Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
Mi riviene in mente la frase cult del film Frankenstein jr. che il gobbino Igor dice a Frederick, il giovane nipote del famoso dottor: “lupo ululà, castello ululì!”.
Siamo ora in Bonifica e non nella lontana Romania (anche se sembrerebbe dall’idioma di molti dei suoi abitatori) e non ci sono lupi, ma zanzare, e di Gobbino c’è solamente il ricordo di una località, e dei castelli posson fare le veci la Barra e i suoi casotti.
Allora: “zanzare autantelà, rondini autantelì!”
C’è bisogno della spiegazione?
(Au)-tante zanzare nell’aria con rondini che fanno da autant-(e)!
Scemotta?
Alquanto!
Ma riesco, a volte, anche ad essere, quasi, seriamente serio.
Jules Renard, universalmente conosciuto per la sua opera “Pel di carota”, si definiva un abile “cacciatore di immagini”, immagini fissate nella sua mente e che raccolse in un suo eccezionale libricino scritto intorno al 1900 (1896), dal titolo “Storie naturali”, dove l’aurore vede e descrive la Natura come nessuno mai aveva fatto.
Nel “Journal” del quale era collaboratore, scrisse:
“Buffon ha descritto gli animali per far piacere agli uomini. Io vorrei esser gradito piuttosto agli animali; vorrei, se essi potessero leggere le mie piccole Storie naturali, che ciò che ho scritto li facesse un poco sorridere”
Riporto qualche riga del capitolo riguardante "Le Rondini".
"M'insegnano la lezione tutti i giorni.
Punteggiano l'aria di piccole strida.
Tracciano una riga dritta, segnano una virgola, e subito vanno da capo.
Chiudono tra vertiginose parentesi la casa dove abito.
Con la leggera penna dell'ala ghirigorano svolazzi inimitabili.
Poi, a due a due, come abbracciate, si congiungono, si mescolano, e sull'azzurro del cielo spruzzano macchie di inchiostro.
Ma soltanto l'occhio di un amico può seguirle; e se voi sapete di greco e di latino, io so legger l'ebraico che traccian nell'aria le rondini dei camini." [...]