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In questo nuovo articolo di Franco Gabbani viene trattato un argomento basilare per la società dell'epoca, la crescita culturale della popolazione e dei lavoratori, destinati nella stragrande maggioranza ad un completo analfabetismo, e, anzi, il progresso culturale, peraltro ancora a livelli infinitesimali, era totalmente avversato dalle classi governanti e abbienti, per le quali la popolazione delle campagne era destinata esclusivamente ai lavori agricoli, ed inoltre la cultura era vista come strumento rivoluzionario. 

Sei fuori tema. Ma sappiamo per chi parli. . .
. . . non so se sono in tema; ma però partito vuol .....
Quelle sono opinioni contrastanti, il sale della democrazia, .....
. . . non siamo sui canali Mediaset del dopodesinare .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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San Giuliano Terme, 18 maggio
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di GIOVANNI SANTANIELLO - Intervista a Stefano Ceccanti (La Sapienza)
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Filettole- 21 Maggio ore 17,30
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Elezioni europee 2024
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Domenica 19 maggio alle 11 nei locali della Casa del Popolo di Campo
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Dal 17 al 19 Maggio ore 10.00 - 20.00
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Forum Innovazione di Italia Economy" II EDIZIONE
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Valdottavo, 17 maggio
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Pisa: quartiere delle Piagge
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Pisa, 16 maggio
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Credevo di riuscirci mare
Ma non ti potei solcare
Ma è vero giuro è vero
Pur cambiando la vela e mura
Se gira il vento dritta
Al cuore
Per amarti .....
La Proloco di San Giuliano Terme, attenta alla promozione e alla valorizzazione dell'ambiente indice il concorso "il giardino e il terrazzo più bello" .....
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di don Antonio Cecconi:
I soldi alla politica e il nuovo che non avanza

3/10/2012 - 21:24

I soldi alla politica e il nuovo che non avanza
 
L’entità degli appannaggi dei politici della nostra Regione e la spesa complessiva per i gruppi consiliari sono tra le più basse d’Italia, cosa tanto apprezzabile che, nelle interviste su “Il Tirreno” di domenica scorsa, poco ci manca che qualcuno si lamenti.

A conferma della grande e crescente distanza da quel “popolo” in rappresentanza del quale un politico è chiamato a occuparsi della cosa pubblica.

 Dal mio piccolo osservatorio parrocchiale, registro ogni giorno qualche SOS: capifamiglia che hanno perso il lavoro, inquilini sfrattati per morosità, persone con l’auto ferma per non poter pagare l’assicurazione, un sempre maggior numero di pacchi alimentari per chi ha poco o nessun reddito. Giovani e meno giovani si adattano a lavori precari per mettere insieme in un anno quanto un consigliere regionale prende in un mese.

Se c’è un problema di risparmi sui costi della politica, credo che a monte ce ne sia uno ancor più grande di eticità, legato alla distanza dalle gente, all’incapacità di rappresentare i vissuti reali. Il palazzo è sordo, ha porte e finestre sprangate: a quelli di dentro a forza di parlarsi addosso, si sono atrofizzati gli organi dell’ascolto dei problemi reali e quotidiani degli ultimi della fila.

 E cieco, incapace di guardare avanti per superare una crisi da cui si potrebbe uscire solo con fantasia, abnegazione, riconoscimento di errori ed omissioni.
Il politico è chiamato a un compito che non dovrebbe mai diventare un mestiere, una sistemazione.

 Che senso ha il vitalizio per chi comunque già gode di una pensione?

 Con che coraggio va a chiedere il voto ai pensionati al minimo?

 

Anche il discorso sul nuovo in politica, la rottamazione e dintorni dovrebbe confrontarsi di più su questi aspetti.

 Ai “vecchi” restii a tirarsi da parte in nome dell’esperienza consolidata, ai giovani che si dichiarano migliori solo per aver avuto qualche occasione di peccato in meno, ai dirigenti dei partiti di ogni collocazione lancio una provocazione: evitare di immettere nei percorsi della politica attiva, soprattutto nei consessi elettivi (dal consigliere del piccolo comune al senatore della repubblica) donne e uomini che non abbiano già un lavoro, una professione, una fonte di reddito sufficiente alle esigenze personali e familiari.

 E che perciò, una volta terminato il mandato – per mancata rielezione o per qualsiasi altro motivo – ritornino tranquillamente a fare il lavoro di prima.

Forse una regola del genere taglierebbe fuori un po’ di giovani (ma per un giovane intelligente, generoso, disinteressato, vaccinabile rispetto al carrierismo si può sempre fare un’eccezione), ma è assai peggio veder proliferare nei partiti donne e soprattutto uomini che non sanno fare altro mestiere che la politica: una sorta di compagnia di giro che ruota da un assessorato a un consiglio di amministrazione o a una cooptazione in enti creati o incrementati all’uopo. Col rischio di imbarcare un sempre maggior numero di soggetti incapaci di trasfondere nella politica quella ricchezza culturale e umana che si matura solo in ambienti di lavoro e di vita esterni al “palazzo”.
Sogno un futuro in cui la politica ritorni ad attrarre uomini come Benigno Zaccagnini, che non cessò mai di esercitare la professione di medico pediatra per avendo incarichi di altissimo livello.

 O come Aldo Moro, che il giorno dell’agguato delle Brigate Rosse andava all’università portando con sé le correzioni della tesi in filosofia del diritto di una sua alunna.

 Persone che non avevano bisogno di chiedere il pane alla politica, e in più capaci di coltivare interessi e passioni che li mettevano in grado di volare alto, abitando mondi vitali ben più vasti e ricchi (non di soldi ma d’idee) delle chiuse stanze dei partiti.
 
don Antonio Cecconi



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4/10/2012 - 16:28

AUTORE:
***

Ringraziamo l'autore e precisiamo che l'articolo di Don Antonio Cecconi è stato pubblicato sul Tirreno del 3 ottobre 2012.