none_o


Evento davvero memorabile a san Giuliano Terme il 25 luglio a partire dalle ore 18, all'interno del Fuori Festival di Montepisano Art Festival 2024, manifestazione che coinvolge i Comuni del Lungomonte pisano, da Buti a Vecchiano."L'idea è nata a partire dalla pubblicazione da parte di MdS Editore di uno straordinario volume su Puccini - spiega Sandro Petri, presidente dell'Associazione La Voce del Serchio - scritto  da un importante interprete delle sue opere, Delfo Menicucci, tenore famoso in tutto il mondo, studioso di tecnica vocale e tante altre cose. 

Che c'entra l'elenco del telefono che hai fatto, con .....
Le mutande al mondo non le metti ne tu e neppure Di .....
Da due anni a questa parte si legge che Putin, ovvio, .....
È la cultura garantista di questo paese. Basta vedere .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
Incontrati per caso...
di Valdo Mori
none_a
Mauro Pallini-Scuola Etica Leonardo: la cultura della sostenibilità
none_a
Incontrati per caso
di Valdo Mori
none_a
APOCALISSE NOKIA di Antonio Campo
none_a
Il mare
con le sue fluttuazioni e il suo andirivieni
è una parvenza della vita
Un'arte fatta di arrivi di partenze
di ritorni di assenze
di presenze
Uno .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
none_o
OCCHI CHIARI e LIMPIDI

16/9/2012 - 10:24

C’è una cosa molto preziosa che ognuno di noi possiede e che non bisognerebbe perdere mai, la dignità.


Certo  se non impossibile è molto difficile da mantenere quando si nasce in un paese del terzo mondo privo di tutto o quando si cresce in un quartiere malfamato di una periferia urbana fra droga e camorra, ma si può conservare anche nella povertà, si può avere e mantenere anche nel bisogno perché rappresenta in fondo uno stato d’animo, la consapevolezza del valore della propria persona , del proprio corpo anche che va oltre le condizioni fisiche ed economiche di ognuno.


Molti purtroppo la perdono abbastanza stupidamente come quelle signore che credono che la loro felicità (e la loro carriera se del mondo dello spettacolo) dipenda non dal loro valore artistico e/o dalla loro statura morale bensì dall’aspetto del loro corpo e della loro faccia. Si trasformano così per mezzo di costosissimi chirurghi estetici (quelli più bravi si riconoscono perché ai polsini della camicia portano non comuni bottoni ma costosi gemelli!) in bambole tutte uguali con quelle faccione tonde dagli  zigomi lucenti e dalle enormi labbra prominenti.


E’ possibile anche che, sdraiandole sul letto come le bambole Furga delle nostre nonne, chiudano quegli occhioni dipinti e facciano anche “mmammmaa” dalla valvola che portano sulla pancia.


La dignità è quindi un dono prezioso che abbiamo tutti anche se oggi, nella moderna scala dei valori, è scesa piuttosto in basso a fare compagnia ad un altro valore attualmente in disuso, la vergogna, e a guardare da sotto l’emergere di altri valori più alla moda.


Ma c’è un’occasione a cui non possiamo sfuggire che capita nella vita di tutti noi e in cui la dignità diventa un valore assoluto. La dignità nella morte.
La dignità di un trapasso dignitoso, di un abbandono dolce, di un lascito tranquillo è la speranza di tutti, in un momento dove tutti quegli altri valori, quelli più alla moda del mondo dei vivi, perdono interesse e si trasformano in quello che sono, nella loro vera natura di futilità.

 

Importante, la dignità, specie se il soggetto è una personalità importante, eminente, amato ed acclamato dai propri conoscenti e in questo caso fedeli, dato che il soggetto è il fu cardinale Carlo Maria Martini.
Il cardinale ha rifiutato procedure di accanimento terapeutico, del resto totalmente inutili data l’età e la malattia,  e si è saputo dalla lettera della nipote è stato accompagnato alla morte da una dottoressa esperta in queste opportune pratiche di accompagnamento.

 

Leggiamo “Con la consapevolezza condivisa che il momento si avvicinava, quando non ce l'hai fatta più, hai chiesto di essere addormentato. Così una dottoressa con due occhi chiari e limpidi, una esperta di cure che accompagnano alla morte, ti ha sedato.”


Giusto è senz’altro il rifiuto dell’accanimento terapeutico, ma quella sedazione mi ha lasciato perplesso e mi ha suscitato alcune domande.
La prima riguarda il limite a cui è stata spinta la famosa sedazione. Perché un limite ci deve pur essere fra la sedazione, uno stato di ipnosi parziale in cui il paziente non perde completamente la nozione di sé, e la sedazione terminale in cui si ha la perdita completa di coscienza del paziente e si può arrivare molto, ma molto vicino, a quella condizione che si può tranquillamente definire eutanasia.


Un’ accompagnamento alla morte quindi in questo caso lodato e benedetto da tutti.
Da qui la seconda domanda è cioè se quella dottoressa “dagli occhi chiari e limpidi” non sarebbe stata un operatore esperto utile anche in altri casi molto più discussi e dibattuti a livello nazionale. Casi eclatanti e chiacchierati  che hanno occupato i media per molto tempo e fatto scendere in campo politici e giornalisti, talvolta anche con azioni clamorose, in difesa di un “diritto alla vita” che dovrebbe essere universale e non solo riservato a certi casi selezionati a seconda del proprio credo e della propria idea politica.


Il diritto alla vita lo dovrebbero avere anche i bambini presi nelle strade dell’America Latina e usati per fornire organi sani da trapiantare ai ricchi occidentali o per farne creme di bellezza, gli extracomunitari che affrontano i mari (e spesso la morte) alla ricerca non di agi ma di una vita almeno decente, le migliaia di bambini che muoiono giornalmente per fame in Africa. Ma questi non fanno audience e non portano voti e meglio portare, per fare un esempio, bottiglie d’acqua sul sagrato del duomo di Milano per difendere la vita di una ragazza, se si può ancora chiamare ragazza un corpo rinsecchito e senza più massa cerebrale (reperto autoptico), deceduta oramai da 16 anni.


Vedo quindi in questi episodi non solo una visione piuttosto chiusa e bigotta della vita (e della morte) ma anche una grande ipocrisia che benedice il trapasso morbido dell’eminente cardinale e condanna invece alla stregua di assassinio altri interventi che non possono che considerarsi operazioni logiche e pietose nei confronti di situazioni estreme.


Operazioni perfettamente in linea con il vero valore della vita, un valore universale valido per tutti, credenti e non, che non può prescindere dal mantenimento della dignità della persona nella vita ma anche e soprattutto nella morte.  
 

+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri