Il mese scorso è stato presentato un nuovo libro pubblicato dall'Editore MdS, "Il coraggio tra i fiori di ortica", un'opera intensa e profonda cheracconta l'infanzia non solo nella sua dimensione più luminosa, ma anche nelle sue ombre, fatta di giochi e risate, ma anche nelle sue ombre, tra segreti, paure, abusi e battaglie quotidiane che i più piccoli affrontano con straordinaria forza.
Un libro che ci ha subito colpito e per il quale si preannunciava un sicuro interessamento e successo a livello nazionale.
La Gioconda, conosciuto anche come il Ritratto di Monna Lisa del Giocondo, è stato dipinto da Leonardo da Vinci in una prima stesura fra il 1503 e il 1504 e probabilmente ultimato a Firenze intorno al 1510-1515.
Si tratta di un olio su tavola di pioppo che misura 77×53 cm. L’opera, nell’immaginario collettivo, rappresenta il ritratto per antonomasia. Questo suo immenso successo popolare è forte oggi come nel passato. Infatti chi è stato al Louvre sa che è quasi sempre impossibile guardare il quadro senza avere intorno a sé una miriade di persone dotate di macchine fotografiche, cellulari e videocamere per riprendere il dipinto.
La Gioconda però fu famosa sia fra i contemporanei del pittore sia negli anni successivi, soprattutto nell’Ottocento quando divenne di fatto il quadro più conosciuto al mondo. Il Vasari ne Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, dà una descrizione ammirata del dipinto:
“…nella qual testa chi voleva vedere quanto l’arte potesse imitare la natura, agevolmente si poteva comprendere; perché quivi erano contraffatte tutte le minuzie che si possono con sottigliezza dipingere. Avvengachè gli occhi avevano quei lustri e quelle acquitrine che di continuo si vedono dal vivo… Le ciglia, per avervi fatto il modo del nascere i peli nella carne, dove più folti, e dove più radi, e girare secondo i pori della carne, non potevano essere più naturali. Il naso, con tutte quelle belle aperture rossette e tenere, si vedeva essere vivo. La bocca, con quella sua sfenditura, con le sue fini unite dal rosso della bocca, con l’incarnazione del viso, che non colori, ma carne pareva veramente.”
E’ una descrizione precisa ma probabilmente riguarda una delle prime stesure de La Gioconda. Leonardo, infatti, ritoccò varie volte il quadro, inoltre si sa che sotto l’attuale dipinto sono ci sono altre tre versioni.
Lo sfondo del quadro, che molti ritengono immaginario e che richiamerebbe uno stato primordiale della Terra, mentre altri lo identificano con una zona della Toscana nei pressi di Arezzo, non è uniforme.
Il quadro fu rubato il 21 agosto 1911 da Vincenzo Peruggia, decoratore del Louvre; in seguito il dipinto venne recuperato a Firenze e riportato in Francia.