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L'articolo di oggi non poteva non far riferimento alla festa del SS. Crocifisso che Pontasserchio si appresta a celebrare, il 28 aprile.Da quella ricorrenza è nata la Fiera del 28, che poi da diversi anni si è trasformata in Agrifiera, pronta ad essere inaugurata il 19 aprile per aprire i battenti sabato 20.La vicenda che viene narrata, con il riferimento al miracolo del SS. Crocifisso, riguarda la diatriba sorta tra parroci per il possesso di una campana alla fine del '700, originata dalla "dismissione" delle due vecchie chiese di Vecchializia. 

. . . presto presto. Io ho capito che arrampicarsi .....
I democristiani veri e finti che si vorrebbero definire .....
. . . non é certo colpa mia e dello mondo difficilerrimo .....
. . . anche te racconta che c'entrano i voti del 1978, .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Di Gavia
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di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
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di Mollica's
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Di Siciliainprogress
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Colori u n altra rosa
Una altra primavera
Per ringraziarti amore
Compagna di una vita
Un fiore dal Cielo

Aspetto ogni sera
I l tuo ritorno a casa
Per .....
Oggi è venuto a mancare all’affetto di tutti coloro che lo conoscevano Renato Moncini, disegnatore della Nasa , pittore e artista per passione. .....
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Rosso e aria fosca balla la Joska *

19/11/2012 - 22:56


 
E qui finisce la trilogia del “rosso” che iniziò scherzosamente al tramonto, passò poeticamente il giorno per arrivare in ultimo paradossalmente all’inizio, volutamente doloroso.
L’Alba: inizio del giorno, ricordo amaro della notte appena finita, preoccupazione del giorno che verrà, miscuglio di sensazioni le più disparate e…per di più… rossa!


Non so come mai, vedendo questo sorgere del sole dietro le montagne nostrali, colli che per noi sono altissime cime, mi sono venuti in mente gli alpini come, d’altra parte, mi ricordano i marinai le onde del nostro amato mare.
E con gli alpini, per una strana associazione di idee, è apparsa una “rossa”, non “aria” ma Donna questa volta, la straordinaria poetica russa Joska, la mamma, la moglie, la “morosa” e la sorella dei superstiti e morituri alpini  nell’assurda guerra con la Russia.


Partirono in 55.000, questo era la forza del Corpo d’Armata Alpino facente parte dell’ A.R.M.I.R.: 34.170 furono i morti ed i dispersi, 9.410 i feriti ed i congelati!


Giulio Bedeschi, medico e alpino, sopravvissuto alle campagne di Grecia e di Russia ed in seguito autore del celebre “Centomila gavette di ghiaccio”, stracensurato nel dopoguerra e pubblicato per la prima volta solo nel 1963, narrò questa cruda storia messa in musica con versi del paroliere Carlo Geminiani e con le note di Bepi De Marzi.


 “La vera protagonista di questo canto è la donna russa, impersonata da una ragazza, Joska, che ha compassione di questi uomini lontani migliaia di chilometri dalle loro case, uomini che, nel momento del bisogno, non possono avere vicine le loro donne, Allora Joska si sostituisce a queste donne per alleviare la malinconia, la solitudine ed il dolore degli alpini. E, alla fine, sarà ancora Joska a dar loro pietosa sepoltura nella fredda terra russa.”

(Sergio Piovesan, dal sito del Coro Marmolada di Venezia.)

 

JOSKA LA ROSSA


El muro bianco drio de la tò casa,
ti te saltavi come un oseléto.
Joska la rossa, péle de bombasa,
tute le sere prima de 'nda in leto.
 
Te stavi li co' le tò scarpe rote,
te ne vardavi drio da j oci mori,
e te balavi alegra tuta note,
e i baldi alpini te cantava i cori.
 
Oh..., Joska, Joska, Joska,
salta la mura fin che la dura.
Oh..., Joska, Joska, Joska,
salta la mura bala con mi. Oh...
 
Ti te portavi el sole ogni matina
e de j alpini te geri la morosa,
sorela, mama, boca canterina,
oci del sol, meravigliosa rosa.
 
Xe tanto e tanto nù ca te zerchémo,
Joska la rossa, amor, rosa spanja.
Ma dove sito andà? Ma dove andemo?
Semo ramenghi, o morti. E così sia.
 
Oh..., Joska, Joska, Joska,
salta la mura fin che la dura.
Oh..., Joska, Joska, Joska,
salta la mura bala con mi. Oh...
 
Busa con crose, sarà stà i putei?
La par na bara e invece xe na cuna.
E dentro dorme tutti i tò fradei,
fermi impalà co i oci ne la luna.
 
Oh Joska, Joska, Joska,
salta la mura fin che la dura.
Oh Joska, Joska, Joska,
salta la mura, fermete là.


Traduzione:


Il muro bianco, dietro la tua casa
tu saltavi come un uccellino,
Joska la rossa, pelle ovattata,
tutte le sere prima d'andare a letto.


Tu rimanevi lì, con le tue scarpe rotte,
Tu ci guardavi da dietro quegli occhi neri
e ballavi allegra tutta la notte
e i valorosi alpini ti cantavano i cori. Oh.
 
Joska, Joska, Joska,
---

Tu portavi il sole ogni mattina,
e degli alpini eri la fidanzata,
sorella, mamma, bocca canterina,
occhi del sole, meravigliosa rosa.


E' tanto e tanto che ti cerchiamo,
Joska la rossa, amore, rosa sbocciata.
Ma dove sei andata? Ma dove andiamo?
Siamo raminghi, morti e così sia. Oh.
 
Joska, Joska, Joska,
---
 
Buca con croce. Saranno stati i bambini?
Sembra una bara e invece è una culla.
E dentro dormono tutti i tuoi fratelli,
fermi, attoniti, con gli occhi rivolti alla luna.
 
Joska, Joska, Joska,
---


 
 
 

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