L'analisi del nuovo articolo di Franco Gabbani si sposta questa volta nel mondo di un associazionismo antesignano, le confraternite, necessarie per togliere dall'isolamento e dal mutismo le popolazioni delle campagne, anche se basate esclusivamente sui pricipi della religione.
E d'altra parte, le confraternite, sia pur "laiche", erano sottoposte alla guida del parroco.Sono state comunque i primi strumenti non solo di carità per i più bisognosi, ma soprattutto le prime esperienze di protezione sociale verso contadini ed operai.
Quello che stiamo vivendo in questo momento sarà ricordato probabilmente come un evento storico nella vita politica del nostro paese.
Prima di tutto stiamo assistendo alla fine ingloriosa del ventennio berlusconiano, una fine probabilmente inevitabile nonostante i contorsionismi finali e scomposti dell’ex premier ferito e ormai condannato ad una indecorosa morte politica. Alla pari forse del suo partito.
Un ventennio con molti punti in comune col ventennio fascista. Entrambi hanno fatto largo uso, ad esempio, della stessa tattica ossessiva degli slogan utilizzati al posto di una vera e propria programmazione politica. Non usando più i muri delle case, i proclami dei federali e i discorsi dal balcone come un tempo ma le più moderne reti televisive padronali. Anche il Regime comunque aveva capito già da allora l’importanza dei nuovi mezzi di comunicazione audiovisivi e ne aveva fatto largo uso attraverso i cinegiornali che precedevano le proiezioni cinematografiche di tutti i cinema del paese.
E poi, come il fascismo, è stato fatto grande uso di violenza. Violenza non più fisica con manganelli e purghe, naturalmente improponibili, bensì una violenza verbale con l’introduzione nel linguaggio politico di una terminologia aggressiva e prepotente, spesso anche chiaramente becera e offensiva. Un fenomeno che, sia pure con gradi diversi, si è vista in entrambi gli schieramenti e che ha provocato il passaggio da una democratica competizione fra maggioranza ed opposizione ad una continua, inutile e sterile contrapposizione.
Già la fine dell’era berlusconiana è da considerare per il nostro Paese un grande cambiamento ma a questo si sono aggiunti gli scandali che hanno coinvolto una moltitudine di politici e amministratori, fra cui quelli più eclatanti di Lazio e Lombardia, fino al colpo finale delle elezioni siciliane. Sconfitta del centro destra che aveva trionfato con ben 61 a 0 nei collegi nel 2001 e affermazione della Lista 5 stelle con un numero altamente significativo di consensi.
Una specie di morte dei partiti come li abbiamo intesi finora.
Il successo del Movimento 5 stelle e la richiesta di rottamazione di Renzi con tutte le polemiche che sono seguite hanno creato uno scompiglio mai visto nel panorama politico nazionale. Se a questo aggiungiamo l’indignazione popolare nei confronti della politica in generale possiamo dire che siamo veramente nell’imminenza di un cambiamento.
Dopo decenni di immobilità finalmente qualcosa di nuovo, di incerto naturalmente come tutte le novità, ma comunque qualcosa di positivo vista la situazione economica, sociale e soprattutto etica e morale del nostro paese.
Il movimento di Beppe Grillo sembrerebbe dimostrare, non ancora completamente nei fatti, che nel paese esistano ancora persone disposte a fare politica per pura passione, disinteressate al denaro e ai privilegi che questa. Caratteristiche che sono il motivo principale del loro successo perché dubito che molti che lo hanno preferito nelle urne conoscano il programma politico del Movimento.
Renzi da parte sua ha creato un grande scompiglio, e forse anche un po’ di paura, nel maggior partito della sinistra portando alla luce una costante immobilità di sistemi e strategie ed usando oltretutto un linguaggio nuovo e diretto inconsueto in un partito che ha fatto della serietà una delle sue principali caratteristiche.
Un motivo di grande rammarico è che l’inizio di questo cambiamento, la fine cioè dei partiti tradizionali così come siamo abituati a considerarli, non sia partito dagli stessi politici attraverso una riflessione critica sulla loro condizione di casta, sulla consapevolezza della loro distanza dalla gente comune, ma dagli stessi cittadini.
Spremuti dalle tasse, estromessi dal mercato del lavoro, lasciati nella più totale incertezza mentre la politica si è occupata sempre e soltanto di problemi interni di partito, hanno mandato un segnale forte che tutti spero abbiano sentito. In Sicilia hanno disertato le urne e chi è andato a votare ha premiato un partito fino allora assente, quel Movimento 5 stelle che è la vera novità dello scenario politico.
Rimangono tuttavia alcune domande capaci di aprire scenari assai diversi.
Sapranno i grillini mantenere le loro caratteristiche politicamente alternative e sfuggire al meccanismo perverso della politica di alto livello una volta investiti da così tanto potere?
Riuscirà il Partito Democratico a rimanere unito nel caso, improbabile secondo le statistiche ma comunque possibile, di una vittoria di Renzi alle primarie del centrosinistra?
Lo vedremo a primavera, forse anche prima con le primarie del centrosinistra, ma un meccanismo oramai si è rotto e forse, con la fine di questo triste periodo, riusciremo finalmente a toccare quel famoso fondo da cui non si può che risalire.