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In questo nuovo articolo di Franco Gabbani viene trattato un argomento basilare per la società dell'epoca, la crescita culturale della popolazione e dei lavoratori, destinati nella stragrande maggioranza ad un completo analfabetismo, e, anzi, il progresso culturale, peraltro ancora a livelli infinitesimali, era totalmente avversato dalle classi governanti e abbienti, per le quali la popolazione delle campagne era destinata esclusivamente ai lavori agricoli, ed inoltre la cultura era vista come strumento rivoluzionario. 

Sei fuori tema. Ma sappiamo per chi parli. . .
. . . non so se sono in tema; ma però partito vuol .....
Quelle sono opinioni contrastanti, il sale della democrazia, .....
. . . non siamo sui canali Mediaset del dopodesinare .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Ma non ti potei solcare
Ma è vero giuro è vero
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MUSICA
Non je ne regrette rien

24/4/2012 - 15:11


 

 

(cliccare-ndr)

 Abbiamo scelto la scena finale del film "La vie en rose" sulla vita di Edith Piafper esaltare la straordinaria interpretazione di questa artista della celebre canzone.

La vie en rose (La Môme) è un film del 2007 diretto da Olivier Dahan dedicato alla vita della cantante francese ed interpretato da Marion Cotillard.

 Edith Piaf è stata la maggiore "chanteuse realiste" francese tra gli anni '30 e '60.

Nata a Parigi il 19 dicembre 1915 il suo vero nome è Edith Gassion. Sceglierà il nome d'arte di Edith "Piaf" (che in argot parigino significa "passerotto") in occasione del suo debutto, nel 1935.

Di origini sfortunate vive la propria infanzia nella miseria dei quartieri Parisni di Belleville.

 

Sua madre era una livornese, Line Marsa, cantante sposata al saltimbanco Louis Gassion. La leggenda vuole Lina l'avesse partorita per strada, aiutata da un flic, ossia un poliziotto francese.Trascorre parte dell'infanzia nel bordello di Nonna Marie in Normandia. Poi ha un'audizione al "Gerny", locale con cabaret; importante è la protezione di Louis Leplé, suo primo impresario morto misteriosamente qualche anno dopo.Il debutto avviene nel 1935, con un abito nero fatto a maglia, di cui non riesce a terminare le maniche, e coperta alle spalle con una stola per non emulare la grande Maryse Damia, incontrastata regina della canzone francese del momento.

 

La sua scalata al successo avrà inizio a partire dal 1937, quando ottiene un contratto con il Teatro dell'ABC.Con la sua voce variegata e caleidoscopica, capace di mille sfumature, la Piaf anticipa di oltre un decennio quel senso di ribellione e di inquietudine che incarneranno poi gli artisti intellettuali della "rive gauche", di cui faranno parte Juliette Greco, Camus, Queneau, Boris Vian, Vadim.

 

Quello che colpiva chi la sentiva cantare è che nelle sue interpretazioni sapesse usare di volta in volta toni aggressivi e acidi, sapendo magari passare subitaneamente a inflessioni dolci e venate di tenerezza, senza dimenticare quel certo spirito gioioso che solo lei era in grado di evocare.

 

Ormai lanciata nell'empireo delle grandi a cui si deve particolare attenzione, attraverso il suo secondo impresario, il temibile Raymond Asso, conosce il poliedrico genio di Cocteau che a lei si ispirerà per la pièce teatrale "La bella indifferente".

 

Militante durante la guerra contro la Gestapo, conquista la Francia nel dopoguerra con "Le vagabond", "Le chasseur de l'Hô tel", "Les Historie du coeur", realizzando anche una tourné negli Stati Uniti, paese che in verità l'accoglie freddamente, forse spiazzato dalla raffinatezza dell'artista, che usciva dai canoni consolidati della "belle chantause" impregnata di esotismo.

 

Ma Edith Piaf è quanto di più lontano ci si può immaginare da quel modo di porsi e per avvicinarsi a lei e capire la sua arte è necessaria una certa attenzione, uno sforzo che permetta di andare al di là di dati superficiali.

Inoltre, l'universo cantato nei suoi testi è spesso quello degli umili, di storie meste e sconsolate tese ad infrangere tropo facili sogni, cantate con una voce che trasmette il mondo dell'umanità quotidiana con il suo sconfinato e straziante dolore.

 

Collaboratori importanti che realizzeranno questa affascinante miscela, nomi che in definitiva contribuirà lei stessa a lanciare nel mondo dello spettacolo, saranno personaggi in seguito celeberrimi e irripetibili, come Yves Montand, Charles Aznavour, Eddie Costantine, George Moustaki, Jacques Pills e tanti altri.

E' anche attrice in una decina di films, dopo altri successi tra cui "Milord", l'intensa "Les amantes d'un jour" e "La vie en rose", canzone quest'ultima simbolo della sua persona.

 

Dopo un periodo di sconforto per la morte in un incidente del terzo marito, il pugile Marcel Cerdan, raggiunge la celebrità mondiale con "Non, je ne regrette rien".

La grande cantante si è spenta l'11 ottobre 1963.

La salma riposa a Père Lachaise, cimitero parigino delle celebrità.  

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1/5/2012 - 15:17

AUTORE:
Osservatore 3

Grazie redazione per questa emozione!!