L'analisi del nuovo articolo di Franco Gabbani si sposta questa volta nel mondo di un associazionismo antesignano, le confraternite, necessarie per togliere dall'isolamento e dal mutismo le popolazioni delle campagne, anche se basate esclusivamente sui pricipi della religione.
E d'altra parte, le confraternite, sia pur "laiche", erano sottoposte alla guida del parroco.Sono state comunque i primi strumenti non solo di carità per i più bisognosi, ma soprattutto le prime esperienze di protezione sociale verso contadini ed operai.
Porto il cane a fare la consueta passeggiata, per farlo uso il guinzaglio per sicurezza mia, sua e degli altri. Ma le passeggiate non sono tutte uguali anche se il tragitto è lo stesso, o almeno a me sembra.
Il mio cane non la pensa così, stasera gli odori lo inebriano più del solito, pianta il muso per terra e tira, mi costringe ad un passo più svelto. Sicuramente chi guarda la scena vede una persona trascinata da un cane. Forzo la mano, in fondo sono io che ho il guinzaglio.
Io sono responsabile per il mio cane.
Portare un cane al guinzaglio ti costringe alla "fatica" di uscire sempre e comunque, se piove o c'è il sole, se ne hai voglia o no, lui vuole uscire.
Chi conduce il gioco? Il cane mi fa capire con argomenti molto convincenti che vuole uscire, io ascolto e assecondo un suo bisogno, e in ogni caso io sono responsabile del mio cane.
Stare al guinzaglio è una limitazione. Scegliere di portare il cane al guinzaglio è una fatica.
Non scegliere il guinzaglio può voler dire: lascio il cane "libero" di scorrazzare dove vuole, ma posso rischiare di perderlo, che faccia cadere qualcuno in bicicletta o in motorino, può spaventare qualcuno, può liberamente lasciare le sue tracce dove vuole e io non faccio la fatica di seguirlo e di raccogliere.
La mia non fatica, la sua libertà può essere danno a qualcunaltro. Il mio senso di responsabilità verso di lui si traduce in rispetto e in riconoscimento di uno spazio di libertà per gli altri e non solo per me.
I pensieri hanno preso una strana direzione... penso che stare al guinzaglio può essere rassicurante, ti tiene lontano dai pericoli, ti aiuta a sapere con certezza quale strada percorere, puoi perfino sembrare tu che forzi la mano, puoi seguire o anche precedere, il guizaglio consente un margine di autonomia, ma in ogni caso puoi alleggerire la tua vita dalla fatica di scegliere.
Ma è davvero così? Tutti i guinzagli non sono tali e non sono uguali.
Mi chiedo: ma io ci starei al guizaglio? Certo che no, è la risposta immediata, eppure dentro di me so che non è così. Quanti guinzagli simbolici ci siamo fatti mettere, ci siamo messi e mettiamo?
Educazione, pregiudizi, ideologie, politica, mercato, soldi, lavoro, religione, amore, figli, doveri, diritti, amicizia, regole, convivenza...quanti guinzagli scegliamo di mettere, di metterci e non per questo non ci sentiamo liberi. La libertà in assoluto non esiste, esiste la capacità di un rapporto dialettico con la dipendenza da qualcosa che scegliamo, speriamo, liberamente.
Penso che a volte si può essere senza guinzaglio e sentirsi ugualmente priogionieri.
Continuo a seguire il filo dei pensieri e penso che oggi, spesso, scambiamo per libertà la fatica di avere il governo dei legami, di alcune necessarie dipendenze. Penso che il peso della responsabilità è un peso che cerchiamo con gran disinvoltura di scrollarci di dosso, con la pallida motivazione del progresso, della modernità o di un mondo cambiato, che ormai va così.
Intanto continuo a camminare a passo svelto, sono distratta, avvolta e ingrovigliata nel filo dei pensieri e mi accorgo all'ultimo momento che c'è un cane sciolto, lui sì "libero", che appena vede questa strana coppia che siamo io e il mio cane, ci viene incontro a gran velocità e attacca il mio cane, che legato riesce a fare poco, viene ribaltato a terra, con me che urlo, lo strascico e inveisco contro il padrone che accorre e riesce a sciogliere quel groviglio peloso.
Ho il cuore che mi batte a 100 all'ora, mi sono spaventata a morte e sono incavolata nera...la sua libertà era tanto grande che ha invaso la mia e mi ha aggredita.
Della serie il guinzaglio è necessario per rispettarci reciprocamente, per concederci la libertà...per poter coniugare il noi e non solo l'io.
Che fare? Da domani porto il cane sciolto e lo addestro alla difesa, che vuol dire all'attacco, oppure sto più attenta e cambio strada se ci sono dei cani liberi, con un'evidente limitazione alla mia libertà, oppure continuo a fare quello che ho sempre fatto, vado per la mia strada e divento io il cane in attacco e appena vedo un cane libero, chiamo il padrone e gli faccio mettere il guinzaglio. Quest'ultima è la mia scelta, mescolata alla seconda quando non ho energie, con la conclusione che appena mi si vede, il guinzaglio scatta quasi automaticamente e sono stata nominata quella che rompe per i cani liberi.
Sono arrivata a casa, il cane ha una piccola ferita ad un orecchio, io un graffio sulla mia anima...e continuo a pensare...libertà, come assenza di regole, o libertà come capacità di contrattare regole di convivenza, di rispetto reciproco, (guinzagli?) per poter vivere bene insieme, tutti, tanti, diversi eppure uguali?