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È possibile dipingere il silenzio?Questa è la domanda che si poneva la nuova mostra di Gavia al Real Collegio di Lucca, cercando una risposta nelle immagini dipinte. 
E la mostra ha rappresentato quello che l'artista stessa ama, uno spazio di incontro e di condivisione di un senso comune all’interno di una situazione pittorica, materiale e artistica ma anche in particolare il luogo dove possa emergere una realtà di emozioni che attingano dentro ogni nostra sensibilità intima e “silenziosa”. 

. . . i bidoni maanche i bagni chimici li trovo sulla .....
Troppe chiacchere per i mi gusti. I bidoni ci sono .....
. . . al mondo intero; però faccio notare che i bidoncini .....
nelle mie lunghe camminate sulla spiaggia ho visto .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Emanuele Cerullo
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Quest'aria frescolina allieta,
desta
gìà da quando si traffica in cucina
con la moka, primiero pensiero
dopo la sveglia mattutina
Con queste .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
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Roccia, legno, aria

24/7/2012 - 7:34



I terrazzamenti sono una antichissima pratica per la coltivazione di zone collinari.
È un semplice, ma faticoso, modo di ricavare terrazze in piano  scavando strisce orizzontali sulle pendici più o meno ripide e renderle usufruibili per orti, vigne o per alberi (principalmente olivi).
Come nella vicina Liguria dove famosissime sono le terrazze di viti delle Cinque Terre, nel nostro territorio vi sono imponenti  antichi “ronchi” che accolgono ancora i nostri pregiati oliveti.
Quando sentivo dire questa strana parola da vecchi nodichesi : “vado a lavorare al ronco, ho un pezzetto di ronco, pulisco il ronco”, non pensavo certo alla fattezza del terreno ma alla sua vegetazione intrigata e ritorta che mi suggeriva quella parola.
Ora che so che ronco è sinonimo di terrazzamento, torna tutto più semplice e chiaro.
Vi è una storia di paese, ma non sono riuscito a farla diventare verità, che racconta dell’immenso lavoro che i contadini della famiglia Salviati fecero a cavallo dell’800/900 per portar terra sulle terrazze dei monti vecchianesi che erano allora di proprietà.
Mi torna e non mi torna, primo perché non vi sono documenti che lo attestano, poi perché la terrazza  viene livellata e riempita dallo scavo della scarpata superiore o inferiore e poi perché sul Legnaio non vi sono ulivi secolari, o perlomeno tanto vecchi e grossi.
Legnaio, facile e strano nome per questo brullo monte martoriato dalle cave, terrazzato a maestria, ricco di olivi, simbolo della roccia, erogatore di ottima acqua (polla ora disseccata), padre di ogni tipo di ghiaia sasso e sassetto che trovi nelle strade e case della Toscana tutta, ora trampolino di lancio per spericolati Icari e ultimamente ricettore dei rifiuti comunali, bocca aperta - insieme al suo rosso fratello di San Frediano – che si apre sulla verde teoria delle colline visibili da strade e autostrade fino alla cima del Monte Capanne dell’isola d’Elba.
Ora, una combinazione di aria fumo e sole lo rendono nuovamente ricco di sottili eterei terrazzamenti, fatti senza fatica, senza rumori e… senza vita.

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