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In questo nuovo articolo di Franco Gabbani viene trattato un argomento basilare per la società dell'epoca, la crescita culturale della popolazione e dei lavoratori, destinati nella stragrande maggioranza ad un completo analfabetismo, e, anzi, il progresso culturale, peraltro ancora a livelli infinitesimali, era totalmente avversato dalle classi governanti e abbienti, per le quali la popolazione delle campagne era destinata esclusivamente ai lavori agricoli, ed inoltre la cultura era vista come strumento rivoluzionario. 

Sei fuori tema. Ma sappiamo per chi parli. . .
. . . non so se sono in tema; ma però partito vuol .....
Quelle sono opinioni contrastanti, il sale della democrazia, .....
. . . non siamo sui canali Mediaset del dopodesinare .....
per pubblicare scrivere a: spaziodonnarubr@gmail.com
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Pensiero Prismatico
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di Riccardo Maini
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Di Umberto Mosso
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San Giuliano Terme, 18 maggio
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di GIOVANNI SANTANIELLO - Intervista a Stefano Ceccanti (La Sapienza)
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Dal 17 al 19 Maggio ore 10.00 - 20.00
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Forum Innovazione di Italia Economy" II EDIZIONE
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Valdottavo, 17 maggio
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Pisa: quartiere delle Piagge
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Pisa, 16 maggio
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Credevo di riuscirci mare
Ma non ti potei solcare
Ma è vero giuro è vero
Pur cambiando la vela e mura
Se gira il vento dritta
Al cuore
Per amarti .....
La Proloco di San Giuliano Terme, attenta alla promozione e alla valorizzazione dell'ambiente indice il concorso "il giardino e il terrazzo più bello" .....
FINALMENTE DOMENICA!
di Ovidio Della Croce
La mia memoria

27/1/2013 - 11:09

Vecchiano ai giovani
Oggi, 27 gennaio, ricorre la Giornata della memoria, istituita per legge il 20 luglio 2000 per il “ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati politici e militari italiani nei campi nazisti”. In questi giorni tutta la Toscana sta ricordando. A Pisa, al Cinema Arsenale (ore 16:30, 19:00 e 21:30), da non perdere la prima visione del film In Darkness, di Agnieszka Holland.
Stamattina, dalla stazione di Santa Maria Novella, parte il Treno della Memoria con gli studenti in viaggio ad Auschwitz. Lezioni di storia pura per non tornare indietro e per aprirci gli occhi sul presente. Anche Vecchiano ricorda la più orribile tragedia della storia occidentale. Lo fa con tre iniziative rivolte a chi a quel tempo non era nato: una lezione alla scuola media del prof. Michele Luzzati, La Shoah raccontata ai giovani (ieri); un’apertura straordinaria della Biblioteca comunale Antonio Tabucchi per delle letture e riflessioni rivolte ai bambini e alle bambine sul tema della Shoah e tratte dal libro di Uri Orlev, Soldatini di piombo (domani); una visita culturale degli studenti al Museo di Sant’Anna di Stazzema (nei prossimi giorni).
 
Un ricordo d’infanzia
… Aspetta lasciami ricordare, dice Gilberto Vento… era il ’43, no il ’44, vorrei raccontartelo, ma è troppo lontano… aspetta, a poco a poco ricordo… Era l’estate del ’44. Gli americani arrivarono il 1° settembre, man mano che avanzavano, i nazisti si incattivivano ancora di più e ne combinavano di tutti i colori… era estate… giugno, forse luglio, avevo cinque anni neanche compiuti, portavo i pantaloncini corti… faceva un caldo schifoso a San Giuliano… ero dai miei nonni, sentii le voci tedesche sulla piazza… cercavano gli uomini… ecco la voce tedesca venire alla casa dei miei nonni… erano due soldati nazisti con due cani grandissimi, naturalmente erano due pastori tedeschi, ma io me li ricordo grandi… poi quei cani me li sono sognati quattro o cinque volte nella vita e sono sempre stati enormi… e in quel sogno avevo i brividi… avevo paura dei cani ed ero sul punto di dirglielo…
Nel frattempo tuo nonno, tuo padre, Giampiero, Giulianino del Busoni, un poliziotto con una gamba ferita che stava perinsù e quello che lavorava nelle Terme, che lo chiamavano Zara, e un altro paio di uomini… non ricordo quanti… corsero in cucina, staccarono dal muro la moscaiola, si infilarono nella fessura in alto, si rimpiattarono nella stanza cieca… Era stata preparata prima per nascondere i renitenti alla leva, avevano murato la porta e avevano anche imbiancato la parete, e quella stanzina era sparita dietro la parete imbiancata. Questa casa è rimasta quasi uguale, i pavimenti, le stesse porte, anche i mobili, ma nella stanza dove ora c’è il bagno c’era la zimmer, la camera segreta con la porta murata, i materassi per terra e dove i nonni avevano rimpiattato tutte le cose preziose di casa… Lo sai cosa è una moscaiola? È una piattaia e la Neva la rimise a posto, prese una sedia e ce la mise davanti, ci salì, la agganciò al muro e aggiustò i ciottoli.
“Aprire, aprire”, gridarono le voci tedesche.
I due soldati salirono le scale ed entrarono in casa. Mia nonna Ediva era un donnone grosso, ma svenne subito. Non so se lo fece apposta o svenne sul serio. Sarà stata la tensione nervosa, in fondo in quei giorni li aspettavano da un momento all’altro.
“Per piacere, è malata”, disse la Neva.
Intanto i due grossi cani mi fiutano, mi strofinano il muso sul corpo…
I due soldati vennero avanti, uno mi offrì una caramella.
“Dove essere uomini”, disse la voce tedesca.
Sapevo dove erano rimpiattati, ma ero stato addestrato a non dire niente.
“No”, dissi.
Nel frattempo la Neva si mise a sedere sulla sedia davanti alla moscaiola.
I cani zampettarono verso la cucina, fiutavano a muso basso l’odore degli uomini, si fermarono davanti alla Neva… e i due soldati tedeschi dietro…
Sai cosa fece la Neva? Li guardò negli occhi, allargò le gambe e sorrise. I cani fiutavano tra le sue gambe… I due soldati tedeschi si misero a ridere, tirarono il collare e andarono via.
 
I tagli alla pensione del governo Monti riaprono ferite di guerra
Qualche tempo fa ho letto questa lettera su la Repubblica a firma di Vito Mazzone.
“All’età di 20 anni, nel 1940, mio padre è stato mandato a fare la guerra in Grecia, dove, dopo l’8 settembre 1943, è stato ferito dai tedeschi in combattimento con una sventagliata di mitra, con 7 pallottole che gli hanno semidistrutto il braccio sinistro, rimasto pressoché inutilizzabile. In seguito è stato catturato dai tedeschi che lo hanno portato in un campo di lavoro in Germania, dove è stato brutalizzato a lungo prima di venire internato in un lager, quello di Horchescleben, da dove, per sua fortuna, l'esercito russo lo ha liberato, poi curato, e rimandato a casa nel gennaio del 1946. Dopo tutto questo gli viene riconosciuta una pensione di guerra, che oggi ammonta a 361,16 euro. Ora qualcuno ha deciso di tassargliela. Mio padre ha 92 anni e non sa nulla di questa vergognosa proposta, come nulla sa ormai di tutto il resto, e se gliela tassano o se gliela tolgono, non può più neanche indignarsi. Il tempo lo ha lasciato ancora qui, ma è quasi come se non ci fosse, per questo m’indigno io per lui”.
 
Quei coglioni dei negazionisti
L’uomo più importante per Mariangela Melato è stato il padre, radici ad Hannover, cognome Hoering, italianizzato sotto il fascismo. Vigile urbano. Dice Mariangela: “bellissimo nella sua divisa da ghisa, i baffi alla David Niven. Quando mi portava per mano ai giardini di piazza Cavour ero la bambina più felice del mondo. Parlava poco, ma mi faceva sentire sicura nella sua ombra. Era stato internato a Dachau. Ogni “prima” mentalmente la dedico a lui, è morto che avevo appena cominciato a recitare. Credo di non aver preso seriamente in esame un possibile marito perché edipicamente l’avrei messo a confronto con mio padre, e avrebbe vinto mio padre”.
Il dolore degli ultimi mesi, Il dolore di Marguerite Duras come ultimo spettacolo di Mariangela Melato… Una donna che aspetta il marito, internato a Dachau. “Il monologo lungo era roba da primedonne, quel che ho sempre cercato di non essere. Ma siccome c´è sempre da imparare, mi ci sono buttata. Da qui in poi voglio fare solo spettacoli utili. Grazie a quei coglioni di negazionisti molti giovani non sanno cos´è stato l´Olocausto e allora proviamo a farglielo capire”. (La Repubblica, 12 gennaio 2013)
 
Grillo e quelli di casa Pound
Alla domanda: “Quelli di casa Pound vogliono sapere se il MoVimento 5 Stelle è antifascista o no”, Grillo risponde: “Questo è un problema che non mi compete…”.
A Grillo l’antifascismo, che è alla base della nostra Costituzione, che è il fondamento della democrazia italiana, non compete. Abbiamo capito bene. In bocca al lupo!

Fonte: Nella foto Gilberto Vento
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9/2/2013 - 10:29

AUTORE:
David

a Daniele
Sarebbe bello e importante poterle ascoltare.

8/2/2013 - 22:29

AUTORE:
Daniele

... diverse persone anziane, ancora vive, che hanno vissuto in quel periodo e che possono testimoniare il loro vissuto, ma nessuno le va ad ascoltare.

31/1/2013 - 18:47

AUTORE:
Gabriele Carlotta Giuseppe

Grazie Gilberto per questo ricordo. Per noi che non abbiamo vissuto quegli anni queste condivisioni sono importantissime.

31/1/2013 - 12:02

AUTORE:
Pierluca

Bella testimonianza, per fortuna finita bene, ma la storia è un po' triste.

30/1/2013 - 15:43

AUTORE:
carlotta

La docente che mi è rimasta nel cuore in tanti anni di scuola vissuta da alunna e studentessa è l'insegnante di italiano delle medie, Ilia, che fece venire in classe un signore a parlarci della sua esperienza nella Resistenza.
Ed era lei, ancora, che ci insegnava le poesie a memoria. Ho capito qualche anno dopo quale fosse il valore di questo esercizio da molti considerato sterile, quando ho letto dell'importanza vitale che per molti hanno avuto, nei campi di sterminio, i passi di poesie imparati a memoria.
Non a caso in francese e in inglese nell'espressione corrispondente al nostro “a memoria” c'è di mezzo il cuore.

29/1/2013 - 11:27

AUTORE:
Maria

La testimonianza di Gilberto, come tante altre, è fondamentale per trasmettere ai ragazzi, abituati a guardare il passato come una fiction televisiva, un pezzo di vita vissuta. Purtroppo la consapevolezza di ciò che è stato il fascismo, il nazismo, l'olocausto stenta ad emergere in un clima sempre più revisionista che influenza anche molti libri di storia che, in nome di presunte pacificazioni, propongono pericolose assimilazioni ad esempio tra combattenti per la Resistenza e combattenti per la Repubblica Sociale Italiana.Nella mia vita nella scuola ho sempre lottato per dare ai ragazzi la giusta visione degli eventi del novecento, ho partecipato ai viaggi della memoria a Dachau, ad Auschwitz, a Mathausen già 20 anni fa grazie al premio che il presidente della Camera Violante aveva istituito per ricerche sugli orrori di nazismo e fascismo. Mi auguro che anche i ragazzi di oggi possano ricevere dalla scuola strumenti critici idonei a capire la realtà in cui vivono partendo dal passato perché, come ha detto Santyana, un popolo che dimentica il proprio passato è destinato a riviverlo con gli stessi errori. Grazie Gilberto per la tua memoria.

28/1/2013 - 18:26

AUTORE:
Tullia Blundo

Grazie, Gilberto, per la tua memoria...Ho immaginato la scena e mi è venuta la pelle d'oca! Tante volte ho sentito dai nonni e dai miei genitori racconti simili e mi affascinava sempre scoprire quante persone, nonostante la paura, sapessero ribellarsi! Anche la mia mamma, a 18 anni, si ritrovò al centro di una decimazione, come reazione ad un'azione partigiana, la trascinarono fino al camion, ma poi da lì, grazie alla reazione da leonessa della mia nonna, riuscì a fuggire...
Le piccole "memorie" spesso ci aiutano a capire meglio la Storia, a sentirla nostra, a tramandarla, per non dimenticarla mai!

28/1/2013 - 15:55

AUTORE:
Floridiana D

Grazie Gilberto.
Un commovente pezzo di memoria.
Quante volte anche io ho sentito da mia madre il racconto dei tedeschi che arrivavano nel suo paese,in Abruzzo, incattiviti dalla fuga e dalla sconfitta.
Si nutrivano della paura e dell'odio delle persone che cercavano di strappare e, spesso, strappavano dalle case.
Mia madre racconta di mio padre nascosto, della paura che congela la voce, di suo padre che distrae i tedeschi.
A volte succede, di farcela.
Come ce l'ha fatta la Neva.
Grande donna, grande generazione di vincenti.
Anche nella sconfitta.
Grazie davvero Gilberto, per aver riaperto il flusso della memoria.
ciao
Floridiana

28/1/2013 - 14:00

AUTORE:
Antonio Ceccherini

Il giorno della memoria è anche di tutte le "piccole" memorie, come la tua, Gilberto, come i ricordi che ho dei racconti di mio nonno e di mio padre, come quelli dei tantissimi che ne hanno più o meno direttamente.
Oggi, epoca dove prevalgono sopra ogni cosa logica del profitto e consumismo, la filosofia dell'usa e getta si applica non solo ai beni materiali, ma anche alla "memoria". Si tende a dimenticarsi rapidamente di quello che è successo e di come è successo, tant'è che c'è di nuovo concreta la possibilità che Berlusconi e la sua destra becera e disgustosa possa di nuovo avere un consenso, cosa inspiegabile il termini logici, dopo i disastri che chiunque di noi ha sperimentato e sperimenta pesantemente sulla propria pelle. Purtroppo è sempre più debole la memoria: i ricordi, anche recentissimi, i fatti concreti vengono rapidamente rimpiazzati da falsità ben confezionate, pronte per essere "consumate", incamerate e rapidamente dimenticate (tanto il loro scopo riguarda l'immediato presente).
La memoria invece è una componente fondamentale che contribuisce a forgiare quelle "categorie" mentali che contengono l'esperienza sensibile e ci consentono
di organizzarla, permettendoci quindi di ragionare, di capire e decidere. E, caro Gilberto, è proprio così che oltre 35 anni fa al Dini mi spiegavi Kant. E' importantissimo ricordare ed aiutare a ricordare, è importantissimo conoscere la storia e la sua evoluzione e non sostituirla con la cronaca. Le "giornate della memoria" non sono rito o pura celebrazione: sono esercizio psicologico e rafforzamento strutturale, è importante che continuino ad esserci, è importante raccontare anche piccoli episodi, come la caramella, che comunque aiutano a definire il contesto e a dargli una ulteriore concretezza.
Un grosso abbraccio
Antonio

28/1/2013 - 13:21

AUTORE:
Tiziana

Un semplice GRAZIE al coraggioso bimbo con i suoi pantaloncini corti!

Tiziana

28/1/2013 - 11:34

AUTORE:
Ascanio Bernardeschi

Per mia fortuna sono nato nel 1947, e quindi non ho conosciuto direttamente la guerra, Ma ho conosciuto tantissime testimonianze.
Infatti, fino a 25 anni, ho vissuto nel Borgo San Giusto di Volterra, sull'orlo delle Balze. Lo chiamavano “la piccola Russia” perché il PCI vi raccoglieva oltre l'80 per cento dei voti. Lì ogni bottega polverosa di alabastrai – e ve ne erano tantissime, sempre aperte ai ragazzi – era una scuola di educazione civica. Mi hanno raccontato di tanti uomini semplici che hanno dato la vita, oppure hanno sofferto la prigione e la tortura per essere stai fedeli alle loro idee. Lì poi ho avuto i primi rudimenti di politica fatta dalle persone semplici: la battaglia contro la “legge truffa” (che rispetto all'attuale porcellum era un oro!); il piano per il lavoro di Di Vittorio; la rivoluzione ungherese soffocata nel sangue che divise profondamente i comunisti; Stalin e la destalinizzazione; la vittoriosa rivoluzione cubana...
Anche casa mia, in verità ci mise del suo: mia mamma era stata imprigionata poco più che bambina e mio babbo, il partigiano Vento (si Gilberto era proprio questo il suo nome di battaglia), prima di andare alla macchia, approfittando di un permesso dovuto alla tremenda situazione familiare, trasportò più volte armi per i partigiani e in alcuni casi aggirò fortunosamente i controlli di carabinieri e finanzieri.
Il mio migliore amico di infanzia, poi, era figlio del partigiano “Volpino che partecipò alla rischiosa e sfortunata operazione di assalto alla caserma dei Carabinieri di Volterra.
Ma, essendo il giorno della memoria, mi è d'obbligo ricordare Mario Canessa, di origine Volterrana, che in qualità di guardia di frontiera graduata salvò centinaia di ebrei e di perseguitati politici, accompagnandoli in Svizzera, oltre che rendere preziosi servigi al CNL come “informatore”. Oggi l'ANPI di Volterra ha chiesto a Mario, riconosciuto “giusto tra le nazioni”, di essere presidente onorario di quella sezione.
Caro Gilberto, con queste esperienze di vita alle spalle, non potevamo che essere coerenti fino in fondo con le nostre idee, anche in tempi cupi come questi. Ti abbraccio.

28/1/2013 - 10:51

AUTORE:
rosa

è bello ascoltare qualcosa che alla televisione non fanno sentire. grazie

28/1/2013 - 10:14

AUTORE:
Federico

Quello che ciascuno di noi vive in ogni momento della vita è un tassello della sua storia personale. In alcuni momenti la storia personale diviene Storia, più grande di quella scritta sui libri, perchè permette di capire, a chi non ha vissuto quei momenti, che tanti piccoli gesti di vita quotidiana hanno permesso, in quegli anni, la conquista della democrazia; e noi che nella democrazia ci siamo nati, non sempre siamo in grado di apprezzarla a pieno.
Grazie da un tuo ex alunno.
F.B.

28/1/2013 - 1:06

AUTORE:
guido

caro gilberto, ho letto con commozione il tuo ricordo. Promettevi bene fin da piccolo e non ti sei smentito crescendo .Purtroppo io sono piu' vecchio ,in quei giorni avevo 10 anni , vivevo nel comune di Barberino Mugello , sulla linea gotica .Fra i tanti volti impressi in modo indelebile nella mia memoria non dimentichero' mai quello di un mio compaesano ,di pochi anni piu' anziano e partigiano , fucilato dai fascisti, italiani, sulla piazza del paese. Anche per questo mi incazzo quanto sento gli sproloqui di Grillo e di quelli come lui .

27/1/2013 - 21:45

AUTORE:
Giovanni

il piccolo Gilbert aveva già sviluppato gli anticorpi contro i venefici virus del nazifascismo. Alla faccia di grilli, storaci, nani assassini e altri mostri contemporanei...
un saluto affettuoso al "vecchio socialista". G.

27/1/2013 - 21:10

AUTORE:
Silvio

Interessante testimonianza quella di Gilberto che ci disegna una memoria formativa, in quel clima di terrore che ovviamente ha lasciato segni indelebili , neanche io la conoscevo. Mi viene da dire che anche le piccole narrazioni messe assieme, contribuiscono a rivivere quella grande tragedia dell’umanità a disegnare grandi e piccole paure!
Oggi Moni Ovadia nel commemorare la Giornata della Memoria ha detto fuori dalle righe rituali che questa ricorrenza: “ …non deve essere un'occasione per manifestare la falsa coscienza, non può essere usata in modo strumentale. Ci deve ricordare la tragedia universale della violenza contro l'uomo e non solo contro gli ebrei. Se non riscopriamo questo aspetto, la Giornata della Memoria si indebolirà progressivamente e perderà il suo grande, immenso valore"…."Certi politici italiani disinvolti vanno ad Auschwitz definendosi israeliani. Perché non ricordano con la stessa enfasi anche i rom dal momento che ne furono sterminati 500mila? Perché non solidarizzano con i portatori di handicap visto che ne furono uccisi 300mila? Perché non ricordare antifascisti e gay? Primo Levi (ricorda Moni Ovadia) non ha scritto 'Se questo è un ebreo', ma 'Se questo è un uomo'". Ma proprio perché questo è stato un massacro di esseri umani, tra cui ebrei, si devono ricordare tutti, soprattutto quelli più scomodi.
Aggiungo che due giorni fa alcuni giovani di un centro sociale hanno contestato il comizio elettorale di Grillo a Livorno, questa contestazione era conseguente alle affermazione fatte dal comico su Casa Pound, i manifestanti pretendevano chiarimenti in merito. Comunque nel tentativo di chiarire la propria posizione, nel comico, emergeva tutta la sua formazione culturale post ideologica e qualunquista, quella secondo cui destra e sinistra sono la stessa cosa (quindi fascisti e anti fascisti sono entrambi categorie morte e ottocentesche)
L’impressione è che la sinistra dovrà confrontarsi sempre più spesso con questi movimenti “postideologici”. Ecco perché trovo importante il recupero e la narrazione di qualsiasi memoria che ci aiuti a spiegare, in particolare che ci aiuti a capire e far capire che le ideologie non sono inutili residui di un passato che ormai non ci appartiene più, ma al contrario sono e devono rappresentare sistemi di valori sempre maggiormente attuali, utili a disegnare modelli di società compatibili e solidali.
La pregiudiziale antifascista, la sua memoria storica (come ci ricorda Moni Ovadia) deve essere ricondotta a un sistema complessivo e di prospettiva verso un mondo diverso, ma attuale. Deve spiegare che cambiare si può, altrimenti rischia di essere interpretata solo come un rituale/nostalgico, avvallando in qualche modo quanti oggi sostengono strumentalmente (revisionismo storico) che le ideologie essendo superate servono solo a dividere e a creare lacerazioni sociali!
Silvio Lami

Il video di quanto accaduto nella labronica città.
http://youtu.be/bzjC-rPn3ns
Beppe Grillo contestato ed insultato per affermazioni su Casa Pound a Livorno
www.youtube.com

27/1/2013 - 19:14

AUTORE:
Barbara Serfogli

che bel ricordo, Gilberto!
Anche io ho un "pezzetto di storia" da condividere: mio nonno Dante aveva una fonderia, piccola, che faceva lavori artigianali ed è sempre sato socialista e fermamente anti fascista. Quando gli portarono le fedi da fondere, preferì chiudere la fonderia e andarsene da Pisa piuttosto che ubbidire!
Erano altri tempi..... oggi ci sentiamo dire che Mussolini ha fatto tante cose buone e che l'unico errore sono state le leggi razziali! E magari c'è anche chi ci crede......

27/1/2013 - 13:07

AUTORE:
adriana demuro

Già da piccolo il nostro Gilberto sapeva da che parte stare,ma quel giorno lì ,senza l'acume ed il coraggio della Neva chissà come sarebbe potuta finire. Che donna la Neva!