none_o

Anche per il 2024 si terrà il concorso ideato da MdS Editore dedicato al territorio e all'ambiente, attraverso le espressioni letterarie ed artistiche delle sezioni Racconto, Poesia, Pittura.tpl_page_itolo di quest'anno sarà "Area Protetta".Per questa dodicesima edizione, oltre al consueto patrocinio dell'Ente Parco Regionale Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli, che metterà a disposizione la bella sala Gronchi per la cerimonia di premiazione, partner dell'iniziativa saranno la Sezione Soci Versilia-Valdiserchio di Unicoop Firenze e l'associazione La Voce del Serchio.

. . . non discuto. Voi riformisti fate il vostro cammino .....
. . . l'area di centro. Vero!
Succede quando alla .....
. . . ipotetica, assurda e illogica. L'unica cosa .....
. . . leggo:
Bardi (c. d) 56% e rotti
Marrese ( c. .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
Di Gavia
none_a
di Michelle Rose Reardon a cura di Giampiero Mazzini
none_a
di Mollica's
none_a
Di Siciliainprogress
none_a
C'è qualcosa, un tesoro
che tutti cercano.
Non è pietra preziosa
ne' scrigno d'oro:
si chiama semplicemente
LAVORO
Se poi al lavoro
si aggiunge .....
La Proloco di San Giuliano Terme, attenta alla promozione e alla valorizzazione dell'ambiente indice il concorso "il giardino e il terrazzo più bello" .....
FINALMENTE DOMENICA!
di Ovidio Della Croce
Sergio Costanzo, un libro e una cena medievale

9/12/2012 - 14:17

S’era lì a guardare l’Ozzeri, venerdì pomeriggio, quando pioveva a dirotto, si pensava al pensionato scomparso, Francesco Gabriellini, che insieme agli sfollati da tempo denunciava l’incuria e, da prima dell’estate, la presenza del cantiere e l’indebolimento degli argini.
Le nostre facce erano preoccupate per l’allerta meteo della sera, gli operai facevano a turno nel portare le pietre con i camion passando dal ponte dietro a quello crollato lungo la pista ciclabile e lavoravano per contenere un’altra piena, abbiamo visto la forte corrente e il cantiere aperto prima dell’estate e ho pensato da dove poteva derivare questo nome, Ozzeri.
 
Deve essere venuto qui in una giornataccia come questa Sergio Costanzo per immaginare, nel suo Io Busketo, l’antico corso d’acqua nel Gennaio 1063:
“L’Ozeri, che dalla Ripafacta scendeva tranquillo a ridosso dei monti, appariva come un nastro scuro e cupo, un lungo serpente che si perdeva nella campagna e le casupole sorte intorno all’approdo dello scalo fluviale di Orsiniano sembravano essersi fatte più vicine per ripararsi dal freddo” ( p. 19).
 
S’era lì a guardare l’Arno ieri sera, acqua marrone, correnti e mulinelli e ho pensato a come dovevano essere spaventose le onde sulla foce e mi son detto come è potuta venire in mente a Dante l’idea di far muovere la Capraia e la Gorgona in modo “da far siepe ad Arno in sulla foce” così da far annegare tutti i pisani. Immagino i titoli del Vernacoliere a sollecitare una simile grande opera idraulica!
 
Per fortuna ce la siamo cavata, è viva la torre di Pisa, sono vivi il Battistero e la Cattedrale, e bianchi sono i marmi di Piazza dei Miracoli. Pisa se l’è cavata, ma non è più possibile “tuffarsi dalle sponde nelle chiare acque dell’Arno” come faceva Sahl/Busketo per sfuggire all’afa di agosto nell’Anno Pisano 1064:
“Saltando dal pontile dei marmi si tuffò nell’acqua fresca lavando via il sudore e la fatica del mattino” (p. 137).
 
Mille anni dopo l’Arno ci ha risparmiati, ma quando è gonfio fa paura e noi “vituperati” pisani non ci siamo montati troppo la testa nel sapere di dover custodire un patrimonio storico-artistico di impressionante bellezza, anche se scontiamo, forse, un po’ di lentezza nell’opera di recupero, come si scopre se guardiamo il restauro in corso delle mura medievali. Forse è questo che intende Sergio Costanzo quando nella dedica affettuosa del suo libro alla nostra città scrive che Pisa dovrebbe saper “risvegliarsi dal torpore”. O forse è anche molto altro.
 
Verrà il giorno in cui qualcuno tornerà a “tuffarsi dalle sponde nelle chiare acque dell’Arno” (p. 187). Intanto, sabato 15 dicembre alle 20:30 al Teatro del Popolo di Migliarino, possiamo provare a immergerci nel Medioevo e partecipare all’incontro con Sergio Costanzo autore di Io Busketo, nell’atmosfera allegra di un convivio culturale e gastronomico.

 

Ho telefonato a un mio carissimo amico per invitarlo alla cena medievale e mi ha risposto: “Ah sì, Sergio Costanzo lo conosco, quello del Gruppo di Chirurgia d'Urgenza”. Quelli che portano soccorso quando succedono disastri. Vedi com’è, uno scrive un romanzo storico sull'architetto che diresse i lavori di costruzione della Cattedrale di Pisa e qualche altro bel libro poi, quando lo pensi, succede che ti ricordi il suo impegno civile e le missioni umanitarie in Bosnia nel 1995, in Umbria nel 1997, in Iran nel 2003, nello Sri Lanka nel 2004 e 2007 e in altre giornatacce simili.

+  INSERISCI IL TUO COMMENTO
Nome:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
EMail:

Minimo 0 - Massimo 50 caratteri
Titolo:

Minimo 3 - Massimo 50 caratteri
Testo:

Minimo 5 - Massimo 10000 caratteri

10/12/2012 - 14:59

AUTORE:
Sergio Costanzo

Per prima cosa esprimo gratitudine per tutte le belle parole, ma il vero motivo del mio intervento è da ricercare nell'amore che nutro per la nostra terra. Nell'Ozzeri, come nel canale macinante, come nel fosso di Canova e così come in Serchio, mi sono bagnato, per caso, per sbaglio, per scelta. nato ad Orzignano, ho pescato negli anni "secchiate" di ranocchi, usato la bilancia, recuperato palloni vaganti calciati troppo lunghi. Come si fa a non amare le acque che ci hanno tenuto a battesimo? Non ho avuto bisogno di andare a vedere cos'era l'Ozzeri in piena, è dentro di me, con la casa dei nonni allagata ogni tanto, con l'anguille e le sanguisughe. Il problema sta nel paradosso dei tempi. Oggi, tecnologie spaziali, ingegnerie idrauliche di alto livello, mezzi tecnici impensabili. Ieri, la pazienza di chi "cavava" le fosse, di chi puliva i cigli e i callari, di chi sapeva osservare, valutare, attendere. Francesco Gabriellini era rimasto l'ultimo testimone di una cultura antica e per paradosso, il fatto che (forse) se ne sia andato col fiume, ha quasi dei risvolti poetici, da Libro Cuore, da storie di un'altro mondo. Io scribacchio e mi diverto, ma gira e rigira torno sempre a parlare di due cose: quelle che conosco, come normalmente uno che scrive dovrebbe fare e quelle che amo. Ma questo è un po' meno scontato.