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È possibile dipingere il silenzio?Questa è la domanda che si poneva la nuova mostra di Gavia al Real Collegio di Lucca, cercando una risposta nelle immagini dipinte. 
E la mostra ha rappresentato quello che l'artista stessa ama, uno spazio di incontro e di condivisione di un senso comune all’interno di una situazione pittorica, materiale e artistica ma anche in particolare il luogo dove possa emergere una realtà di emozioni che attingano dentro ogni nostra sensibilità intima e “silenziosa”. 

. . . lo sai che lo diceva anche la mia. Però al .....
Bimbo lasciala sta la geografia, studia l'agiografia. .....
. . . niente, mi sa che bisogna riformare l' ISTAT. .....
. . . ci sono più i premi di una volta.
Quest'anno .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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Incontrati per caso...
di Valdo Mori
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di Emanuele Cerullo
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Libero caro
mio dolce tesoro
più ti guardo, ti "esploro"
più sembri un capolavoro
Un'inesauribile fonte
di emozioni
una sorgente
un erogatore .....
Nel paese di Pontasserchio la circolazione è definita "centro abitato", quindi ci sono i 50km/ h max

Da dopo la Conad ci sono ancora i 50km/ h fino .....
VECCHIANO
Francuccio Gesualdi"Debito Pubblico: Se non capisco non pago"

5/11/2012 - 10:25



Francuccio Gesualdi"Debito Pubblico: Se non capisco non pago"

È questo il titolo dell'iniziativa lanciata dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo di Vecchiano, insieme ad un kit informativo allo scopo di promuovere una corretta informazione.
 
 Francuccio Gesualdi: "Il Potere è sicuro che nessuno verifica la veridicità dei fatti, ma che tutti ripetono a pappagallo le notizie ben confezionate, per affidarle ai ripetitori acefali affinché le trasformino in luoghi comuni che nessuno mette in discussione perché assorbite come verità incrollabili"La fortuna del potere è costruita sull'incuria e l'incompetenza, non la propria, ma quella dei sudditi.

Sicuro che nessuno verifica la veridicità dei fatti, ma che tutti ripetono a pappagallo le notizie ben confezionate, ne fabbrica di proprie, false e tendenziose, per affidarle ai ripetitori acefali affinché le trasformino in luoghi comuni. In idee, cioè, che nessuno mette in discussione perché assorbite come verità incrollabili.È successo quando hanno voluto imporci una globalizzazione a misura di multinazionali, quando hanno voluto rifilarci un'Europa al servizio di banche e speculatori, quando hanno voluto scipparci l'acqua e gli altri beni comuni a vantaggio delle imprese private. E oggi sta succedendo col debito pubblico.La vulgata, tanto cara ai tedeschi, è che ci siamo indebitati perché siamo un popolo sprecone. Una comunità che ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità usando i soldi degli altri per garantirci il diritto alla salute, all'istruzione, alla previdenza sociale.Quest'idea è talmente radicata, che nessuno (o quasi) osa contestare le politiche lacrime e sangue che oggi ci impongono. Anzi le salutiamo come la giusta punizione per i peccati commessi.

Peccato, però, che il peccato non esista e lo dimostra una ricostruzione effettuata dal Centro Nuovo Modello di Sviluppo sulla finanza pubblica degli ultimi 30 anni.Nel 1980, il debito pubblico italiano ammontava a 114 miliardi di euro pari al 56% del Pil.

Quindici anni dopo lo troviamo cresciuto di 10 volte, più esattamente a 1150 miliardi di euro. Effetto dei nostri sprechi? In parte sì perché questo è un periodo in cui le spese per servizi e investimenti pubblici sono state superiori alle entrate fiscali. Ma solo per 140 miliardi. Se il nostro eccesso di spese fosse stata la causa di tutti i mali, il debito pubblico avrebbe dovuto raddoppiare, non decuplicare.E allora cosa ha contributo alla crescita incontrollata del debito? Risposta: gli interessi che in quel periodo oscillavano fra il 12 e il 20%. Bisognò attendere il 1996 per vederli scendere al di sotto del 9%. In parte l'Italia pagava per le scelte di Reagan che aveva bisogno di soldi per finanziare lo scudo spaziale.

Non volendo alzare le tasse, si finanziava richiamando capitali dal resto del mondo con alti tassi di interesse.

Gli altri paesi assetati di prestiti non avevano altra scelta che offrire di più.La politica di spese per servizi superiori alle entrate durò fino al 1992 e in ogni caso procurò un disavanzo complessivo inferiore 6%. Poi, con l'eccezione del 2009-2010, la spesa per servizi è rimasta sempre al di sotto delle entrate, permettendo un risparmio complessivo di 633 miliardi di euro.

Una cifra sufficiente ad assorbire non solo i disavanzi precedenti, ma anche il debito di partenza e continuare ad avere un avanzo di 370 miliardi. Ma nonostante la politica da formichine, il nostro debito è cresciuto all'astronomica cifra di 2000 miliardi. Solo per colpa degli interessi che nel trentennio ci hanno procurato un esborso pari a 2141 miliardi di euro.

Dal che risulta che non siamo un popolo di spreconi, ma un popolo di risparmiatori spennati. Polli finiti in una macchina infernale messa a punto dall'oligarchia finanziaria per derubarci dei nostri soldi, con la complicità della politica. E poiché la politica è eletta da noi , ci troviamo nella situazione assurda in cui scegliamo i nostri estorsori e li autorizziamo a sottoporci a ogni forma di angheria per servire meglio gli interessi degli strozzini.

Una follia possibile solo perché viviamo nell'inganno dell'ignoranza.

Per questo come Centro Nuovo Modello di Sviluppo abbiano messo a punto un kit formativo e abbiamo lanciato la campagna "Debito pubblico, se non capisco non pago" con lo scopo di promuovere una corretta informazione e la nascita di gruppi locali che si dedichino alla formazione.
 
 Ulteriori dettagli sul sito www.cnms.it 
Francuccio Gesualdi, Presidente del Centro Nuovo Modello di Sviluppo  

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