LA PRIVATIZZAZIONE E LE TASSE
PRIVATIZZARE è MEGLIO?
 
Quest’anno ogni cittadino del comune di San Giuliano si ritroverà a pagare le tasse calcolate con le massime tariffe. Sarà portata al 6 per mille la tassa sulla prima casa, sarà portata al massimo la tassa su tutto ciò che non è prima casa indistintamente dalla attività e dall’utilizzo.

 Oltre i 15 mila euri sarà aumentata anche l’irpef (tassa sulle persone fisiche) cioè per tutti coloro che guadagnano oltre i 1250€ lordi al mese e già era tra le più alte. I servizi, per ora, in qualche misura saranno mantenuti ma non a costi uguali rispetto agli altri anni. Questa pesantezza va ad aggiungersi ad altre manovre varate a livello provinciale e nazionale. Ad esempio la provincia di Pisa ha deciso di aumentare la RCA auto. Su questa strada purtroppo potremmo continuare.
Ma questo forte incremento delle tasse, che non è solo a San Giuliano, anche se qui in misura più importante, non avviene per costruire il futuro, ma per pagare i debiti del passato. Certamente i governi precedenti ed anche il governo attuale hanno inciso in modo pesante, prima, nella incapacità di affrontare una crisi causata dagli speculatori, poi con misure non adeguate alla gravità della situazione.
Tutta questa situazione però non può esimerci dal fare una riflessione rispetto a come nel passato si è operato e rivedere certe scelte compiute.
Sempre più che andiamo avanti, se non c’è una inversione di rotta, sarà la fine di quel sistema di tutele soprattutto per le fasce sociali più deboli che ha caratterizzato dal dopo guerra ad oggi l’Europa, e l’Italia in particolare favorendo quella crescita e coesione sociale che ha permesso di avere una società democraticamente evoluta.
Per anni si è detto che la presenza pubblica doveva ritirasi dalla gestione dei servizi, che nell’interesse della collettività sarebbe stato meglio avere anche capitali privati, perché sarebbe stato possibile realizzare più investimenti ed i benefici avrebbero avuto ricadute sulla collettività.
Alla prova dei fatti vediamo che non è proprio cosi ed io resto convinto che la differenza non è tra pubblico e privato ma tra essere o non essere capaci, poi è ovvio che il privato ha interesse al profitto individuale ed il pubblico al profitto sociale.
L’acqua è a gestione privata,nonostante un referendum, anche se la maggioranza è dei comuni ma non incidono nelle scelte.
L’energia, la gestione dei rifiuti uguale, sono private. È vero che la maggioranza la possiedono i comuni, ma non incidono nelle scelte.
Se andiamo a vedere i bilanci di queste società vedremo che sono società in positivo ed hanno generato utili, mentre le tariffe continuano a subire aumenti, e la ricaduta sui cittadini pare proprio non ci sia stata. Viene detto che gli utili almeno quella parte di utili che spetta ai comuni, viene reinvestita per migliorare il servizio, ma ci domandiamo in una situazione cosi si difficile come quella che stiamo vivendo, se davvero si fosse privatizzato per migliorare le condizioni dei cittadini, non sarebbe stato meglio che gli utili avessero inciso in positivo sulle tariffe dei cittadini? In una grave situazione come quella attuale sarebbe stato giusto non aumentare le tasse per non penalizzare, socialmente culturalmente ed economicamente ampie fasce sociali della nostra comunità, per non pregiudicare il futuro. Altrimenti resta difficile comprendere il pianto verso la precarietà e la povertà se poi concretamente non si interviene. La sensazione, come sta dicendo anche qualche economista, è che si stia andando verso una sorta di capitalismo municipalizzato, e questo si, sarebbe una lesione grave verso la nostra storia. Ovviamente non da tutte le parti è uguale, ma in una situazione come questa debbono cambiare le priorità di spesa, e la dove vengono generate risorse debbono avere una ricaduta immediata sulla collettività se davvero dobbiamo guardare al futuro, e per farlo bisogna che torni ad essere prevalente la politica quella alta, rispetto alla finanza.
Pensiamo che non è vero che tutto sia oggettivo ed altre strade non sono possibili, altre strade sono possibili e c’è bisogno di ripensare al sistema in essere, e se non lo facciamo oggi rischiamo che sia troppo tardi, poi sicuramente sarà piena l’arena di coloro che diranno che la colpa è sempre di qualche altro.
FRANCO MARCHETTI