Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
Quando ero un professore precario in Valtellina, sarà stato il 1981, vivevo a Morbegno in una mansardina sopra un ruscello, vicino alla biblioteca e a un negozio di formaggi. La mansardina aveva una minuscola cucina, un bagnetto microscopico e una camera studio con una finestra a tetto da cui entrava l’azzurro del cielo quando il cielo era azzurro (“Il cielo, / si perde il pensiero quando guardo il cielo / ed ecco / ritorna il ricordo dolce che ho di te”).
La mia mansardina era il punto di incontro dei miei amici toscani che volevano vedere le Alpi. E vennero a trovarmi anche amici e amiche molinesi che portavo con gioia a giro per la valle. Ascoltavamo molta musica di tutti i generi, cantavamo e chiacchieravano tutto il giorno. Io in quel momento ascoltavo molto De Gregori, ma c’era chi preferiva Guccini, altri cantavano Paoli e De André. Una cara amica, allora giovanissima, mise una cassetta di Dalla. Ricordo bene quel momento, quelle note e quelle parole: “Quale allegria / se ti ho cercato per una vita senza trovarti / senza nemmeno avere la soddisfazione di averti / per vederti andare via: quale allegria…”. Finita la canzone la mia mica disse con un sospiro profondo: “Dalla è il mio preferito!”. E ci dettò la linea musicale per gli anni Ottanta.
Poi Quale allegria dice: “Con allegria / far finta che in fondo in tutto il mondo / c'è gente con gli stessi tuoi problemi / e poi fondare un circolo serale / per pazzi sprassolati e un poco scemi / facendo finta che la gara sia / arrivare in salute al gran finale”.
Lucio Dalla è morto in un giorno vicino al suo compleanno. È oggi, lo sanno tutti. Avrei voluto regalargli una rosa rossa e un bigliettino con la frase della mia amica.
P.S.
Mentre ascolto Quale allegria ancora non so cosa voglia dire “pazzi sprassolati”. Mi colpisce quello che Lucio Dalla disse a un amico una sera a Bologna: “Vedi tutte queste persone non sanno niente di me. In me vedono solo un piccolo omino buffo che canta. Ma a me non importa, perché sento che mi vogliono bene. Come io ne voglio a loro”. Tra i tanti video di Dalla scelgo “Fumetto”, la sua sigla per il programma della Tv per ragazzi “Eroi di cartone” di cui era il conduttore (“birichino biricò…”):