Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
I tramonti davanti alla nostra casa del mare li fotografiamo quasi tutte le sere da molti anni. E li cataloghiamo in un archivio del computer dove abbiamo creato quattro cartelle con su scritto: Infuocati, Velati, Lividi, Viale del… Non è facile dare un nome ad ogni tramonto. Scherzando li nominiamo come le opere di Mozart. Ecco questo è il tramonto 525 bis. Stasera, guarda un po’, c’è la sinfonia K 551 n. 41/bis detta Jupiter. Moltissimo piace il Requiem, soprattutto in certi movimenti. Ma a volte ci divertiamo a cercare ai tramonti dei nomi scherzosi: Facciatondavvinazzata, Boccadirose, Pizzarossaconacciughe, Tuffomiolento. Ma c’è il rischio di fare confusione.
Quando comincia il tramonto ci ritroviamo nella nostra terrazza a mare e puntiamo gli occhi a occidente e beviamo un bicchiere di Cannonau acquistato a buon prezzo alla bottega biologica delle suore Evaristiane che è a qui due passi. Qualche sera spuntano i fenicotteri e allora si crea un momento di eccitazione e di caccia fotografica. Di solito guardiamo i tramonti in silenzio, catturati dalla meravigliosa certezza di sapere che domani mattina, come ogni mattina, il sole spunterà di nuovo alle nostre spalle.
Qualcuno, scherzando, dice di fare come nel film Miracolo a Milano del 1951. Disporre le sedie in fila sulla terrazza, radunare un po’ di gente, fare come al cinema, pagare un biglietto di ingresso: "Tramonto una lira, una lira tramonto". Gustarsi lo spettacolo fino alla fine, un bell’applauso, un po’ di vino e buonasera. E poi salire su un manico di scopa verso un paese dove "Buongiorno vuol dire veramente buongiorno", come dice il giovane protagonista del film di De Sica e Zavattini.