sicuro di non doverla salutare.
È proprio grazie all’opera intramontabile di una delle più autorevoli e sagge menti che il fecondo territorio a cui appartengo abbia partorito, Antonio Tabucchi, autore di Sostiene Pereira che il sottoscritto e molti altri si sono resi conto della straordinaria somiglianza fra i suoi connazionali e noi italiani: in ragione di una sola, passionale, edotta e illuminata predilezione per la letteratura ha portato a conoscenza del mondo intero la schietta genuinità, la passione antifascista, l’apprezzabile memoria storica di una terra di grandi tradizioni, il Portogallo.
Il territorio cui lei Signor Barroso avrebbe inteso far riferimento, il territorio - per intenderci - cui avrebbe inteso dedicare la proverbiale accondiscendenza verso aziende che rappresentano l’esasperazione capitalistica e la negazione stessa dell’Umanesimo, proprio come Ikea, si chiama Vecchiano e non Pisa, città pregevole, incantata e talmente ricolma di tradizione, cultura, monumenti e risorse storiche da poter fare a meno per il proprio sviluppo di qualunque gruppo commerciale nazionale e multinazionale, Pisa di cui Vecchiano non è che modesta propaggine provinciale.
Sostiene Pereira mi ha fatto attraversare le strade della sua europeissima Lisbona senza mai avervi messo piede, calandomi sapientemente nel commovente rapporto fra un integerrimo rappresentante della media borghesia lusitana, giornalista indisposto a rinunciare a principi sacrosanti come la libertà di stampa ed un “enigmatico” esponente della Resistenza anti-salazarista; lei invece Signor Barroso, mi ha ricordato come nascono le svolte, o per meglio dire, le sventure autoritarie, ha indotto la mia coscienza a farsi una ragione del fatto che, come António de Oliveira Salazar in Portogallo, come Adolf Hitler nella Germania e Benito Mussolini in Italia, anche in Europa si possa assistere - prima che all’Europa dei Popoli, prima che all’Europa del Lavoro e dei Lavoratori, prima che all’Europa della Sostenibilità, della Condivisione e dell’Armonia - alla nascita di un’Europa brutale, oppressiva e irragionevolmente votata ai soli ed esclusivi interessi di una becera minoranza.
Non le esternerò dunque alcuna simpatia, non le accorderò alcuna comprensione o manifesterò alcuna inclinazione alla più solidale complicità e mi aspetterò anzi, che questo mio intrattenibile sentimento sia adeguatamente ricambiato: nell’avvenire che mi sono prefigurato, nel mondo che vorrei consegnare ai miei figli, nel futuro che in questo difficile presente vorrei costruire, non c’è spazio per gente come lei, non c’è spazio per gli adepti di questa grande e assurda cospirazione cui è stato dato il leggendario nome di Europa e che altri non è se non il maldestro tentativo di comminare unità di intenti a tutti i peggiori predatori della giungla capitalistica che affonda le sue torbide radici nella terra del Vecchio Continente.
A chi intenderebbe somministrare la sua eloquenza in materia di sviluppo, Signor Barroso? A chi penserebbe di smerciare la sua presunta sapienza che, vista da altre angolazioni, potrebbe brutalmente rivelarsi per quello che ho il sospetto sia, ovvero una cadaverica, esangue e malcelata voglia di imporre alla maggioranza l’aspettativa di una risicata minoranza? Chi ritiene debbano essere gli alunni di cotanta lectio magistralis, menti partorite dall’oscurità ipogea della peggiore congiura intellettiva, figlie del profitto ad ogni costo, madri di non si sa quale altra deviazione anti-umanistica?
Sarebbe modernizzazione quella che propina così a cuor leggero? Mi dica, Signor Barroso, di che cosa si tratta: la Grande Distribuzione Organizzata è la principale fra le cause di tutti i peggiori dissesti economici dell’ultimo decennio, lo strumento del capitale finanziario per imporre modelli di divisione del lavoro internazionalizzati e totalmente svuotati dello stato diritto, il modulo attraverso cui la didattica del consumo indiscriminato si è imposta ben sugli orizzonti umani velandone visioni e prospettive di un cupo profondo.
E quando si parla di consumo indiscriminato non si parla soltanto della febbrile corsa al prodotto-civetta del momento, ma anche al consumo di territorio attraverso l’installazione di inutili e devastanti colate di cemento che le generazioni postere avvertiranno come stigma, come contrassegno di inarrestabile stupidità e non certo come profusione di perizia architettonico-ingegneristica.
No, Signor Barroso, la sua Europa non edificherà opere monumentali a testimonianza della grandezza della propria civiltà, non emulerà edificando i freddi, asettici e labirintici templi del consumo la perentoria e imperitura magniloquenza delle Piramidi d’Egitto, non i Giganti dell’Isola di Pasqua ne’ nient’altro, ma soltanto la patetica ombra di sé stessa proiettata in un avvenire che si auto-divora, che si sottopone spontaneamente ad un’erosione esponenzialmente più veloce dell’Entropia.
Abbiamo bisogno di restituirci una velocità a portata di essere umano senza cadere nelle ansie tecnocratiche che fanno da sponda alle pressioni autoritarie e alle smanie degli interessi finanziari, bancari e monetari: il futuro dovrà assoggettarsi ad un’idea di rallentamento globale per evitare il grande baratro, lasciando al web ed agli strumenti di comunicazione il connaturato compito di correre.
Non provi a sdoganare idee superate dalla storia: il Lavoro che ne distrugge altro o che annichilisce i Lavoratori in questa e/o in un’altra parte del globo, non è lavoro, non è la benedizione che lei farebbe calare dalla sua Santa Sede, la BCE, sui supermercati e sulla Grande Distribuzione; a Vecchiano siamo stati bravi a dirgli NO, coraggiosamente, apertamente e senza giri di parole ed il mio augurio è che l’adorata Pisa, il germoglio della notte dei tempi, la più emblematica forza marinara del passato sappia fare altrettanto.
Il sottoscritto che, come non avrà avuto difficoltà a capire è uno di quegli irredenti, immarcescibili e indigesti Comunisti che tanto e tanto fanno traballare l’indegna cortina di bugie elevata a verità assoluta e propinata dai poteri costituiti, dalle banche, dalle logge, dalle lobbies come universale e immutabile necessità, non ha avuto difficoltà neanche a contrapporsi alle tiepide aperture che il proprio partito aveva ventilato circa la possibilità di un insediamento in un’area pre-esistente e già disposta ad accogliere soluzioni sventurate e senza cervello come Ikea.
Non racconti dunque ciò che non è, ma soprattutto ciò che non sa, non confonda un’inqualificabile speculazione edilizia, finanziaria e commerciale con una pioggia di opportunità: è proprio la voce autoritaria e non certo autorevole di personaggi del suo calibro che produce creduloni nella società civile, pii illusi alla mercé, al servizio degli arrampicatori, dei quieti ed imperturbabili inseguitori del proprio dannato interesse personale in contrapposizione ai bisogni della collettività, ed è sia all’indirizzo dei primi, poveri ed inconsapevoli Ustascia senza una propria autonoma capacità di raziocinio, devoti ed ingenui semplicioni, inetti all’analisi e inabili a formulare conclusioni, pigre marionette nelle mani dei secondi, che a quello di questi ultimi che è estremamente arduo porre in essere una perentoria azione di contrasto, laddove a scherno si è persino disposti a far circolare soldi e risorse per pura e demagogica propaganda piuttosto che destinarli ad attività produttive, a sviluppare le piccole eccellenze territoriali e a dare lustro al territorio.
Si tenga pure quest’Europa, Signor Barroso e, se vuole, anche quest’Italia, l’Italia di Mario Monti burattino di Bruxelles che Bruxelles ci ha dipinto come indiscusso ed indiscutibile burattinaio, e si tenga anche qualche altro insulso fantoccio del solito teatrino, come Lucas Papadimos in Grecia: la storia vi darà il suo insindacabile giudizio, spazzando via prima o dopo ciò che siete e rappresentate.
 
Alessio Niccolai

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