Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
Un tempo si chiamava Boletus rubellus o versicolor perché le tonalità del colore del suo cappello variavano da un rosso allegro (rubellus in latino) ad altre colorazioni fino al marrone scuro, poi a qualcuno venne in mente di mettere tutti i boleti a cappello rosso nel genere Xerocomus e così il nostro piccolo buonissimo variopinto e sconosciuto boletino è diventato: xerocomus rubellus, ma per me resta sempre un buon funghino da pastasciutta, meglio se con gli altri cuginetti bistrattati e scartati dagli altri più fini cercatori.
Buon per me!
Ma il punto non è la storia micologica, ma la sua crescita o meglio il suo luogo di crescita.
Questa è la seconda volta che raccolgo funghi boleti (buoni o meno son sempre boleti) nel giardino di casa mia, nati insieme e fra una varietà incredibile di erbettine di prato come si vede nella foto.
Oltre a portare a casa ogni genere di troiaio che è nel bosco, compresi anche gli acari del selvaggiume che mi usano come veicolo e appena arrivati saltano addosso agli altri della famiglia, forse son pieno anche di spore di ogni razza di fungo che, forse forse, mi voglion regalare qualcosa della loro vita boschiva.
Mi par d’essere una serra!
Mio padre mi diceva che da tanto che stavo in Serchio prima o poi mi sarebbero nate le branchie, ora son pieno di ife!